Una Serie di Sfortunati Eventi: la recensione della terza stagione

Di Veronica Maramonte 11 Min di lettura

Non guardare! Questa è la frase che recita la sigla della serie Netflix, Una serie di sfortunati eventi.

Ma, di sicuro, anche voi non avrete accettato questo prezioso consiglio e so bene che sarete più che curiosi di scoprire come finiscono le terribili (dis)avventure dei fratelli Baudelaire.

Tiriamo le fila sulla terza (e ultima!) stagione della serie Netflix, Una serie di sfortunati eventi. Scopriamo se avremmo dovuto seguire il consiglio della sigla e… non guardare!

Una nuova serie Netflix è giunta alla sua terza e ultima stagione. Ebbene sì, stiamo parlando di Una serie di sfortunati eventi, serie con protagonista Neil Patrick Harris e basata sulla serie omonima di romanzi scritti da Lemony Snicket, personaggio inventato dallo scrittore Daniel Handler.

Quando una serie arriva alla sua ultima stagione c’è sempre quel senso di attesa, scoperta e smarrimento che caratterizza quelle che sai già che saranno le ultime puntate. Questo vale ancora di più per questa serie targata Netflix, in cui, inutile dirlo, si tirano le fila delle sfortunate vicende dei fratelli Baudelaire, i quali continuano incessantemente a scappare dal perfido Conte Olaf. Vi tranquillizzo dicendo che le risposte che ci attanagliano da due stagioni e diciotto puntate troveranno finalmente delle risposte!

Non volete sapere dopo che è successo?

Ma facciamo un passo indietro, e ripercorriamo la trama delle prime due stagioni di Una serie di sfortunati eventi.

Violet, Klaus e Sunny Baudelaire sono tre fratelli che ricevono una notizia a dir poco sfortunata: i loro genitori sono periti in un incidente causato da un incendio scoppiato nella loro stessa casa. Da quel momento i tre giovani ma intelligenti e curiosi fratelli vengono affidati al perfido Conte Olaf, che si rivela essere un imbroglione che tenta in tutti i modi di mettere le mani sull’immensa fortuna dei Baudelaire.

Questo è l’inizio della serie di sfortunati eventi che perseguiteranno Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, i quali nella prima stagione verranno affidati a diversi tutori che saranno però sempre ingannati dal pericoloso Olaf, facendo una bruttissima (e sfortunata) fine.

Nei tentativi di fuggire dal Conte Olaf e dai suoi scagnozzi, i fratelli Baudelaire iniziano a scoprire di più sui loro genitori, sulla loro vita e i loro amici. I genitori dei tre ragazzi facevano parte di una società segreta denominata V.F. Quale era lo scopo di questa società segreta? Chi ne faceva parte? Perché i genitori non hanno mai rivelato nulla ai figli?

Queste sono solo alcune delle domande che attanagliano i piccoli Baudelaire. Essi, tentando continuamente di scappare dal malvagio Conte Olaf, scoprono i luoghi in cui erano stati i loro genitori, incontrano vecchi e nuovi amici e rintracciano sempre più indizi riguardo la società dei V.F. e la misteriosa zuccheriera.

In senso letterale o in senso figurato?

Mantenendo il ritmo e il particolare humor che caratterizzava le prime due stagioni, quest’ultima parte di Una serie di sfortunati eventi ripercorre le ultime avventure dei fratelli Baudelaire, tenendo fede al particolare stile che aveva reso le precedenti puntate così apprezzate.

Nella terza stagione non solo, come si suol dire, i nodi verranno al pettine (in senso figurato o letterale?), ma si scoprirà di più sul passato del Conte Olaf e degli altri personaggi incontrati nella serie, dando così loro spessore e complessità.

Questo vale anche per i fratelli Baudelaire che per la prima volta scopriranno che nella vita le cose, ma soprattutto le persone, non sono solamente bianche o nere, buone o cattive, ma che tutte le persone sono come un’insalata mista che racchiude al suo interno tante parti diverse: alcune amare e brutte, altre invece più dolci e decisamente piacevoli.

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Un elemento che si intuiva anche nella seconda stagione è che Violet, Klaus e Sunny, da piccoli orfani perseguitati, ora si affacciano all’età adulta diventando loro stessi promotori di azioni (non solo il Conte Olaf), ingegnandosi, pensando e agendo come dei ragazzi ormai cresciuti che iniziano a capire la complessità della vita.

Una serie di sfortunati eventi, d’altronde, è proprio questo: una serie tv (forse per chi avrà letto i libri ciò sarà ancora più chiaro) che racconta del percorso per diventare grandi di tre giovani orfani.

