Jimmy’s Bastards: Bastardo Mobile – Recensione

Francesco Benati Di Francesco Benati 5 Min di lettura

Le recensioni sono di tre tipi: ci sono quelle che fai di routine, che possono essere positive o negative; ci sono le recensioni che, una volta letto il libro/fumetto o visto il film non vorresti mai fare; infine, ci sono quelle recensioni che non vedi l’ora di fare.

La recensione del secondo volume di Jimmy’s Bastards: Bastardo Mobile edito da saldaPress appartiene alla terza e ultima categoria.

Torna in azione Jimmy Regent, la spia inglese protagonista di Jimmy’s Bastards, lo sregolato fumetto di Garth Ennis

Dopo il primo scatenatissimo capitolo, ecco arrivare il secondo a furor di popolo. I meno attenti si chiederanno cosa sia Jimmy’s Bastards e per rispondere riutilizzerò le parole da me stesso realizzate in occasione della recensione del primo albo:

Prendete una voce autoriale perfettamente riconoscibile, mischiatela con dosi abbondanti di politicamente scorretto e di spregiudicatezza, aggiungete attualità tanto al chilo, versate violenza senza fare economia, condite il tutto con una infinita serie di wtf e avrete il mix giusto per la follia totale.

Scritto da quel pazzo scatenato di Garth Ennis, autore di Hitman, Preacher (e un mucchio di altre cose tra cui lo splendido war comic Dreaming Eagles) e disegnato dal fido Russ Braun, Jimmy’s bastards è la storia di Jimmy Regent, il re degli agenti segreti, uno capace di far esplodere un elicottero con una pallina da golf, che scopre di avere centinaia di figli nati da relazioni occasionali che si sono uniti per fargliela pagare di essere stato un padre assente per tutto il tempo.

Jimmy, da sempre archetipo dell’eroe spavaldo e senza paura, improvvisamente si ritrova con le difese abbassate e cade in preda a un esaurimento nervoso mentre in tutto il mondo impazza la rivoluzione gender: agli uomini spuntano il seno e la vagina, mentre alle donne il pene. Ad aiutarlo nella lotta contro il suo esercito di figli bastardi c’è Nancy McEwan, l’unica donna che sembra essere immune al suo fascino.

Come si sarà capito leggendo queste righe, Jimmy’s Bastards è tutto tranne che una serie che si prende sul serio, anzi. La fiera dell’assurdo fatta a fumetto, ma che a me ha divertito tantissimo.

La domanda però è sorta spontanea: dato che il primo albo è stato il trionfo del politicamente scorretto, come sarebbe stato questo secondo e ultimo (forse) volume? Beh, di fatto è l’opposto: meno folle e sconclusionato, più ragionato e sentimentale. Il personaggio di Jimmy ha una sua evoluzione per tutto l’arco narrativo, mentre la figura dell’antagonista risulta un po’ troppo piatta.

In generale, Ennis sembra aver detto ‘ok ci siamo divertiti abbastanza, ora facciamo (un pochino) i seri’, anche se, ovviamente, non mancano le scene esilaranti, ricche di no sense e alcune spruzzate decisamente dissacranti.

Non c’è nulla di male in questo, per carità, ma è chiaro che gran parte della carica eversiva e spregiudicata del primo albo è stata archiviata per lasciar spazio a buone dosi di sentimentalismo. A posteriori, si tratta dell’unica soluzione possibile.

Buono, esattamente come nel primo albo, il lavoro di Russ Braun ai disegni. Forte di un ottimo senso del dinamismo e di una notevole capacità di far recitare i personaggi, il lavoro di Braun colpisce nel segno, anche se forse la mancanza di una scena veramente folle come quelle che affollavano l’albo precedente rendono un po’ più standard il suo operato su queste pagine.

Probabilmente Braun non è e non sarà mai un virtuoso della matita, ma sa padroneggiare benissimo i propri mezzi per regalare ai propri lettori dei disegni tutto sommato funzionali alla storia narrata che divertono parecchio nei momenti più splatter.

Il finale lascia aperta la strada ad un possibile terzo capitolo, che, per quello che suggerisce, potrebbe rappresentare un ritorno allo stile assurdo del primo albo, mettendo momentaneamente da parte quanto si è visto in questo secondo volume.

Volume che, al netto di una maggiore ragionevolezza e concretezza rispetto al predecessore, riesce comunque ad avvincere e a divertire.

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