Speciale FPS: alla (ri)scoperta della storia degli sparatutto

Finalmente il tanto atteso Doom Eternal ha debuttato sugli scaffali, portando nuova linfa a un genere di videogame che più si è evoluto finora, quello degli sparatutto o FPS. Nel corso degli anni questa tipologia di videogame ha subito mutazioni e cambiamenti, arrivando anche a fondersi con con altri generi e generare videogiochi ibridi.

In questo speciale andremo alla riscoperta di questo genere partendo dai primi FPS per arrivare ai titoli più celebri dei giorni nostri.

Sparatutto o FPS (First Person Shooter), un genere videoludico che ha segnato un’epoca, dal primo Doom a Doom Eternal tra remake e reboot

Il mio primo gioco per PC è stato proprio uno sparatutto, per questo motivo ho deciso di scrivere questo articolo dedicato agli FPS, una categoria che durante questi anni è cambiata, ha preso una miriade di strade diverse diventando a volte strategico, a volte stealth, a volte GDR. In qualche occasione si è assistito a fusioni con ottimi risulti, in altre si è stati testimoni di scarsi successi o addirittura veri e propri flop.

Tutto parte dal caro vecchio Doom (di cui abbiamo un ottimo speciale qui), il capostipite dei questo genere.

“Ma è Wolfenstein 3D il primo!”, direte voi.

In parte ciò è vero, nel senso che il titolo di id Software fu il primo ad essere considerato “sparatutto” con una struttura che poi divenne la base del genere.

Se però vogliamo parlare del primissimo sparatutto, nels enso più generico del termine, allora dobbiamo riferirci a Maze War, un gioco inventato da alcuni programmatori statunitensi a metà degli anni 70 e utilizzato solamente tramite ARPANET (l’embrione da cui si è sviluppata Internet) tra due università, quella di Stanford e il MIT (Massachusetts Institute of Tecnology). Quasi nessuno però lo conosce perché non venne mai distribuito.

Torniamo quindi a Wolfenstein 3D e Doom, due capolavori (il secondo molto più apprezzato e conosciuto) creati da Id Software rispettivamente nel 1992 e nel 1993, che misero delle solide basi a questo nuovo genere di videogiochi.

Nel giro di poco tempo, visto l’enorme successo, vennero creati altri giochi simili da altre società (soprannominati Cloni di Doom) ma la software house creata da John Carmack, John Romero e Tom Hall si impose con egemonia sul mercato rilasciando nel 1994 Doom II: Hell on Earth.

Ormai la corsa all’oro per questo tipo di giochi era partita e cominciarono a comparire titoli che cercarono di contrastare il dominio di Doom.

Raven Software pubblico Heretic ed Hexen, ambientati in un mondo fantasy, Bungie Studios (creatori poi di Halo e Destiny) crearono Marathon mentre 3D Realms aggiunse elementi nuovi e tanta ironia nel suo Duke Nukem 3D. A parte quest’ultimo, gli altri non riuscirono nemmeno minimamente ad avvicinarsi a Doom e lasciare un segno tangibile.

Id Software continuò a migliorare la tecnologia dietro ai suoi giochi e nel 1996 rilasciò il primo sparatutto interamente 3D, ovvero Quake.

Immagine tratta da Quake (1996)

Dietro a questo gioco c’era il Quake Engine, nuovo motore grafico in grado di gestire livelli e nemici poligonali. SI trattava di una grossa novità visto che fino ad ora si utilizzavano mappe bidimensionali poi trasformate ad arte per dare un’illusione tridimensionale, mentre per i nemici si usavano delle semplici sprite Bitmap. Quake, oltre al nuovo motore grafico, spiazzò la concorrenza anche dando il via ai LAN Party, dove giocatori da tutto il mondo potevano sfidarsi in adrenalinici Deathmatch.

Le altre case di produzione cercarono si seguire questa nuova onda ma l’inarrestabile Id Software sfornò Quake II, un secondo capitolo che iniziava a puntare su una trama leggermente più strutturata.

