Il gioco del custode, il romanzo ambientato nel Ride-universe

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Dopo Level 0 e Ride or die, si potrebbe pensare che il Ride-verso sia tutto velocità e adrenalina, ma il bello di questo universo narrativo è l’aprirsi a diverse possibilità di storie. Quando si ha a disposizione una varietà di media su cui sviluppare il proprio universo, il sapere dirigere l’attenzione di chi si addentra in un modo così variegato verso nuovi elementi è un passaggio essenziale per garantire solidità e continuità. L’uscita del romanzo Il gioco del custode, edito da Mondadori, è la dimostrazione di come la coerenza di un mondo narrativo si possa rafforzare attraverso i contrasti.

Il gioco del custode è il romanzo ambientato nel Ride-Universe, presentando l’ambientazione da una prospettiva radicalmente diversa

Il fumetto e il film di Ride basano la propria natura su una costruzione della tensione enfatizzata dal ritmo serrato della gara. I personaggi sono come schegge impazzite che cercando di raggiungere uno scopo, travolgendo lo spettatore/lettore in questo ritmo sfrenato. Il gioco del custode, invece, prende una strada totalmente diversa, mostrando l’universo di Ride da un punto di vista totalmente diverso e con una narrazione diametralmente opposta. Level 0 e Ride or die sono velocità e spazi aperti, mentre Il gioco del custode è claustrofobico, giocato su un piano più mentale che fisico.

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Questo estrania Il gioco del custode dal resto del Ride-universe? Assolutamente no. Al contrario, diventa un altro pilastro centrale di questa ambientazione. Adriano Barone, lasciato libero dai creatori di Ride di dare sfogo alla sua fervida immaginazione, ha deciso di creare una storia il cui protagonista è l’opposto degli spericolati riders.

Sin dalla sua prima comparsa, Joe appare come il personaggio di un dramma destinato ad una conclusione infausta. Prigioniero di una vita che si limita a subire anziché vivere pienamente, Joe affronta quotidianamente il distacco della moglie dalla vita reale, conseguenza della perdita della figlia Angela. Una mancanza nella vita di questa famiglia che viene imputato al difficile rapporto tra Joe e la figlia, una colpa di cui l’uomo si continua a crucciare, una ferita su cui il resto della famiglia si accanisce ad ogni occasione.

Tormentato da questa tragedia, Joe cerca di provvedere alle cure delle moglie malata con il suo lavoro da inserviente di laboratorio, fino al giorno in cui perde anche questo suo unico traguardo in una spirale di fallimenti. La speranza quando la misteriosa azienda Black Babylon convoca l’uomo per un colloquio di lavoro.

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Quella che sembra una possibilità di riscatto per Joe, diventa in realtà la prima tappa di un incubo che lentamente si dipana sotto gli occhi del lettore, che ne rimane rapito. Barone (con cui abbiamo fatto una bella chiacchierata che potete vedere qui) ha il merito di raccontare questo calvario con un tono che enfatizza il peso psicologico della vicenda sul protagonista. Il flusso dei pensieri di Joe si intreccia spesso con la descrizione degli eventi, creando una sensazione di straniamento che ben si sposa con la progressiva perdita di lucidità del protagonista.

Il ritmo de Il gioco del custode non è adrenalinico come il resto di Ride, ma ha una struttura narrativa ancora più solida, capace di ritagliarsi un’identità definita anche oltre al contesto del Ride-universe.

Claustrofobico, ansiogeno e travolgente, Il gioco del custode è una lettura magnetica

Se le altre incarnazioni di questo universo son uno sfrenato downhill, il romanzo di Barone è una marcia, costante e inesorabile giocata su una fatica mentale che assume sempre più fascino. In alcuni passaggi, la scrittura dell’autore mi ha ricordato il modo con cui Dick riusciva a costruire i suoi mondi, inserendo elementi di realtà all’interno di un contesto di fantasia, usando in modo ineccepibile colpi di scena e rivelazioni. La progressiva perdita di senno di Joe è un viaggio allucinante che si inserisce al meglio all’interno dei tempi complessivi dell’universo di Ride, enfatizzato da dettagli lentamente mostrati.

L’utilizzo ragionato delle interazioni tra realtà e percezione di Joe, rappresentato dal ripresentarsi delle domande vissute nel test iniziale, è un contraltare emotivo. Il senso di irreale confusione che viene trasmesso al lettore è devastante, in certi punti, diventa difficile non empatizzare con Joe, magari perché, per quanto romanzato, Il gioco del custode riecheggia nelle nostre vite. Chissà quante volte abbiamo avuto le sensazione di esser costantemente messi sotto prova dal destino, o di faticare nel sentirci padroni delle nostra vita. Queste sensazioni sono inserite con maestria da Barone, che ricostruisce la dura pressione di Joe, fino al suo liberatorio finale.

Sia che abbiate apprezzato il Ride-Universe, sia che ignoriate la sua esistenza (e dovreste rimediare, nel caso) Ride: Il gioco del custode è un emozionante thriller giocato su psicologia e claustrofobia. Unica avvertenza: causa assuefazione, può causare notti insonni.