Rum XXX: i pirati che non ti aspetti! – Recensione

rum xxx alice boffa

Ad inizio marzo mi sono lanciato nella mia prima edizione di Cartoomics, l’annuale fiera del fumetto (e di tanta altra roba) che si tiene a Milano.

Sono partito con poche aspettative, sono tornato talmente carico di roba che la cerniera della mia valigia si è rotta e ho dovuto avvolgere tutto il bagaglio nello scotch (storia vera, giuro).

La recensione di Rum XXX, pirati in gonnella alla riscossa!

Nel corso della giornata, oltre alle varie proposte dei colossi del settore (Bonelli, Panini, Bao, ecc.) ho ben pensato di farmi un giretto in mezzo alle zone dedicate agli artisti emergenti per vedere cosa ci potesse essere di interessante.

Oh, vi immaginate che soddisfazione poter scoprire il nuovo Hugo Pratt?

Fra le altre cose, mi sono imbattuto in questo Rum XXX di Alice Boffa (Euromanga Edizioni) che mi ha subito incuriosito per il tema trattato (i pirati) e per il modo in cui esso è declinato.

L’albo infatti conta circa 150 pagine di stampo umoristico/demenziale strutturate secondo lo schema 4-Koma: per chi non lo sapesse, ogni tavola è composta da due colonne da quattro vignette ciascuna che vanno lette in verticale. La faccio ancora più semplice: in una pagina ci sono otto vignette divise in due colonne da quattro. Si legge prima la colonna di sinistra dall’alto verso il basso e poi la colonna di destra.

Si tratta dello schema classico delle strisce umoristiche, che però non mi era mai capitato di ritrovare applicato al racconto sulla lunga distanza.

Partiamo con una inevitabile premessa: io non sono un lettore di manga. Non più, almeno.

L’unico che ancora leggo è One Piece (guarda caso un manga sui pirati), anche se ormai ha una narrazione talmente dilatata che colleziono circa tre o quattro volumi per poi leggerli tutti insieme (in pratica leggo One Piece una volta all’anno).

Quindi il mio giudizio è inevitabilmente influenzato dal fatto che certe letture non sono (più) il mio pane quotidiano.

Ebbene, devo ammettere che, al netto di alcune cose che non mi hanno convinto del tutto, questo Rum XXX mi ha fatto passare un’oretta molto piacevole e mi ha strappato più di un sorriso, cosa che, di questi tempi, non è affatto da buttare via. Intendiamoci, non sto dicendo che Alice Boffa è la nuova Hugo Pratt, ma qui e là nel racconto si notano alcuni segnali che denotano una certa personalità artistica.

Sinossi: Capitano e Vice sono due ragazze decise a diventare delle piratesse e per farlo hanno bisogno di una nave e di una ciurma.

La prima è una scialuppa mezza scassata e la seconda la arruolano sottoponendo gli uomini alla minaccia delle armi. L’incontro con un’altra ciurma guidata da Nate, detto Squalo bianco, e Wane sarà fonte di grandi cambiamenti per le due ragazze.

Diciamolo chiaramente: se quello che cercate in un fumetto, in un qualsiasi fumetto, è una trama complessa e dal solido intreccio, questo Rum XXX non fa minimamente per voi.

A dispetto del titolo, non aspettatevi neppure un porno (d’altronde l’XXX ha lasciato disorientato pure il sottoscritto), bensì una storia ad alto tasso di comicità il cui scopo è quello di far divertire il lettore. Sotto questo aspetto, la Boffa ci riesce benissimo.

Complice una manciata di personaggi particolarmente azzeccati (Capitano è pigra, Vice è un’ubriacona, Nate è segretamente innamorato di Capitano, Wane lo è di Vice), la letture scorre via con piacevole leggerezza e fa sorridere in più di una situazione.

La personalità dell’autrice, dicevamo: intanto sono curiose le due piratesse principali. Due piratesse donna come protagoniste non si sono mai viste (ok, ci sono quelle del già citato One Piece, ma il protagonista che ruba la scena è comunque Rufy), soprattutto con quei difetti! Diciamo che le due fanciulle non rappresentano esattamente un modello da imitare.

Altro tratto distintivo (o magari è solo la mia ignoranza sul genere manga a parlare), è dato dalla struttura delle 4-Koma (rileggetevi il paragrafo sopra, per favore) che rende ogni striscia quasi come una ministoria singola, al punto che potreste aprire il volume a qualsiasi pagina per potervi fare quattro risate in totale spensieratezza.

Leggendo il libro nella sua interezza è interessante notare come l’autrice riesca ad inserire ognuna di queste singole strisce all’interno di cornici via via sempre più grandi. Questo lavoro è infinitamente meno semplice di quanto si possa pensare, visto che ogni striscia deve essere sia autoconclusiva che rappresentare un piccolo tassello di una narrazione più ampia. Fare questo avendo una manciata di vignette a disposizione è tutt’altro che facile e i riempitivi sono pochissimi.

Ce ne sarebbe abbastanza per incensare il lavoro della Boffa, però, da buon vecchio cammello brontolone, non posso chiudere senza cercare il pelo nell’uovo.

Ecco, di peli ce ne sono un paio: il primo consiste proprio nell’assenza di una vera e propria trama portante. Diciamo che l’intero volume è una sorta di lungo work-in-progress in cui le due ragazzine passano dall’essere delle banditucole di belle speranze all’essere a capo di una ciurma di pirati, ma l’impressione è che questo primo albo non possa essere del tutto indipendente senza quelli che lo seguiranno (e l’autrice me lo ha confermato di persona).

Questo non è per forza un male, sia chiaro, ma non è detto che tutti i lettori riescano a sorvolare.

L’altro pelo nell’uovo riguarda i disegni: sono in stile orientale, certo. Sono volontariamente grezzi e stilizzati quasi al massimo per esaltare l’aspetto caricaturale delle scene, ovvio.

Eppure, benché sia del tutto consapevole che si tratti di una precisa scelta stilistica (e la differenza fra la copertina e i disegni interni dice molto), faccio fatica a farmeli piacere del tutto. Sarà la vecchiaia (dopotutto i 30 sono dietro l’angolo), sarà che questa non è proprio la mia tazza di tè, sarà che la mia formazione grafica è differente (e adesso ci starebbe bene un bel link a Mignola o a Frazetta).

Ma sapete che c’è?

Che il bello dei fumetti (ma anche dei film, dei romanzi, ecc.) sta nel fatto che essi non sono opere perfette e che, per quanto ci si impegni, non si troverà qualcosa di perfetto. Anzi, più gli autori e gli editori sono alla ricerca della perfezione, e più le loro opere risultano fredde e senza emozioni. Meglio un fumetto che ogni tanto traballa, ma che trasuda passione ad ogni pagina.

E questo Rum XXX appartiene a questa categoria.Simpatico e divertente, senza prendersi troppo sul serio, riesce a regalare al lettore un’oretta di sano benessere.

Scusate, vi sembra poco?