La NASA studia gli scoiattoli per preparare gli astronauti ai lunghi viaggi spaziali

Di Salvatore Miccoli 4 Min di lettura

Ipersonno e ibernazione sono le tecniche più verosimili (e più citate nelle saghe fantascientifiche) per permettere agli uomini di sopravvivere ai lunghi viaggi nello spazio, tanto che la NASA ha iniziato a studiare attentamente il letargo degli scoiattoli per poter pianificare le siderali traversate che attendono l’esplorazione spaziale umana nei prossimi decenni.

Recentemente l’agenzia spaziale americana ha infatti concesso una sovvenzione all’Università dell’Alaska per consentire ai ricercatori guidati dalla professoressa Kelly Drew di svolgere studi più approfonditi sugli scoiattoli di terra artici (simili a delle marmotte), animali in grado di andare in letargo per circa 8 mesi all’anno conservando la massa muscolare e ossea.

L’Urocitellus parryii, questo il nome scientifico dello scoiattolo di terra artico, è un vero primatista del letargo, visto che non solo si rifugia nella sua tana per dormire profondamente durante l’inverno, ma entra in un vero e proprio stato di ibernazione con la temperatura corporea che scende toccando i 2/3 gradi sopra lo zero.

A differenza del sonno, stato in cui il cervello resta comunque attivo (basti pensare ai sogni che facciamo), durante l’ibernazione, con la temperatura che sfiora il punto di congelamento, le cellule di questi animali smettono di dividersi e la frequenza cardiaca scende ad appena due battiti al minuto. La particolarità degli scoiattoli artici è che in questa fase ogni due o tre settimane si riprendono per un breve periodo di tempo, solitamente della durata di 12-24 ore, durante il quale la temperatura e il battito cardiaco raggiungono livelli normali, senza peraltro interrompere il letargo, con gli animaletti che restando fermi senza avere bisogno di mangiare, bere o espletare altre attività fisiologiche.

Inoltre, a fine letargo, una volta svegli, gli scoiattoli ritornano “operativi” quasi istantaneamente, non accusando effetti collaterali che limitano la loro attività biologica.

È proprio a questa caratteristica che la NASA sembra particolarmente interessata, visto che quando le persone si svegliano da lunghi periodi di sonno e inattività fisica (come per esempio le fasi post-coma) sono costrette a lunghi periodi di riposo e ripresa della normale funzionalità motoria. Analogamente gli astronauti, dopo una fase di ipersonno indotto in condizioni di microgravità, andrebbero incontro a diversi effetti collaterali come calo della massa muscolare, problemi articolari e ossei e potenziale degradazione degli organi che, invece, gli scoiattoli e la loro biologia sembrano aver superato grazie all’evoluzione e all’adattamento.

L’idea, come molto spesso abbiamo visto in film e serie TV di fantascienza, è quella di ottimizzare i prossimi viaggi spaziali, anche quelli verso Marte, consentendo a una parte dell’equipaggio di viaggiare in uno stato di ipersonno senza consumare cibo, ossigeno e altre preziose risorse, prevedendo che solo alcuni membri della crew restino svegli durante tutto il viaggio.Gli astronauti in letargo, presumibilmente scienziati e ricercatori, potrebbero svegliarsi senza particolari problemi e con una forma fisica non molto diversa dai loro colleghi che non hanno dormito.

fonte

Condividi questo articolo