Nemo: il nuovo Capitano del Nautilus nella trilogia di Alan Moore – Recensione

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Sei testarda. Proprio come tuo padre.

Ismaele, 1910

Nemo di Alan Moore e Kevin O’Neill è la trilogia dedicata a uno dei protagonisti della Lega degli Straordinari Gentlemen che BAO Publishing ci propone in questa sua nuova edizione, nel formato originale dell’edizione inglese.

Per chi come me, si è appassionato alle vicende del super-gruppo degli eroi di epoca vittoriana, consiglio di non perdersi questo volume, per scoprire chi ha raccolto l’eredità del celebre pirata e principe indiano.

La recensione di Nemo, la trilogia edita da Bao Publishing dedicata a uno dei protagonisti della Lega degli Straordinari Gentlemen

Il volume, come detto, comprende tre storie che ci porteranno dai ruggenti anni venti fino agli anni ottanta del XX secolo, attraverso varie generazioni di Capitani che, a bordo del mitico Nautilus – nato dalla fantasia di Jules Verne in “Ventimila leghe sotto i mari”, 1870 – vivranno incredibili avventure che spaziano dal gelido continente antartico sino alla foresta amazzonica, concedendosi nel mezzo anche un’incursione nell’Europa nel periodo antecedente al secondo conflitto mondiale.

La prima storia, Nemo: cuore di ghiaccio, ambientata nel 1925, ci porta subito nel vivo dell’azione con Nemo – o meglio sua figlia Janni Dakkar – e i suoi uomini più fidati fare razzia dei tesori di un’enigmatica e autoproclamatasi regina (Ayesha questo il suo nome) di un fantomatico stato centroafricano.

Per recuperare i preziosi derubati, però l’editore americano Charles Foster Kane, legato alla monarca africana,  raduna una squadra di esploratori, condotta dagli inventori statunitensi Frank Reade e Jack Wight, in direzione dell’ipotetica base del Nautilus, per catturarne la giovane comandante.

“Mobilis In Mobili”

Alan Moore e Kevin O’Neill ci portano, attraverso le pagine del primo racconto, in un viaggio incredibile come forse solo Jules Verne poteva concepire.

Dalla base segreta dell’Isola Lincoln (ossia “L’isola misteriosa” sempre di Jules Verne, 1875), il sottomarino e la truppa procede verso il Polo Sud, inseguiti ad una certa distanza dal gruppo rivale. Nel primo capitolo della trilogia assistiamo all’esplorazione del continente antartico e le sue incredibili e fantasiose ambientazioni, come le Montagne della Follia oppure le più pericolose Montagne di Ferro, dove il forte magnetismo causa assurde allucinazioni visive agli avventurieri.

Man mano che le pagine scorrono, con lo sfondo degli incredibili disegni di O’Neill, capiamo che per Janni il peso di essere un nuovo capitano Nemo è un fardello difficile da sopportare, perché non c’è spazio per i sentimenti e le paure nella vita da avventuriera che ha deciso di intraprendere.

Infatti durante la spedizione antartica Janni perderà alcuni dei suoi uomini più fidati, alcuni già sotto il servizio di suo padre,  e lei si sentirà profondamente in colpa, nonostante il suo equipaggio continui a idolatrarla senza nessun ripensamento. Scopriamo quindi una donna ancora fragile e forse non del tutto pronta ad essere il successore del primo capitano, il suo famoso padre.

Qui è la vostra Hildy Johnson per il matrimonio dell’anno

Come era accaduto per le vicende della Lega degli Straordinari Gentlemen, anche questo volume è intervallato di splendide finzioni grafiche che ci fanno immergere nel mondo e nel periodo in cui le avventure sono narrate: possiamo infatti anche qui trovare manifesti pubblicitari, estratti di giornali, articoli, ecc…

Tra questo materiale di finzione troviamo l’articolo della fantomatica giornalista Hildy Johnson in cui viene addirittura citato lo sbarco di King Kong di qualche anno addietro Il pezzo della giornalista ci narra, in maniera molto colorita, una biografia della principessa Janni e soprattutto del matrimonio di sua figlia Hira con l’avventuriero francese Armand Robur, che legherà le due più importanti famiglie piratesche al mondo consentendo ad entrambe di ampliare i rispettivi domini su cielo e mare.

Inoltre nell’incipit dell’articolo scopriamo anche ( e qua secondo me è c’è un autentico colpo di genio di Alan Moore) la Tomania (Germania) è condotta verso la guerra totale dal suo primo cancellerie Adenoid Hynkel (ricordate tutti il celebre film di Charlie Chaplin, “Il Grande Dittatore” del 1940?).

Hail Hynkel!

Il secondo capitolo della trilogia (Nemo: Le Rose di Berlino) ci porta avanti nel tempo, e precisamente nel  1941.

Durante l’ennesima incursione piratesca di Janni e del Nautilus, apprendiamo che la figlia Hira e suo marito Armand Robur sono stati fatti prigionieri a Berlino. In men che non si dica viene organizzato un’operazione di salvataggio, a cui partecipano solamente Janni e il suo fido aiutante nonché marito, Broad Arrow Jack. Ma appena giunti nella capitale tomaniana, ecco che cadono subito in un’imboscata: i soldati erano lì ad attenderli nei pressi dell’acquedotto berlinese.