Poco dopo l’uscita di Quake II la piccola Ritual Entertainment pubblicò SiN, ricordato dai più per l’aspetto fisico della “cattiva” del gioco e per la strana introduzione dove la telecamera seguiva il volo di un piccione che veniva poi tragicamente ucciso.

Torniamo quindi alla concorrenza di Id Software che fece segnare un punto di svolta quando sulla scena videoludica comparve Epic Games, software che con il suo Unreal era pronta a diventarne la nemesi della società di Richardson.

Lo scontro ebbe inizio e mentre divampava la sfida tra le due software house, fece capolino un gioco che divenne ben presto lo spartiacque tra i vecchi FPS e quelli di nuova generazione. Stiamo parlando di Half-Life.

Immagine tratta da Half-Life (1998)

Questo gioco, sviluppato da Valve, ebbe il merito di introdurre una trama così curata da spiazzare la concorrenz. Ben presto il titolo divenne il nuovo punto di riferimento e gli altri sviluppatori intrapresero questa strada molto più “aperta”, iniziando ad unire il genere sparatutto con altri elementi presi dai giochi di ruolo, da quelli di strategia o in terza persona.

Mentre Quake e Unreal spostarono lo scontro sulle battaglie online grazie a titoli come Quake III Arena e Unreal Tournament, “l’effetto Half-Life” iniziò a farsi sentire e uno dei primi titoli a “imparare la lezione Valve” e a trarne beneficio fu System Shock 2 di Irrational Games e Looking Glass Studios, gioco che univa la struttura classica tipica dell’FPS a elementi Action RPG. Il gioco inoltre si ispirava a tematiche survival-horror e cyberpunk che accrescevano il fascino dell’atmosfera e l’approccio emotivo dei giocatori durante i vari livelli.

Arrivarono gli anni 2000 e se Id Software e Epic Games rallentarono la produzione di videogiochi per puntare sullo sviluppo e la distribuzione dei loro motori grafici, la creatività della concorrenza si fece sempre più grande.

Da Ion Storm arrivò Deus Ex che, basato sull’Unreal Engine, fondeva elementi Action RPG e una speciale modalità stealth in un FPS in stile cyberpunk. Dalla parte multigiocatore invece si fece strada Counter-Strike, nato come mod di Half-Life e diventato ben presto punto di riferimento per gli scontri online. Anche le console non persero il passo e se per Nintendo 64 uscì Perfect Dark, per Xbox fu il momento di Halo: Combat Evolved, gioco che tutt’oggi prosegue un enorme successo iniziato 19 anni fa.

Passò qualche anno relativamente “tranquillo” che vide comunque l’uscita di titoli degni di nota che ebbero notevoli seguiti. Stiamo parlando di Battlefield 1942 e Call of Duty, entrambi ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale. Non possiamo dimenticare inoltre il gioco che introdusse per la prima volta il sistema di danno GHOUL, che permetteva di colpire in singoli punti del corpo i nemici. Si tratta di Soldier of Fortune, il gioco sviluppato da Raven Software che raccontava le vicende del mercenario John Mullins alle prese con dei neonazisti in possesso di 4 testate nucleari.

Nel 2004 Id Software decise di abbandonare momentaneamente il multiplayer per pubblicare Doom 3, basato sul nuovissimo Id Tech 4. Lasciata la struttura frenetica e claustrofobica dei primi due capitoli, in questo gioco si puntò maggiormente sulla trama e sulla strategia nell’affrontare i vari livelli. Si introdusse prepotentemente la UAC, la presenza su Marte e l’arrivo dei demoni da una dimensione infernale. L’unica cosa che non cambiò fu l’utilizzo del cannone BFG10k!

Ma il 2004 riservava ancora una sorpresa: il ritorno, dopo 6 anni, dello scienziato più sfortunato del mondo, ovvero Gordon Freeman, che con Half-Life 2 cambiò drasticamente (e nuovamente) lo sviluppo degli FPS futuri.

