Cos’è un Palantír? Tutto quello che c’è da sapere sulla misteriosa Pietra Veggente de Il Signore degli Anelli

Di Gabriele Piovanelli 6 Min di lettura

Tutti quelli che hanno letto e visto Il Signore degli Anelli, in particolar modo Le Due Torri, sanno di cosa stiamo parlando. Per tutti gli altri, che si stanno probabilmente chiedendo cos’è un Palantir, cerchiamo di dare una spiegazione chiara riguardo questo oggetto magico presente nei racconti di J.R.R. Tolkien.

Cos’è un Palantír? Una pietra magica per “videochiamarsi”

Può sembrare assurdo come paragone ma, se guardiamo bene a cosa serve un Palatír, ci accorgiamo che è un dispositivo per comunicare a distanza. Certo così semplifichiamo un po’ tutto e non sembra niente di epico, ma se pensiamo che stiamo parlando di un oggetto presente nell’universo di Arda (il mondo creato da Tolkien) le cose si fanno più interessanti.

“Dai qua, ragazzo, lo prenderò io. Non ti ho chiesto di maneggiarlo”, esclamò Gandalf, voltandosi all’improvviso e vedendo Pipino raccogliere la pietra. Gli andò incontro e tolse velocemente lo scuro globo dalle mani dell’Hobbit, avvolgendolo nelle falde del proprio mantello. “Ne avrò cura io. Non è un oggetto che Saruman avrebbe desiderato gettare via.”
(SdA, libro III, cap. X)

Spieghiamo allora nel dettaglio cos’è un Palantír e come l’hanno utilizzato all’interno de Il Signore degli Anelli.

I Palantíri (al singolare Palantír), chiamate anche Pietre Veggenti, sono degli oggetti magici somiglianti a sfere di cristallo. Vennero create dagli Elfi (Eldar) in Aman e regalate ad Amandil di Andùnie, un antenato di Aragorn e Re di Nùmenor. Delle sette totali donate, quattro finirono a Gondor mentre le altre tre a Arnor:

  • La più grande e importante delle sette pietre fu quella presente ad Osgiliath. Fu posizionata nell’edificio principale dell’allora capitale di Gondor. Durante la battaglia contro le forze di Mordor la città venne distrutta ed il Palantír finì nel fiume Anduin, andando perduto.
  • Minas Morgul conteneva un Palantír, che fu portato a Barad-Dûr quando la città venne catturata dai Nazgûl. La pietra fu quindi in possesso di Sauron fino a quando l’Unico Anello non fu distrutto e la torre crollò su se stessa.
  • Una pietra fu messa a Minas Tirith e fu usata spesso nella Terza Era da Denethor per scoprire il futuro del suo regno e prepararsi a sconfiggere gli invasori. Quando il Sovraintendente di Gondor si diede fuoco e si gettò da Minas Tirith, portò con se la pietra.
  • Un’altra Pietra Veggente fu custodita nella grande torre di Orthanc, la struttura costruita dai Dunedain nella Seconda Era. Quando Saruman il Bianco prese dimora nella torre trovo il Palantír, che utilizzò per scoprire i piani dei suoi nemici e per ricevere istruzioni da Sauron. Questa pietra fini nelle mani di Pipino quando Isengard cadde, causando non pochi problemi alla compagnia, per poi essere affidata ad Aragorn e ai re della Quarta Era.
  • Una pietra si perse nella Baia ghiacciata di Forochel quando Arvedui naufragò. Presente precedentemente a Colle Vento, fu portata dapprima in salvo a Fornost, poi poi essere smarrita durante lo spostamento dell’ultimo Re di Arthedain.
  • Sui Colli Torrioni, nella torre di Elostirion, era presente il secondo Palantír di Arnor. Fu chiamato anche Pietra di Elendil, perché il Re se ne serviva spesso per osservare l’isola di Tol Eressëa, essendo l’unica pietra in grado di vedere oltre il mare. Círdan, il Timoniere, porto la pietra con sé a Valinor quando trasportò Elrond, Galadriel e Celeborn.
  • La terza pietra fu affidata alla città di Annúminas, dove purtroppo fece la stessa fine di quella di Colle Vento.

Ora che sappiamo il destino dei sette Palantír dobbiamo però capire cos’è questo oggetto, nonché quale sia il suo ruolo all’interno del mondo fantasy di Tolkien.

Come avrete capito, attraverso i Palantíri si possono vedere immagini. Ma attenzione! Non prevedono il futuro, permettono piuttosto a chi le osserva di vedere cosa succede dall’altra parte. Infatti, ne Le Due Torri, vediamo Saruman confrontarsi con Sauron mentre se ne sta tranquillo nella sua torre ad Isengard (anche la statuetta da collezione Weta di Saruman lo raffigura con in mano la pietra veggente, per ricordarci ancora una volta della sua importanza). Oppure Sauron lo utilizza quando Pipino se ne impossessa, cercando di scoprire dove si trova l’Unico Anello.

In pratica, il motivo per cui Amandil distribuì i sette Palantír nelle varie città era per il modo semplice e rapido con cui era possibile comunicare con gli altri Governatori e Sovraintendenti. Non a caso abbiamo fatto riferimento all’epoca moderna poco più sopra, paragonando in maniera scherzosa queste pietre forgiate dagli elfi con gli attuali smartphone, con cui è possibile parlarsi e vedersi a distanza.

Anche se il significato di Palantír è “coloro che sorvegliano da lontano”, in realtà il loro utilizzo è molto vicino a quanto stiamo facendo ogni giorno con i dispositivi mobile.

Se da domani chiamerete il vostro cellulare Palantír, un po’ di merito è anche nostro!

Provate ad utilizzare le Pietre Vedenti per scoprire cosa fanno oggi gli attori de Il Signore degli Anelli.

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