Cosa ci hanno insegnato i migliori film sulla finanza di Hollywood?

migliori film sulla finanza the wolf of wall street

Hollywood è sempre stato affascinato dal mondo della finanza e tanti sono i registi che hanno cercato non solo di raccontare, ma anche di spiegare ai più, il funzionamento (o almeno i principi fondamentali) dei mercati azionari e il lavoro dei sempre ammirati broker di Wall Street, professionisti in grado di muovere ingenti capitali e di realizzare grandi fortune con investimenti vincenti ma, molto spesso, ad alto rischio.

In questi ultimi anni, con il sempre crescente interesse verso il trading online, la compravendita di criptovalute come i Bitcoin e, in generale, una maggiore attenzione a metodi di investimento alternativi a quelli tradizionali, i migliori film sulla finanza sono diventati di tendenza.

Gli insegnamenti dei migliori film sulla finanza di Hollywood

Le pellicole più famose sulla finanza e la “spietata” economia capitalistica, spietata nel senso di cruda aderenza al liberismo di Adam Smith, giustamente citate anche tra i top film finanziari di abiletrader.com hanno ovviamente raccontato e fotografato i vari momenti storici attraversati dal settore finanziario.

Negli anni ’80 Una poltrona per due (Dan Aykroyd e Eddie Murphy) e Wall Strett (interpretato da Michael Duglas e Charlie Sheen) hanno descritto in maniera diametralmente opposta il fenomeno dell’inside trading e quel ruggente decennio che vedeva giovani e ambiziosi broker di New York farsi largo nel mondo della finanza mondiale che, da lì a poco, avrebbe conosciuto l’esplosione delle new economy legate all’informatica e a internet.

Nel 2013 è invece toccato a Martin Scorsese e al suo The wolf of Wall Street ritornare alla fine degli anni ’80 per fotografare uno dei momenti più critici della finanza mondiale, quel 1987 che vide il peggior crollo della storia finanziaria ma che, paradossalmente, si rivelò come un vero trampolino di lancio per tutta una nuova generazione di affaristi d’assalto.

La borsa e Wall Street spiegati al cinema

Come detto tutte queste produzioni hollywodiane – che a volte hanno quasi profeticamente previsto gravi catastrofi finanziarie puntando il dito sulle sfrenate ambizioni e gli spudorati (e a volte fraudolenti) modi di fare di investitori e grandi multinazionali senza scrupoli – hanno voluto in qualche modo gettare luce sul funzionamento delle borse e dell’economia di un’intera nazione, ma noi spettatori e appassionati di cinema cosa abbiamo imparato dai film sui mercati finanziari?

Ebbene, se ci riferiamo alle pellicole sopra citate, alle quali andrebbe aggiunta anche Il segreto del mio successo con Michael J. Fox, possiamo affermare senza dubbio di aver appreso al cinema le prime nozioni fondamentali del funzionamento dei mercati azionari e non solo. Queste dinamiche economiche, il più delle volte percepite come astruse, misteriose e riservate solo agli addetti ai lavori, sono state illustrate con più semplicità di quanto si possa pensare facendo ricorso o a situazioni divertenti ed esagerate come quelle viste in Una poltrona per due, oppure in descrivendole in maniera fredda, spietata e pericolosa come fatto in Wall Street di Oliver Stone.

La spiegazione del finale di Una poltrona per due, per esempio, è forse una delle esposizioni più chiare e semplici di concetti come il mercato delle materie prime, i futures, i contratti derivati e le speculazioni di borsa, manovre finanziarie ad alto rischio in grado di far arricchire persone in pochissimo tempo e lasciarne sul lastrico altrettante (basti pensare alla fine fatta dai fratelli Duke).

Insomma, l’insegnamento ricevuto è riassumibile nel fatto che giocare in borsa non è cosa da tutti, che bisogna essere preparati (ma anche fortunati) e che, comunque, il segreto del successo è comunque il duro lavoro, anche se a volte il colpaccio in grado di cambiarti la vita potrebbe essere davvero dietro l’angolo.

Hollywood e la crisi finanziaria del 2009

Con l’arrivo del terzo millennio anche l’approccio dello showbiz hollywoodiano ai film sulla finanza è cambiato seguendo il mutare degli assetti economico-politici mondiali e la deriva sempre più sfrenata e liberista dell’economia planetaria.

Tra le pellicole più recenti sull’economia da vedere assolutamente per iniziare a capire i fondamentali della finanza mondiale, ci sono produzioni come Margin Call, Too big to fall, Wall Street – Il denaro non muore mai (sequel del film del 1987 sempre diretto da Oliver Stone) o La grande scommessa, quest’ultimo forse il vero capolavoro tra i migliori film sulla finanza.

Candidato a cinque Premi Oscar tra cui quello come miglior film, la pellicola diretta Adam McKay si è aggiudicata la statuetta come miglior sceneggiatura non originale grazie anche alla rappresentazione davvero chiara e lineare di come i mercati finanziari, se non adeguatamente controllati, possono portare al collasso delle economie di intere nazioni.

In questo caso hollywood ha raccontato come alcuni investitori, in tempi non sospetti, siano riusciti a prevedere la crisi finanziaria del 2009 che coinvolse tutte le economie mondiali. Controllori che fanno gli stessi interessi dei controllati, multinazionali che operano costantemente in deficit e addirittura stati sovrani che “giocano in borsa” con i soldi dei cittadini sono le situazioni paradossali al centro di produzioni con approccio più “moderno” come Dirty Money, la serie-documentario di Netflix.

Cambiano i tempi e cambiano gli insegnamenti perché i più recenti film sulla finanza sottolineano tutte le criticità e le incongruenze del libero mercato e del ricorso sfrenato (incentivato dalle grandi banche) all’indebitamento, soprattutto da parte delle fasce più deboli della popolazione mondiale.

Tuttavia, sembra che tutto quello ci hanno insegnato i migliori film sulla finanza finisca subito nel dimenticatoi, visto che appena l’economia mondiale si riprende da catastrofici crolli, torni inesorabilmente a correre verso il prossimo baratro spinta da nuove e pericolose speculazioni, incurante dei milioni di esistenze che rovinerà inevitabilmente e definitivamente.