Sab 26 Aprile, 2025

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Alien Romulus, ovvero Alien 1,5 – Recensione

Balzato subito in testa alle classifiche di tutto il mondo, dopo il plauso di buona parte della critica, è arrivato il momento della nostra recensione di Alien Romulus, il quinto capitolo della saga dedicata agli xenomorfi (se non contiamo i due Alien vs Predator) che però si “incastra” fra i primi due film, Alien di Ridley Scott e Aliens di James Cameron.

Il complicato compito di inserirsi tra i due capolavori della fantascienza è toccato a Fede Alvarez, regista del buon Man in the Dark, e del primo remake de La Casa. Autore anche della sceneggiatura, con Rodo Sayagues, il regista uruguaiano cerca di recuperare le atmosfere del film di Scott, non rinunciando però alla spettacolarità del sequel di Cameron: Il risultato è un film riuscito a metà.

alien romulus poster speciali

La recensione di Alien: Romulus, ovvero Alien 1,5

La trama di Alien Romulus parte da dove era finito il primo film del 1979, dove lo Xenomorfo della Nostromo, la nave di Ripley, viene recuperato in una stazione di ricerca della solita corporation Wayland-Yutani.

L’ambientazione si sposta poi su una colonia mineraria dove lavora Rain, accompagnata dal “fratello” Andy, un sintetico, presenza classica della saga. Dopo che il suo contratto di lavoro viene disatteso, a dimostrazione che anche nel futuro non è cambiato nulla, Rain accetta l’offerta del suo ex fidanzato Tyler di recuperare delle capsule criogeniche da un’astronave abbandonata che orbita attorno al pianeta minerario.

Le capsule serviranno per viaggerei in criostasi fino al pianeta Yvaga, dove poter vivere felici e spensierati. L’astronave in questione si chiama Renaissance, divisa in due sezioni, Romulus e Remus ed è ovviamente l’astronave che ha recuperato lo xenomorfo della Nostromo.

Alien Ragazzini

Per sostituire la Ripley di Seagurney Weaver, Alien Romulus ha come protagonista Calee Spaeny, vista recentemente in Civil War e Priscilla. La sua Rain è un personaggio abbastanza strutturato e che nell’ottica del film funziona bene, anche se il suo aspetto giovanile, come quello del resto del cast, fa sembrare il film una sorta di gita scolastica. Chi ruba la scena è David Jonsson, interprete del sintetico Andy: se ad inizio film è un androide un po’ maldestro e remissivo, con un upgrade diventa freddo e distaccato come gli androidi che siamo abituati a vedere nella saga.

Alien Romulus

Alien Romulus funziona a metà

La prima parte di Alien Romulus funziona alla grande. Ci vengono mostrati i due personaggi principali Rain e Andy e tutto il resto della crew, che dato il non essere approfonditi, sappiamo già essere carne da macello. Il film recupera la tecnologia del primo film, e le varie astronavi sono pieni di bottoni e schermi a tubo catodico, non come in Prometheus o Alien Covenant dove la tecnologia sembrava decisamente più avanzata rispetto ad Alien, pur trattandosi di prequel.

Anche i set fisici, e non fatti con il green screen, rendono parecchio sul grande schermo, cosi come tutta la prima parte in cui i protagonisti escogitano la missione ed arrivano sulla Renaissance. È tutto ben costruito e congeniato e perfino i Facehugger e gli xenomorfi sono decisamente ben fatti. Il problema, però, è quando il film inizia ad essere un susseguirsi di citazioni e riferimenti presi non solo dai primi due film della saga.

A discapito di quanto detto finora, Alien Romulus è un film ben confezionato, divertente con un buon ritmo e con la tensione ben costruita, che fortunatamente è stato distribuito al cinema e non in piattaforma come da piani iniziali. Per il resto della recensione seguiranno spoiler, quindi se volete proseguire nella lettura, correte al cinema.

Alien Romulus

Fanservice

Il problema principale di Alien Romulus, come quello di quasi tutti i remake, sequel, prequel o interquel è il maledetto fanservice. D’accordo le citazioni qua e la, ma nel film di Alvarez, dopo la prima mezz’ora di film, è un continuo susseguirsi di citazioni e strizzate d’occhio, tanto che se a vedere il film ci fosse il meme di Di Caprio da C’era una volta Hollywood, avrebbe un crampo al braccio.

Arrivati sulla Renaissence, Rain e il resto del gruppo vengono a contato con l’unico superstite: il sintetico Rook, che ha le sembianze del sintetico del primo film, Ash, interpretato dall’attore Ian Holm, morto nel 2020 e “resuscitato” digitalmente. Non è la prima volta che un attore viene riportato in vita sullo schermo, ma in questo caso Rook è un personaggio chiave del film, lo si potrebbe definire quasi il villain di Alien Romulus e vedere per tutto quel minutaggio il volto di un attore scomparso, realizzato in maniera non impeccabile, è abbastanza straniante.

Xenomorfi

Con il desiderio di volersi collegare a Prometheus il film incappa in un altro problema. Dai trailer mostrati sembrava che l’idea fosse quella di recuperare le atmosfere del primo film, puntando su uno xenomorfo che bracca un gruppo di umani. In Alien Romulus ad un certo punto appaiono un gruppo di Xenomorfi, che vengono tutti abbattuti con relativa difficoltà da Rain, questo perché il mostro finale è un altro, una sorta di ibrido tra un essere umano e uno xenomorfo, come già visto in Alien La Clonazione (un nuovo tipo di “morfo” partorito da un umano, questa volta) e nato attraverso l’utilizzo del liquido nero già conosciuto in Prometheus.

Se per la prima parte del film (quella che funziona) lo xenomorfo sembra l’antagonista principale, con il proseguire della trama, gli xenomorfi diventano marginali e quasi non sembrano essere nulla rispetto alla minaccia finale.

Alien Romulus

Alien Romulus nonostante i grossi difetti elencati qui sopra resta un film piacevole da vedere, che ha il pregio di recupere gli xenomorfi non creati in digitale, ma con effetti pratici (dove possibile) e riprendere le atmosfere horror del primo film. Non siamo minimamente nei paraggi di Scott e Cameron, ma Alien Romulus può giocarsela con gli altri capitoli della saga, senza sfigurare eccessivamente.