Infatti, oltre ad una trama ben studiata e una grafica all’avanguardia, i ragazzi di Valve inserirono un motore fisico che permetteva di interagire con l’ambiente e sfruttarlo per creare piccoli rompicapo. Altra nota di merito fu l’elevato livello dei nemici, un’intelligenza artificiale in grado di rispondere efficacemente alle nostre mosse e metterci in seria difficoltà in più di un’occasione.

Da questo momento gli sparatutto presero molte direzioni diverse, allontanandosi dalla linearità dei predecessori.

Nel 2005 uscì F.E.A.R., un horror con elementi paranormali dei Monolith Studios, ma anche Battlefield 2 degli svedesi DICE ed il fantascientifico Prey, che fece un ampio utilizzo della forza di gravità per la sua struttura di gioco.

Il 2007 fu l’anno dove fece la sua comparsa una nuova software house tedesca chiamata Crytek, che con il suo Far Cry iniziò a farsi notare, sia per il tipo di gioco che per il motore grafico di proprietà chiamato CryEngine. Da molti viene ricordato come “il gioco che il tuo pc non può far girare”, perché aveva una qualità grafica talmente elevata che aveva bisogno di sfruttare componenti hardware di ultima generazione per offrire un esperienza visiva mai vista prima.

Immagine tratta da Bioshock (2007)

Un altro titolo famoso di quell’anno fu Bioshock, realizzato da Irrational Games e Ken Levine, seguito naturale di System Shock 2 e che fece breccia nel cuore degli appassionati per la sua trama suggestiva e per gli elementi RPG che il gioco offriva. Per la prima volta si scendeva negli abissi profondi dell’oceano per affrontare un’avventura ambientata all’inizio degli anni sessanta. Ne seguì un successo fuori misura che raccolse appassionati da ogni parte del mondo.

Stessa cosa accadde per la nuova sperimentazione Valve, che nel pacchetto Orange Box inserì l’innovativo Portal, puzzle game basato sempre sul Source Engine ma con meccaniche di gioco alquanto originali. Mentre per il settore online fu il turno di Team Fortress 2, altra pietra miliare per le partite multiplayer.

Sebbene il 2007 vide l’arrivo di Far Cry e Bioshock. fu un altro il gioco che raccolse ampi consensi da parte di milioni di videogiocatori, ovvero Call of Duty 4: Modern Warfare. Il gioco univa una corposa campagna in singolo a un’innovativa sessione multiplayer, aggiungendo alle basi di action RPG e progressione a livelli, la possibilità di avere delle classi di combattimento nel gameplay. Un successo mondiale, con l’unica lamentela da parte dei videogiocatori più esperti perché consentiva a chiunque, data la semplicità di gioco, di combattere online.

L’anno successivo i ragazzi di CryTek fecero uscire Far Cry 2, i cui punti di forza furono la grafica, la longevità e l’elevata interazione ambientale. Ma il vero passo in avanti fu possibile grazie a Far Cry 3, che si prese una larga fetta di mercato grazie al vasto e ben strutturato gameplay e alla presenza di uno dei nemici più apprezzati di sempre, tale Vaas Montenegro.

Mentre la serie Battlefield proseguiva positivamente, i DICE Studios svilupparono uno sparatutto alternativo, dove l’utilizzo delle armi era opzionale ed il gameplay si basava su parkour ed attacchi corpo a corpo. Infatti in Mirror’s Edge il nostro scopo era quello di scappare dalla polizia lungo percorsi distribuiti su un ambiente cittadino, evitando casse, barili e saltando da un tetto all’altro grazie anche all’utilizzo di un Unreal Engine di terza generazione.

Un capitolo a parte merita l’acclamato Borderlands che, con la sua grafica in cel-shading e la variegata possibilità di personalizzazione, ha saputo creare un fandom enorme, tanto da spingere la Gearbox Software a produrre ben quattro DLC. Ambientato su Pandora, in uno stile futuristico che mescola western a steampunk, permetteva di effettuare missioni primarie e secondarie a nostra discrezione, unendo elementi light action RPG ad una trama piena di colpi di scena. E come non dimenticare l’amato/odiato Claptrap?

