Injection Deluxe volume 1 – Recensione

injection deluxe volume 1

Warren Ellis e Declan Shalvey sono due tizi che, se bazzicate il mondo del fumetto con un minimo di attenzione, non dovrebbero nemmeno esservi presentati.

Già assieme per l’acclamatissimo ciclo di Moon Knight pubblicato qualche tempo fa da Marvel, lo scrittore inglese e l’illustratore irlandese (scopriremo che certe distinzioni per chi vive da quelle parti contano eccome) si ritrovano per regalarci una delle serie Image più interessanti degli ultimi tempi: Injection.

La recensione in anteprima del volume 1 di Injection Deluxe che raccoglie, in ben 400 pagine, i primi tre archi narrativi della folle storia di Ellis e Shalvey

In una confezione elegante e “di peso”, Saldapress raccoglie anche del graditissimo materiale extra, come bozzetti, scritti dello stesso Ellis e tavole originali in vari stadi di progresso artistico, dalle matite ai colori preliminari, fino alla tavola pronta per essere pubblicata.

Ma di cosa parla, questo Injection?

Cosa vogliono raccontarci la penna di Ellis e le matite di Shalvey, coadiuvati dai colori della sempre più brava Jordie Bellaire?

Ecco la trama, in breve:

Alcuni anni prima dell’inizio delle vicende narrate, cinque giovani studiosi dalla mente geniale e problematica vengono riuniti per sviluppare nuove idee  ed impedire che l’umanità ristagni in un progresso rallentato.
Ciò che fanno, invece, avvelena il mondo e, alcuni anni dopo, sono costretti ad affrontarlo insieme e singolarmente, con sullo sfondo una buona dose di demoni personali non meno spaventosi di quelli che sembrano manifestarsi in tutto il pianeta

I cinque studiosi in questione, sono strutturati in modo da coprire ogni ambito della cultura e della scienza moderna, ma andiamo a studiarli nel dettaglio:

Maria Kilbride: classica scienziata pazza, resa tale dalla natura dei suoi lavori. Energica e risoluta, ha un talento nello scuoiare persone.

Brigid Roth: Hacker irlandese, cinica disillusa e dall’ironia caustica. Dice tantissime parolacce e ha un’assistente virtuale invidiabile.

Vivek Headland: a dispetto del nome da idiota è un geniale investigatore privato. Immaginatevi Sherlock Holmes ibridato con un David Bowie indiano. Però cannibale.

Simeon Winters: agente segreto, bello, forte, geniale, spietato. Insomma, quello con i tre numeri se l’avessero fatto interpretare ad Idris Elba.

Robin Morel: il mago, o Cunning Man se vogliamo rispettare la tradizione come fa Ellis. Dice di non essere un mago. Parla spesso con la madre e la sorella. Sono morte entrambe da tempo.

La storia che Ellis imbastisce attorno e all’interno di questo cerchio ristretto di geni senza regole è una di quelle che, prima, ti stupisce per la sua follia, in seguito torna a colpirti per la sua sottile ironia ai danni del mondo che rappresenta (e in cui viviamo).

I nostri cinque, certi di stare facendo la cosa giusta, nella prima iterazione del loro gruppo si sono ritrovati a creare una IA sperimentale che hanno poi liberato nel mondo, definendola l’Inoculazione.

Nel corso degli anni la “creatura” è cresciuta, ha imparato tutto quello che poteva imparare sugli uomini e sulle loro paure/desideri ed ora è tornata, pronta a scatenare il panico sulla Terra attingendo alla mitologia e alle creature della tradizione orale e solidificando tali miti e leggende.

L’Inoculazione sembra assomigliare moltissimo ad Internet e ai social network, invenzioni umane che ormai sono sfuggite al controllo di chi le ha create

L’intelligenza artificiale creata dai cinque si sviluppa incontrollata e reinterpreta, dandogli forma nel mondo fisico, antichi miti e leggende britanniche, le quali provocano orribili tragedie in tutto il Pianeta.

Evidente lo scontro dicotomico che Ellis vuole creare fra quella che è una forma di cultura principalmente orale (cioè i miti) e la rete, immateriale tanto quanto la parola ma ancora più mutevole, che regola e governa tutti gli scambi di informazioni odierni e stimola, o blocca, la diffusione di determinati tipi di cultura e conoscenza.

Mettendo nel gruppo anche un occultista, per quanto riluttante, l’autore vuole in prima battuta perpetrare ulteriormente lo stacco fra vecchio e nuovo, per poi sfruttare il personaggio del Dottor Morel per puro godimento personale (ma anche del lettore) nell’esplorare il background occultista, esoterico e, in generale, avvolto nel mistero della sua Gran Bretagna.

Non è un caso, secondo me, che nelle 300 e passa pagine di storia vera e propria, Morel sia il meno sfruttato del cinque; quasi come se il suo essere legato al “vecchio mondo” venga utilizzato da Ellis per evidenziare quanto, nell’era che viviamo, si stia tendendo sempre di più a dimenticare ciò che è stato, in favore di ciò che sarà o potrebbe essere.

Lo stesso Robin, per larga parte del fumetto rifiuta la definizione di Cunning Man per poi infine abbracciarla solo quando essa gli può garantire una bella dose di potere.
Non vorrei produrmi in uno stretch troppo ambizioso, ma è probabile che Ellis ci voglia dire che il “moderno” è sempre in grado di corrompere “il vecchio”, deve solo trovare la via giusta per farlo.

La storia si chiude con un cliffhanger, subito dopo aver visto l’introduzione di quello che potrebbe essere un villain perfetto per il futuro, così come di una adorabile spalla per Brigid, pericolosa tanto quanto lei e forse persino meno sana di mente.

Ai testi di Ellis si aggiungono le matite di Declan Shalvey e i colori di Jordie Bellaire, nomi ormai più che affermati nel panorama fumettistico mondiale

Se da un lato, personalmente, io reputi la Bellaire una eccellente colorista, sempre impeccabile e mai “strabordante“, dall’altro devo dire di non essere un grandissimo fan della mano di Shalvey.

Pur reputandola perfettamente adeguata al tessuto imbastito dall’autore, non ha quell’incisività indispensabile ad uno stile di disegno fumettistico per risaltare, se privato di una certa spettacolarizzazione canonica.

In parole povere, se non sei Adam Hughes o Stuart Immonen, per colpirmi devi essere molto particolare, mentre Shalvey mi restituisce una sensazione piuttosto “piatta”, quando guardo le sue tavole.

Ma questa è una considerazione puramente personale, soggetta ai miei gusti dannatamente cheesy e commerciali.

In definitiva, un ottimo fumetto, appassionante e folle al punto giusto e del quale non vedo l’ora di vedere il sicuramente pazzesco finale, se mai Ellis deciderà di darcene uno.

Un plauso anche a SaldaPress, che ci propone un volume davvero completo e “titanico” sia nei contenuti che nel… peso specifico. Il suo arrivo in fumetteria e libreria è atteso per il prossimo giovedì 17 gennaio.