Batman Ninja: il Cavaliere Oscuro nel Giappone Feudale!

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Avviare Netflix e trovarsi in bella mostra un prodotto con protagonista il Cavaliere Oscuro è una tentazione a cui difficilmente ci può resistere, al punto da far scivolare in secondo piano la seconda stagione di Castlevania. Batman Ninja è un progetto della divisione nipponica di Warner Bros che da qualche tempo si è fatto attendere, grazie ad un trailer che puntava ad una spettacolarità tipica degli anime, ma che faceva sorgere parecchi dubbi sul rispetto del mito del Crociato di Batman.

Batman Ninja arriva su Netflix, portandoci nel Giappone feudale

Rispetto che non significa escludere a priori variazioni sul tema. Nel corso della sua lunga vita editoriale, Batman ha visto alcune interessanti declinazioni, dal Batman: Vampiro di Dench e Jones alla versione ottocentesca di Batman by Gaslight. Si tratta di declinazioni sul tema che hanno saputo appassionare i lettori, lasciano comunque presenti alcuni dei punti fermi del mito del Pipistrello.

In Batman Ninja unire le caratteristiche dell’eroe di Gotham al mondo del Giappone feudale era, sulla carta vincente. Bruce Wayne è un profondo conoscitore del Giappone, conoscitore di arti marziali e del ninjitsu, ed in Batman Ninja questo aspetto sarebbe potuto emergere in maniera perfetta.

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Peccato che il team artistico abbia voluto farsi prendere troppo dall’entusiasmo dimenticando un particolare: lo spirito del Cavaliere Oscuro. Sin dalle prime battute, si denota come la narrazione tipica di una storia di Bats e l’aderenza al suo spirito (se non all’ambientazione) siano stati facilmente accantonati.

Un folle piano di Gorilla Grood, il primate iperintelligente storico avversario di Flash, trasporta l’Arkham Asylum e Batman nel Giappone feudale. In questo nuovo orizzonte temporale, i villain (che vengono chiamati esattamente così nel film) hanno modo di crearsi una nuova vita, diventando dei daimyo, signorotti feudali che dominano diverse zone del Giappone (una sorta di Batman: Terra di nessuno). Dal Joker, a Due Facce, da Deathstroke a Poison Ivy, ogni avversario di Batman controlla una parte di Giappone, con l’intenzione di divenire il signore supremo del Sol Levante.

Caso vuole, che Batman arrivi nel Giappone del passato con due anni di ritardo rispetto ai suoi avversari, che hanno quindi modo di costruire indisturbati i propri regni. Una volta giunto nel passato, Batman inizia una campagna contro i suoi storici nemici per abbattere i loro domini, recuperare i pezzi della macchina del tempo di Gorilla Grood e tornare alla sua Gotham. L’uso della macchina del tempo diventa un mero espediente narrativo che perde di credibilità presto, un deus ex machina che mostra in breve come l’impianto narrativo di Batman Ninja vacilli continuamente nella sua credibilità.

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Come storia, Batman Ninja era promettente. Vedere il Cavaliere Oscuro fronteggiare i propri nemici in un’epoca diversa e senza la tecnologia era un’ipotesi affascinante, che avrebbe potuto valorizzare in modo intrigante il duro addestramento di Bruce Wayne (stile Nolan, per intendersi). La sceneggiatura di Kazuki Nakashima (Kill la Kill) preferisce spingere sul fattore azione, inserendo quasi a forza l’universo di Batman in una storia ‘nipponica’, privando entrambi del necessario spessore. Il costringere lo spettatore ad accettare una serie di presenze spiegate in modo sbrigativo e tutt’altro che credibile, non rende più facile farsi attirare in questa avventura di Batman, troppo banale e forzata per essere un racconto del Cavaliere Oscuro degno di essere ricordato.

All’interno di Batman Ninja si cerca di inserire alcuni degli elementi degli anime nipponici all’interno del contesto di Batman, ma il risultato è una guazzabuglio di situazioni che passano dallo scontato al ridicolo (arrivate al finale, se riuscite, e capirete), cercando di stupire ad ogni costo lo spettatore. Peccato che la gran parte delle situazioni siano scontate e prive di mordente, con una scarsa valorizzazione dell’aspetto psicologico dei personaggi. Non basta presentare Joker come un folle che ridacchia o Bats come un tizio che parla voce profonda (doppiato in modo discutibile, tra l’altro), mancano i fondamenti dei personaggi. Alcuni storici cattivi di Batman sono utilizzati come semplici comparse, mentre avrebbero meritato maggior risalto, con alcune scene che sono particolarmente vergognose per come privano dei personaggi iconici del loro carisma riducendoli a semplici macchiette, come nel caso di Bane.

Comprensibile che l’inventiva dei talenti artistici giapponesi si sia voluta lanciare in una storia imprevedibile, cercando di stupire, ma l’eccesso di Batman Ninja si allontana troppo dal vero spirito di Batman. Il voler avvicinare il Crociato di Gotham e i suoi avversari più allo stile di Naruto o One Piece, con inserimenti di elementi quasi magici e di alcune idee che sono oltre il surreale, rendono la storia ridicola e poco incisiva. La parte finale, nonostante una buona fattura artistica, è narrativamente assurda se rapportata al mito di Batman.

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Questa trama imbarazzante svilisce un prodotto che visivamente mostra una certa validità. L’alternarsi di disegno bidimensionale a impianti visivi digitali, esaltati da una colorazione particolarmente vivace, che riesce dove manca la trama: dare un coinvolgimento emotivo. Un buon uso di fotografia e scenografia consentono di avere un’ampia profondità di campo, che mostra i diversi piani su cui avvengono gli scontri.

Se a questo uniamo anche dialoghi troppo impostati e con un doppiaggio non sempre convincente, Batman Ninja lascia la sensazione di aver sprecato una ghiotta occasione di dare una nuova visione del mito del Cavaliere Oscuro. Sarebbe stato sufficiente prendere ad ispirazione il parallelismo tra lo stile di Bats e il mito dei ninja, evitando certe forzature. Batman Ninja è da considerarsi una specie di spettacolo visivo, privo di aderenza al mito del personaggio DC, per poi spegnere Netflix e correre a rileggersi le saghe simbolo del Pipistrello per rimuovere il ricordo di questa imbarazzante produzione.