Il segno del Valiedarto: verità oscure riemergono dal passato – Recensione

Di Manuel Enrico 7 Min di lettura

Dopo la bella parentesi de Il potere e la gloria, con Il segno del Valiedarto torna uno dei padri di Dragonero al timone della storia dello scout erondariano uno dei suoi padri, Stefano Vietti. D’altronde, andare alla ricerca del passato dei Valiedarto non è certo un sfida facile, ed era anche giusto lasciare ad uno dei creatori di Dragonero il compito di scrivere la trama de Il segno del Valiedarto.

Il segno del Valiedarto mostra la verità sulla fine dei cacciatori di draghi

Sin dalla sua comparsa, Ian ci è stato presentato come l’ultimo dei Valiedarto, l’ordine cavalleresco impegnato a combattere i Draghi Rinnegati. Inizialmente, ho pensato che fosse quasi un vanto della sua sola famiglia, ma col tempo abbiamo scoperto che in realtà il titolo di Valiedarto non era appannaggio della casata Aranill.

Il legame tra Ian e il suo ruolo di Valiedarto è sempre stato gestito principalmente nel rapporto con il sangue di drago, assumendo un ruolo quasi mistico. Mancava una sorta di storia del ruolo dei Valierdarto, che spiegasse realmente la loro scomparsa; qualche accenno ci era stato offerto sul passato dei Valiedarto di casa Aranill, ma non si era mai risposto mai prima ad una domanda: come si sono estinti i Valiedarto?

Il segno del valiedarto 1

Questo mistero è arrivato anche a Ian e Myrva, oramai decisi a scoprire quale sia il segreto che aleggia sulla misteriosa scomparsa dei Valiedarto. Dagli annali imperiali è stato rimosso ogni riferimento a questo ordine cavalleresco, lasciandolo sprofondare nell’oblio del mito. C’è una cosa che Ian non considera, ossia che spesso le rispose posso mettere a dura prova le nostre convinzioni.

La ricerca di un senso del proprio ruolo e la voglia di scoprire i segreti del proprio retaggio, spingo Ian e Myrva alla ricerca di uno dei misteri più pericolosi dell’Impero. E ovviamente non si può affrontare un simile viaggio nel passato senza il supporto dei propri fedeli amici.

Questa ricerca è gestita al meglio da Vietti, che imprime alla narrazione la spinta giusta. All’inizio de Il segno del Valiedarto ci viene lasciato intendere come siamo alle prese con una cerca particolarmente importante per Ian. A lasciarcelo intendere è il modo anche cui Alben, Sera e Gmor partecipino a questa missione andando a recuperare preziose informazioni che sostengano e guidino Ian  in questo suo viaggio.

Il modo in cui il tono serio, anche per il solitamente bonario Gmor, viene gestito questa prima parte dell’albo è un modo delicato per creare il contesto emotivo con cui il lettore dovrà affrontare questo viaggio. Il tono dell’albo è deciso, stringe lentamente il lettore a sé puntando sulla curiosità e il mistero della ragione di questo viaggio di Ian e Myrva.

Vietti abilmente ci guida in questo sforzo dei due Aranill, puntando sullo spirito d’avventura e accompagnandoci verso il cuore di questa vicenda: un duello morale. Tralasciando l’evento clou de Il segno del Valiedarto per evitare un vergognoso spoiler, posso solo dire che quello che attende Ian e Myrva alla fine del loro viaggio scuoterà profondamente le loro convinzioni.

Lo ammetto, all’inizio anche io ho faticato a comprendere la vera natura dell’evento narrato. La bussola morale di Ian è sempre stata una delle forze essenziali della serie, e in Il segno del Valiedarto questa non viene certo meno, ma anzi trova una sua ragione d’esser ancora più intima per Ian. Vietti è perfetto nel costruire questo crescendo emotivo, con una rivelazione che apparentemente scardina il concetto stesso dell’eroismo e mostra al lettore la natura umana anche dei miti.

Scoprire la verità che accoglie Ian e Myrva al termine del loro viaggio mi ha sorpreso, ma questa storia è appassionante proprio per questo scampolo di passato erondariano, mostrata nella sua complessità non solo per l’Impero, ma soprattutto per i nostri eroi. Dopo le vicende della Saga delle Regine Nere, il tono della serie si è decisamente fatto più oscuro, presentando un peso emotivo maggiore per i nostri protagonisti.

Il segno del valiedarto 2

Il segno del Valiedarto aggiunge un ulteriore peso sull’animo di Ian, che deve imparare ad accettare una verità scomoda. Non è un passaggio facile per lo scout che deve comprendere il peso e le conseguenze di certe scelte, soprattutto comprendendone la reale portata e il motivo che ha portato a compiere un atto che potrebbe risultare come un tradimento. Ma a ben pensarci, chi ha tradito chi?

Per questo interrogativo non vi resta che leggere l’albo, e credetemi, ne varrà davvero la pena, anche grazie all’ottimo lavoro di Francesco Rizzato ai disegni. Interpretare con puntuale emotività la trama di Vietti non era certo facile, ma Rizzato mostra di aver inteso al meglio l’intensità della storia. LE sue tavole sono sempre altamente espressive, capaci di caratterizzare al meglio i personaggi e le architetture degli ambienti, naturali o meno, sono sempre ricche di dettagli.

E proprio quando pensavo di avere goduto appieno della bravura di Rizzato, ecco che arriva nel momento di massima intensità una pagina doppia che dimostra ancora una volta come il team artistico di Dragonero sia attualmente uno dei migliori su piazza. Ogni volta che si apre un albo della serie, la libertà della gabbia e la resa visiva delle avventure di Ian e compagni sono sempre da ammirare.

Degno di lode anche l’ennesima bella copertina di Giuseppe Matteoni, che coglie al meglio uno dei momenti più intensi dell’albo.

Il segno del valiedarto copertina

Come sempre, anche Il segno del Valiedarto può contare sulla puntuale ed impeccabile opera di Luca Barbieri ad accoglierci nella lettura e al lettering di Marina Sanfelice.

Le anticipazioni in quarta di copertina ci annunciano che La terra della notte, il numero di Dragonero di marzo, si prospetta come un episodio particolarmente interessante.

E ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore

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