Nel 2013 vide la luce la nuova produzione di Ken Levine e Irrational Games, che ci portò tra i cieli statunitensi nella città volante di Columbia. La nuova evoluzione di Bioshock, con Bioshock: Infinite, portò innovazione sia nella trama che nella gestione del personaggio, unendo svariati generi all’interno di questo sparatutto singolare.

Facciamo allora un piccolo gioco di parole tornando indietro nel tempo e citando Singularity (Raven Software), che nel 2010 seppe aggiungere il controllo del tempo a questa tipologia di videogiochi. Infatti il protagonista, tramite un congegno in grado di alterare lo spazio ed il tempo, chiamato CMT, ci permetteva di giocare sia nei giorni nostri che nel 1955, utilizzando inoltre questa tecnologia per risolvere enigmi e proseguire nel gioco.

Andiamo verso la conclusione di questo “speciale FPS” con una delle ultime evoluzioni di genere, un certo Titanfall realizzato da Respawn Entertainment. Questo gioco, oltre agli ormai classici elementi RPG e ad essere esclusivamente multiplayer, aggiungeva la possibilità di controllare dei Mech chiamati appunto “Titan”. Il titolo ottenne un seguito nel 2016 con un miglioramento nel gameplay e una trama più ampia e studiata.

Immagine tratta da Wolfenstein: The New Order (2014)

Nel corso degli ultimi anni, oltre alla continua evoluzione del genere, si è spesso tornati alla struttura originale (o quasi) degli FPS, vedendo il ritorno sotto forma di remake di giochi come Shadow Warrior (gioco del 1997 con protagonista un ninja), Deus Ex o lo stesso Wolfenstein, che ebbe nuova luce attraverso Wolfenstein: The New Order, dove la trama prendeva spunto da “La svastica sul sole” (il romanzo ucronico di Philip K. Dick che ha isprato la serie TV The Man in the High Castle) e vedeva i Nazisti vincitori della Seconda Guerra Mondiale. MachineGames, realizzatore del gioco, fece centro con il reboot del titolo, tanto da produrre due seguiti: The New Colossus e YoungBlood.

Ultimamente si sono fatte strada anche versioni di vecchi videogame “rimaneggiate”, aggiornate come resa grafica ma che mantengono l’identica struttura di gioco. Alcuni esempi? Quake XP è uno di questi, dove la grafica sfrutta le ultime tecnologie presenti nelle schede video per poter girare su pc con Windows 10. Oppure il “nuovo” Black Mesa, che con 15 anni di sviluppo alle spalle ci riporta negli stessi ambienti visti in Half-Life ma con il supporto grafico del Source Engine di Half-Life 2.

Ritorno in grande stile anche per Doom nel 2016, con Id Software che sforna uno sparatutto moderno ma con la struttura classica dei livelli chiusi. Un grande succeso che ci porta, quattro anni dopo, a mettere le mani su Doom: Eternal, nuova trasposizione videoludica che, mantenendo la linearità di gioco, ci regala livelli di adrenalina e frenesia mai visti in un gioco di questo tipo.

Non ci resta ora che l’imbarazzo della scelta. Le possibilità, come avete visto, sono davvero infinite, potendo giocare sia a titoli attuali che datati. In questo speciale abbiamo citato molti FPS e sicuramente ne abbiamo dimenticato qualcuno per strada. Abbiamo cercato di fare un po’ il punto della situazione, sperando di aver dato una panoramica ambia su questa tipologia di videogame.

E voi, che siete giunti fino a qui, quanto siete appassionati di sparatutto – FPS? Qual’è il vostro preferito in assoluto? Avete da segnalarci qualche titolo che andrebbe menzionato e che ci è sfuggito? Fatecelo sapere con un vostro commento qui sotto!