Caput Mundi: Meravigliosa creatura – Recensione

Di Manuel Enrico 6 Min di lettura

Caput Mundi torna con Meravigliosa creatura, secondo capitolo dell’esalogia di Cosmo!

Se il primo numero di un fumetto piace può essere la curiosità di una nuova proposta, oppure la capacità degli sceneggiatori di azzeccare la giusta alchimia per stupire il lettore. In questi casi, si aspetta il mese successivo per vedere come si presenta il secondo numero, ed è così che ho trattato Caput Mundi, l’universo espanso di Editoriale Cosmo partorito da Roberto Recchioni.

Città di lupi mi aveva colpito molto, per il suo energico mix di crime story di periferia e sovrannaturale, una miscela che per risultare credibile seppure con certi limiti, doveva poggiare su un equilibrio narrativo ben orchestrato, ragionato su un’ottica che andasse oltre il singolo albo. Fortuna o capacità degli autori? La risposta si cela in Meravigliosa Creatura.

caput mundi meravigliosa creatura copertina

Durante un incendio di natura dolosa, una donna orrendamente sfigurata viene salvata da un medico chirurgo che si adopera per renderla nuovamente bellissima, oltre a darle un corpo molto più forte di quello di una persona normale. La sua vecchia vita termina e inizia una nuova esistenza come Eva. Il dottor Valente, il luminare del miracolo, non ha certo agito per carità cristiana, ma per la propria cupidigia, oltre che per una non celata smania di protagonismo, che lo porterà in televisione.

Quello che nessuno si aspettava è che Eva iniziasse a maturare un senso di vendetta, un mostro che le si agita dentro e che pretende il pagamento per tutto ciò che le è stato tolto. La sua nuova vita la rende sicuramente più feroce e viva, una predatrice che si aggira in cerca delle sue vittime, mortalmente bella, e forse proprio per questa irresistibile.

Valente potrebbe essere il nuovo Frankenstein, che non crea un mostro in senso di orribile, ma, come detto nell’albo, nel senso latino del termine, ossia un prodigio, un miracolo.

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Quello che stupisce e convince di Meravigliosa creatura è come si inserisce nella macrotrama che compone i sei capitoli di Caput mundi. L’incendio in cui muore la precedente vita di Eva sulla Prenestina lo abbiamo visto in Città di lupi, appiccato da Nero e soci, così come nell’albo precedente sentivamo da un televisore la notizia della sopravvissuta miracolata presa in cura dal dottor Valente. Costruire una macrotrama non è cosa facile, ma Caput Mundi ha il merito di inserire questi richiami, mai forzati, che danno struttura all’interno mondo narrativo in cui si muovono i personaggi.

La presenza del celebre Pietro Battaglia non è ingombrante, ma sembra quasi essere un discreto passare di uno spettatore, in attesa del suo momento per compiere l’azione giusta e ribaltare i giochi che i potenti stanno ordendo su Roma. L’intrallazzo capitolino è reso molto bene, con una connivenza di poteri forti che dall’altro si dipana verso il basso, passando per commissari e semplici poliziotti.

Caput mundi è questo, una storia complessa e vitale, che appassiona perché trae origine da un contesto di degrado urbano e di malavita di periferia reale. L’innesto del soprannaturale aumenta l’appeal di questa serie, ma non per questo vanifica l’intento allegorico. In Meravigliosa creatura compare la critica a certi programmi scandalistici, ad esempio, un modo di legare storia e lettore affondando nella quotidianità di chi sfoglia l’albo.

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Il merito è sicuramente della sceneggiatura di Giovanni Masi, capace di raccontare la storia con la giusta dose di durezza e sfacciataggine, riuscendo al contempo a dare un’immagine romantica di Eva. La protagonista è splendida, non solo fisicamente, ma anche nel suo carattere, con questa sua mostruosa alter ego interiore che si manifesta nei momenti più tesi e violenti.

I disegni di Meravigliosa creatura sono opera di di Francesca Ciriega e Antonio Mlinaric. Lo stacco tra i due è netto, entrambi hanno una buona visione della storia e della relativa realizzazione, ma il passaggio di stile repentino rischia di confondere inizialmente. Tuttavia la lettura non ne viene minimamente intaccata.

E si torna alla domanda iniziale. Fortuna o capacità? Città di Lupi era sceneggiato da Monteleone e Meravigliosa Creatura da Masi, ma vedere in entrambi una certa linearità, un forte senso di appartenenza ad un solido contesto narrativo è sufficiente per dire che si, Caput mundi è frutto di capacità, di un attento studio per dare ai lettori un ambiente in cui vivere un’avventura unica, scorretta e in cui non ci sono eroi, ma solo mostri e sopravvissuti.

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Visto l’incontro di Eva con Nero e il finale di Meravigliosa creatura, non è incauto sperare nella creazione di una squadra per combattere un nemico più grande, e non mi stupirei di vedere Battaglia prendere la leadership di questo potenziale gruppo di esseri miracolosi.

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