Ma, a differenza di molta letteratura classica, questo non è un semplice romanzo di formazione in cui dei giovani rampolli si trovano in una posizione sfavorevole, ma riescono comunque a riscattarsi. In questa storia, così come nella vita, gli eventi sono più complessi, quasi sempre sfortunati, quello che non capiamo spesso fa parte di un progetto più grande e crescere nasconde molte più insidie di quello che si possa pensare.

Capitolo Quattordici

Se vi sono piaciute le prime due stagioni, non potrete che apprezzare anche questa ultima e terza parte di Una serie di sfortunati eventi.

Non solo perché troverete le risposte alle molte domande irrisolte della storia, ma soprattutto perché le citazioni, l’humor, il romanticismo e lo stile particolare della serie toccano, proprio in queste ultime sette puntate, il loro livello più alto. Quindi, non si tratta solo di sapere come va a finire la trama, ma questa terza e ultima stagione è davvero la summa di tutti i temi e i sentimenti racchiusi nella triste e sfortunata storia dei fratelli Baudelaire.

Ad esempio, ho perso decisamente il conto delle citazioni e degli omaggi a grandi opere della letteratura che si trovano nella serie, come ad esempio Anna Karenina e Moby Dick. Questi rimandi sono inseriti non come semplici e sterili citazioni, ma attingono alle profonde tematiche di questi classici letterari che, benché possano apparire distanti dalla vita e dall’esperienza di tre bambini, rendono invece chiaro e palese che i sentimenti e le storie umane si possono ritrovare non solo nelle vicende dei grandi personaggi, ma anche nelle avventure di tre piccoli orfani.

La serie non vuole essere pretenziosa, ma nonostante ciò è un inno alla bellezza e alla magia della curiosità, alla capacità di guardare il mondo con gli occhi colmi di speranza e all’incredibile e volubile complessità della vita. Questo anche quando, come per i fratelli Baudelaire, non sembra esserci nessuna luce a guidarci nella continua e rovinosa serie di avvenimenti che si susseguono. 

Menzione speciale per recitazione, scenografie e costumi che ancora una volta, in questa terza stagione, sorreggono egregiamente la trama della serie così ricca e colma di spunti.

Se ci fosse ancora qualcuno un po’ scettico riguardo il tono interpretativo di Neil Patrick Harris nei panni del Conte Olaf forse dovrà ricredersi una volta per tutte perché l’attore riesce a stupire dando, anche se in poche puntate, una visione ancora una volta diversa e molto più complessa del Conte Olaf. Da lodare anche Malina Weissman (Violet) e Louis Hynes (Klaus) che hanno migliorato le loro interpretazioni dando una perfetta conclusione ai personaggi.

 

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Insomma, non poteva esserci conclusione migliore per una serie che aveva già conquistato gli appassionati con il suo particolare humor, i suoi codici ed enigmi e con la sua trama complessa e ricca di dettagli.

Può un singolo evento sfortunato cambiare completamente la vita delle persone?

Ecco, quello che impareranno i fratelli Baudelaire è che il mondo è molto più complesso di quello che si sarebbero mai aspettati, che i buoni non sono sempre buoni né che i cattivi sono sempre cattivi. Ma soprattutto che, dentro tutto questa complessità e questo intrico di intrighi la cosa più importante spesso risiede in cose apparentemente prive di valore. Esattamente come una zuccheriera.

Cara Beatrice,

ti amerò se non ti vedrò mai più e ti amerò se ti vedrò ogni martedì. Ti amerò se ti taglierai i capelli, e ti amerò se taglierai i capelli degli altri. Ti amerò come l’iceberg ama la nave, e come i passeggeri amano la scialuppa di salvataggio, e come la scialuppa ama i denti del capodoglio, e come il capodoglio ama il sapore delle divise navali. Ti amerò come un campo di battaglia ama giovani uomini e come le caramelle alla menta amano le tue allergie. Ti amerò mentre ci troveremo sempre più lontani l’uno dall’altra, quando una volta eravamo così vicini da poter far passare un filo di paglia e un sottile cucchiaio tra le nostre labbra e le nostre dita. Ti amerò non importa dove andrai e chi vedrai, non importa dove eviterai di andare e chi eviterai di vedere, e non importa chi ti vedrà sfuggente dovunque tu andrai. Ti amerò non importa cosa ti accadrà, e non importa come scoprirò cosa ti sarà accaduto, e non importa cosa accadrà a me quando lo scoprirò.

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