The outsider: un’indagine firmata Stephen King – Recensione

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The outsider è il nuovo romanzo solista di Stephen King edito, come sempre, da Sperling & Kupfler.

Inutile girarci troppo intorno: un romanzo autunnale/invernale dello Zio King è una di quelle cose cui ormai si è abituati e che rischiano di lasciarci disorientati quando non la troviamo. Per fortuna non è questo il caso, visto che ormai sono anni che, bene o male, King pubblica qualcosa in questo periodo. Un’ottima occasione per un graditissimo regalo di Natale, già presente nella nostra lista di libri nerd da regalare e che si potrebbe aggiungere ai regali nerd, ai gadget geek da far trovare sotto l’albero.

La recensione di The outsider, l’ultima fatica di Stephen King che firma un nuovo romanzo dalla trama avvincente

In apertura ho specificato romanzo solista perché negli ultimi anni King ci ha abituati a collaborazioni con altri autori.

Tempo fa, sempre su queste pagine, ho pubblicato la recensione di Sleeping Beauties realizzato con il figlio Owen, mentre di inizio anno è La scatola dei bottoni di Gwendy scritto con Richard Chizmar.

Questo invece è il classico Stephen King solista, o, perlomeno, il King dell’ultimo periodo, quello che abbiamo conosciuto da The Dome in poi.

Stephen King

Una simile premessa è necessaria per spiegare ai kinghiani doc che tipo di libro abbiamo di fronte.

Sì, perché quando esce qualcosa di Stephen King la mente corre sempre lì, a quei It, Shining, Misery, L’ombra dello scorpione, Le notti di Salem e La torre nera, e ogni volta l’ingenuo lettore ci spera, crede che il Re del Terrore sia tornato a riabbracciare quei livelli narrativi.

Spiace ammetterlo, ma non è così.

In The outsider, un bambino viene orrendamente massacrato a Flint City, classica cittadina della provincia americana.

Il detective Anderson si occupa delle indagini e, benché con qualche dubbio di troppo, procede all’arresto del presunto colpevole, il professore Terry Maitland.

Ad incastrare Maitland sono diverse prove: alcuni testimoni, prove sparse e il DNA trovato sul luogo del delitto.

Sembrerebbe un caso già risolto, il classico mostro arrestato in gran clamore e sbattuto alla gogna mediatica. E invece qualcosa non torna. Maitland ha un alibi, un alibi di ferro, inattaccabile. A intervenire a sciogliere il bandolo della matassa, un personaggio inaspettato.

Diciamolo subito: il libro è bello.

Non mi sono strappato i capelli dall’eccitazione, questo no, ma si è trattato comunque di una lettura che mi ha soddisfatto piacevolmente.

Inizia come un classico procedural thriller: un macabro omicidio, un assassino fin troppo facile da identificare e i successivi dubbi sulla sua colpevolezza. I classici ingredienti per questo tipo di letteratura.

Ma si sa, King non è uno cui piace fare le cose semplici e a un terzo del romanzo succede il classico colpo di scena che ribalta tutto. E poi, a circa centocinquanta pagine dalla fine, un altro plot twist che cambia di nuovo le carte in tavola.

Piano piano, il lettore viene condotto all’interno del Male, ovviamente nell’accezione kinghiana del termine, pagina dopo pagina con un ritmo sempre più incalzante che conduce ad un finale in pieno stile Stephen King.

La storia di The Outsider è senza dubbio coinvolgente e intrigante. Se la prima parte è molto tradizionale e quasi banale, la seconda e la terza invece sono completamente diverse e sicuramente appagheranno quei lettori alla ricerca di qualcosa di diverso dal classico romanzo sui killer da acciuffare. Il tutto con la consueta prosa e il classico stile del King maturo. Non ci troviamo di fronte a un capolavoro del Re, ma si tratta ugualmente di un libro meritevole di lettura.

The Outsider è un titolo che richieede anche qualche conoscenza pregressa di alcuni romanzi del Re

Sfortunatamente, non tutto fila per il verso giusto. Volendo essere del tutto onesti e puntigliosi, questo libro ha un unico difetto, se così lo vogliamo chiamare, perché risulta legato a qualcosa di pregresso.

Ci sono due tipi di lettori: quelli casuali, che di King hanno letto una manciata di titoli, e quelli forti, che il Re lo conoscono praticamente a menadito, che si sono formati sui suoi romanzi, divenuti parte integrante della propria vita.

La seconda categoria è quella più fortunata.

Non solo apprezzerà The outsider, che non sarà, come detto, al livello dei classici kinghiani, ma neppure sfiora l’abisso di Cell e Doctor Sleep, ma sarà bravo nel coglierne tutti i vari riferimenti alle precedenti opere dello scrittore di Portland.

La prima categoria invece potrebbe avere qualche problema. Intendiamoci, magari apprezzerà il libro in quanto tale, ma di sicuro non capirà tutto.

Questo perché The outsider non è un libro autonomo.

Diciamo che da un certo punto in poi compare un personaggio proveniente dalla trilogia di Mr. Mercedes (Mr. Mercedes, Chi perde paga, Fine turno) e gioca un ruolo molto importante all’interno della vicenda.

Il lettore di King che ha letto tutta la trilogia sicuramente si troverà a proprio agio, il lettore casuale rischierà di esserne disorientato. Dal thriller tradizionale, infatti, il romanzo prende una direzione completamente diversa e certi aspetti della trama vengono direttamente dalla già citata trilogia.

Ammetto che anche io all’inizio sono stato perplesso e mi ci è voluto un po’ per rimettere ordine nel mio cervello. Sarò sincero: la trilogia di Mr. Mercedes non mi ha particolarmente entusiasmato e mi è sembrata anche tirata un po’ troppo per le lunghe, quindi non c’è nulla di strano nel fatto che io l’abbia rapidamente rimossa dalla memoria.

Per chiudere, diciamo che The outsider è sicuramente un buon romanzo di Stephen King, in parte penalizzato dal fatto che la conoscenza della trilogia precedente sicuramente aiuta a comprenderlo meglio.