Le matite di Kevin O’Neill tratteggiano ancora una volta degli scenari allucinanti, con architetture ispirate al movimento futurista e meccanismi giganteschi, eredi della cultura steampunk e del cinema espressionista di Fritz Lang.

Moore e O’Neill omaggiano ancora il celebre cineasta tedesco mostrando un androide femminile che, colpito dalle armi di Janni e Jack, perde il rivestimento epiteliale e si mostra nel suo vero aspetto, ossia come il robot immaginato dal professor Rotwang in “Metropolis”.

Nella loro fuga, la “nuova” capitano Nemo e il suo Jack finiscono, chissà come, in un bordello di stato, dove conoscono uno sinistro scienziato, il professor Werner Mabuse, che decide di aiutarli e li avvisa che l’unico preda dei tedeschi è il giovane Robur e non la figlia Hira, che pare sia morta. Altra citazione del film di Chaplin è che il Dittatore Hynkel ha come alleato Benzino Napaloni della Bacteria, evidente caricatura di Benito Mussolini.

Nemo: una nuova generazione

A cavallo tra il secondo e il terzo capitolo,  troviamo un nuovo e divertente redazionale fittizio della giornalista e avventuriera Hildy Johnson che intervista un ormai settantenne Janni Dakkar, a tutti gli effetti il secondo Capitano Nemo che ha fatto dell’Isola Lincoln uno stato sovrano indipendente e dotato di un avanzato progresso tecnologico.

Siamo a metà degli anni settanta e ormai la principessa Janni Dakkar, è un’arzilla e coriacea settantenne che si appresta ad una nuova avventura dopo tanto tempo. Intanto vediamo come sua figlia presto sarà destinata a raccogliere la sua eredità e facciamo la conoscenza di altri nuovi personaggi tra cui il piccolo Jack, figlio di Hira (sopravvissuta alla fine del secondo capitolo) e di Armand Robur e nipote dell’attuale Capitano.

Janni è ancora sulle tracce della rediviva Ayesha, questa volta intercettata sul Rio delle Amazzoni. Il Nautilus e il suo equipaggio si dirigono quindi verso il Sud America.

Finalmente, senza essere scoperti e con nipotino al seguito, Nemo e un manipolo di persone scelte, tra cui Hugo Hercules, un impressionante energumeno americano dalla straordinaria forza, si imbattono in quella che sembra essere una città nazi-azteca in cui ritroviamo la Ayesha e altri suoi cloni! Oltre ad Ayesha scopriamo essere in vita ancora alcuni gerarchi nazisti che hanno creato una fabbrica di cyborg (bikini-tron per la precisione) dai connotanti femminili di pin-up maggiorate.

Janni decisa una volta per tutte a portare a termina la missione, si introduce nella neo-Berlino amazzonica con l’intento di sterminare i cloni della perfida dea-regina Ayesha e i giovani cloni di Hynkel, ma suo nipote e una sua amichetta fuggono alla sua sorveglianza e si introducono, non visti nella base nemica.

Alla fine i nostri eroi, dopo uno scontro finale, riusciranno nell’intento: i cloni verranno spazzati via così come pure gli ultimi gerarchi nazisti e una nuova generazione di Nemo è pronta per le sfide che il futuro riserverà.

La Lega delle Straordinarie Ladies

Per chi ha amato la serie La Lega degli Straordinari Gentlemen non può non assicurarsi questa trilogia dedicata a Nemo, o meglio alle generazioni che sono succedute all’originale Nemo. La cosa innovativa è che a portare avanti la tradizione piratesca e avventurosa del mitico capitano saranno generazione di donne, che con il loro coraggio e la loro caparbietà attraverseranno tutto il XX secolo a caccia dei nemici e nuove e incredibili avventure.

La cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è come questo volume sia una trilogia tutta al femminile, con donne sia tra i protagonisti che tra gli antagonisti principali. Dunque si tratta di una splendida lettura che consiglio vivamente a chi ama le avventure de La Lega degli Straordinari Gentlemen e in generale l’opera di Alan Moore, ed è senz’altro uno degli acquisti fondamentali di questo 2020 che potete trovare a QUESTO INDIRIZZO.

Personalmente trovo splendidi e particolarmente dettagliati i disegni di Kevin O’Neill, autentica leggenda vivente del panorama internazionale dei fumetti: in questa trilogia molto spesso incontriamo vignette a pagina intera, sapientemente illustrate dall’artista londinese.

Unica nota dolente, che Alan Moore possa perdonarmi,  è che ci ritroviamo con ben 3 pagine in lingua tedesca, volutamente non tradotte su indicazione dell’autore. Le traduzioni sono disponibili solo in inglese, alle pagine web segnalate sul colophon del volume.

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Nemo
Nemo è una splendida una lettura che consiglio vivamente a chi ama le avventure de La Lega degli Straordinari Gentlemen e in generale l’opera di Alan Moore.
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