Sab 26 Aprile, 2025

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Black Hammer: Lemire riscrive il fumetto supereroistico

Black Hammer è il classico fumetto che andrebbe portato ad esempio di come le nuvole parlanti siano una forma di lettura, probabilmente (anzi, sicuramente) la meno compresa. Considerando l’ormai lunga vita del fumetto supereroistico, verrebbe da chiedersi quanto possa esser ancora rimasto di nuovo da proporre, rompendo i vecchi schemi.

Personalmente, da qualche anno mi son allontanato dal comics in calzamaglia di due colossi americani per eccellenza, Marvel e DC, che mi sono parsi ormai privi di un qualcosa di davvero innovativo. Per dire, Kirkman ha tirato fuori quella genialata di Invincible, che è riuscito a parodiare il genere supereroistico in modo sublime, giocando al meglio tra critica, analisi e omaggio.

Black Hammer, come dare nuova forza al fumetto supereroistico

Jeff Lemire non poteva certo essere da meno con il suo Black Hammer. Fin dalle prime battute di Origini segrete, si percepisce come Lemire voglia creare un terreno di confronto con il lettore, giocando su una famigliarità latente che pian piano si fa sempre più marcata, andando a pescare a piene mani nella tradizione supereostica d’oltreoceano, con una certa preferenza per la DC.

Ad avermi avvinto alla storia di Black Hammer è il tono da ‘storia di perdenti‘. Abituato allo stereotipo del supereroe che, per quanto pieno di super-problemi, ha anche una vita tutto sommato avventurosa, i protagonisti di Lemire si scontrano con una legge del contrappasso che li ha resi da super-esseri a comuni uomini e donne di un paesino della provincia americana, mettendoli di fronte al concretizzarsi delle loro paure più intime.

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In Black Hammer ritorna lo spunto narrativo dell’America rurale che Lemire predilige, in cui i personaggi incarnano degli stereotipi che, ben presto, mostrano una diversa natura. Lemire si affida alle origini dei comics americani, trasformando la sua idea in un ideale viaggio nella storia del fumetto supereroistico, procedendo ad una sua destrutturazione.

Non è un caso che in seguito con il più acerrimo nemico, una squadra di eroi compia l’estremo sacrificio , finendo in questo mondo che ricorda l’America degli anni ’50, mantenendo quel senso di appartenenza al periodo della Golden Age. A rendere più dura la nuova vita degli eroi è la scomparsa del migliore di loro, Black Hammer, di cui resta solo il suo martello.

Ma se i supereroi sono scomparsi, la gente normale li ricorderà? A Spiral City, la loro città, ormai tutti considerano gli eroi in maschera come una leggenda, tranne la figlia di Black Hammer, ora giornalista, convinta che siano ancora vivi, ma solo perduti. Lemire alterna in modo perfetto le due diverse linee narrative, innestando con un buon ritmo i flashback che offrono una visione più approfondita sulla natura dei diversi personaggi, valorizzando in modo speciale le loro debolezze.

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Grazie a Origini Segrete e L’evento, abbiamo modo di gustarci una diversa modalità di intendere il canone supereroistico, in cui viene principalmente esaltato il lato umano ed intimo dei personaggi, avvicinandoli il più possibile al lettore.

Questo transfer è, forse, la trovata geniale alla base di Black Hammer. Tramite questa imposizione di normalità, infatti, viene concesso al gruppo di eroi esiliati la possibilità di rianalizzare la propria esistenza, conducendoci in un intimo ed appassionante viaggio nelle loro esistenze.

Se a Spiral City questi superesseri erano divinità, nella nuova realtà sono gli ‘strani’, persone costrette a vivere isolati dal resto della comunità per celare i propri segreti. Lemire crea una spettacolare contrapposizione tra questi due universi, alternando il passato eroistico al presente da persone comuni. Perdermi in questa narrazione è stato emozionante, grazie alla presenza di una trama che, pur basandosi su un concettaodi narrazione critica, riesce a offrire una storia appassionante e promettente.

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Confesso che la famigliarità con personaggi storici del panorama dei comics è un valore aggiunto. Golden Gail, Barbalien, Talky Walky, Abrahm Slam e lo stesso Black Hammer sono facilmente riconducibili a personaggi come Lanterna Verde o Martian Manhunter. Il tono in cui le origini dei personaggi sono presentate ricorda molto la Golden Age del fumetto americano, con una impostazione narrativa che lascia emergere sempre il tono duro e sfumato di ironia che arricchisce la lettura di Black Hammer.

Dean Ormston mantiene uno stile grafico duro e spigoloso, perfetto per rendere al meglio la dialettica di Lemire. La libertà espressiva del disegnatore alterna inquadrature compatte ad altre più ad ampio campo, in cui i dettagli sono valorizzati, con particolare cura per i volti dei protagonisti.

Tocca a Dave Stewart colorare le tavole con uno stile caldo e in grado di valorizzare l’ambientazione di Black Hammer.

I primi due volumi della serie, pubblicati in Italia, da BAO Publishing, sono un ottimo esempio di come, all’interno del fumetto supereroistico, ci sia ancora spazio per una diversa visione del genere.