Dragonero: Il senza cuore, una minaccia dal passato

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Come si affrontano le conseguenze di una guerra così devastante come lo scontro con le Regine Nere? Questo interrogativo è stato al centro dei pensieri dei narratori di Dragonero, Vietti ed Enoch, che, consci di aver profondamente segnato il tessuto sociale dell’Impero Erondariano e l’anima dei protagonisti della serie di casa Bonelli, devono ora sviluppare questo nuovo corso delle avventure del loro eroe.

Dopo le premesse di Una nuova alba, con Dragonero: Il senza cuore si comincia a vedere in modo più marcato il nuovo corso della vita dell’Erondar. Nel precedente albo abbiamo assistito ai cambiamenti più immediati, quelli legati agli equilibri di potere che si assestano rapidamente per colmare i buchi creatisi, ma l’impatto sul mondo, sulla popolazione sono più lenti e sottili, richiedono tempo per mostrarsi.

Dragonero: Il senza cuore mostra i cambiamenti dell’Erondar dopo la guerre delle Regine Nere

Soprattutto, bisogna trovare un modo per coinvolgere i lettori, in modo che siamo rapidamente condotti in questa nuova realtà. Devo ammettere che la scelta di Vietti di lasciare che sia un vecchio Gmor a raccontarci i primi tempi dell’Erondar post-bellico è stata non solo vincente, ma assolutamente coerente con la continuità di Dragonero. L’orco mi ha sempre affascinato per questo suo dualismo di guerriero e letterato, un feroce combattente che nasconde un animo da erudito che lo rende perfetto per essere la voce del ricordo, di tempi bui e di inquietanti cambiamenti.

In queste prime pagine, Dragonero: Il senza cuore ha un crescendo emotivo incredibile. Complici dei disegni sublimi, la caratterizzazione del vecchio Gmor è lucida, con dei tempi narrativi perfetti. Il ritrarre i piccoli gesti dell’erudito orco, il suo sguardo che ricorda con una certa sofferenza e nostalgia tempi passati è avvolgente, ti porta a calarti in questo viaggio della memoria. Personalmente, ho rivisto in questa dimensione di Gmor un equilibrio perfetto tra il suo aspetto ‘bestiale’ ed il suo lato di studioso, di storico. Come un fulmine, mi è subito passata in mente una somiglianza con Henry ‘Bestia’ McCoy, una similitudine nata dalla grazia con cui è stato ritratta la duplice natura del nostro Gmor.

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Ma il ruolo di queste prime pagine è quello di presentarci il nuovo Erondar. Le Regine Nere hanno saputo ferire mortalmente l’Impero, lasciando che vecchi attriti e nuovi equilibri diano il colpo di grazia alle macerie di ciò che un tempo era un solido impero millenario. Da quello che si legge, emerge un nuovo ordine sociale più cinico e oscuro, con la comparsa di poteri dimenticati e radicali cambiamenti che avranno forti ripercussioni sulla vita dei nostri eroi.

Ad incuriosirmi è il nuovo ruolo che la magia potrebbe assumere all’interno dell’Erondar. Dopo averla finora vista impiegata solo dai Luresindi, ora che è divenuta accessibile anche ad altri incantatori non propriamente ‘legittimi’, come i maghi da battaglia, sarà interessante scoprire come ora la magia sarà utilizzata. Già in questo numero si vede come un nuovo apporto della figura del mago sia stato inserito nelle dinamiche delle avventure dei protagonisti, dando nuova linfa al ruolo degli incantatori nella saga di Dragonero.

Vietti utilizza con accortezza le pagine a disposizione per inserire piccoli indizi sui cambiamenti, arrivando gradatamente ad affrontare anche l’impatto sui personaggi.

Aspettavo con ansia vedere come la tenera Sera avrebbe affrontato le difficoltà dopo la sua menomazione, e in Dragonero: Il senza cuore si inizia ad intravedere quanto per l’elfetta sia stata segnata. Questo mutamento viene evidenziato non solo dal suo atteggiamento, più duo e libero del passato, ma anche da come i suoi due amici abbiano compreso la sua traversia personale, scegliendo di sostenerla.

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Dragonero: Il senza cuore è, però, un buon primo capitolo di una doppia storia in cui il nuovo ordine dell’Erondar si intreccia con il passato di Ian. Da sempre, la continuità è uno degli aspetti essenziali del mondo di Dragonero, e in questa avventura in due parti la rinnovata ferocia dei ghoul riporta in azione un vecchio nemico di Ian, Rhooga. Creduto morto, lo spietato ghoul è ora il bersaglio della caccia di una compagnia di ventura comandata da una vecchia conoscenza di Ian, il Carogna, compagno dello scout ai tempi della sua militanza nella compagnia dei Senzanima.

Sotto questo aspetto, Dragonero continua a confermare l’ottima costruzione del mondo e della storia del personaggio, attraverso questi richiami tra una serie e l’altra. Anche Dragonero: Il senza cuore ribadisce questo principio, rinnovando la sensazione di essere di fronte ad una serie che basa il proprio fascino su un’impostazione narrativa solida e costantemente rafforzata.

A dare ancora più fascino a Dragonero: Il senza cuore è l’ottimo lavoro dei tre disegnatori che hanno realizzato le tavole di questo numero. Fabio Babich, Luca Bonessi e Luca Malisan hanno saputo come ritrarre al meglio la componente emotiva della trama di Vietti, andando a creare una narrazione visiva sempre dettagliata ed emozionante.dragonero: il senza cuore

 

Sempre impeccabile la copertina di Giuseppe Matteoni, che cala il nostro Ian in una situazione scatena che promette di essere particolarmente tesa e con una battaglia all’orizzonte.

Per apprezzare al meglio Dragonero: Il senza cuore sarebbe meglio rileggere la doppia storia contenuta nei numeri 18 e 19 della serie, disponibile anche nella bella edizione a colori del volume Nelle terre dei ghoul. Il finale di questa doppia storia ci aspetta il prossimo mese con la seconda parte, Rhooga l’implacabile.

E ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore