Deadwood Dick: Tra il Texas e L’inferno

Di Francesco Benati 7 Min di lettura

Dopo che i primi due episodi, Nero come la notte e Rosso come il sangue, sono approdati in libreria in una lussuosa edizione cartonata e in grande formato, ecco giungere nelle edicole Fra il Texas e l’inferno, terzo capitolo della miniserie Deadwood Dick, uscita per la neonata etichetta Audace della Sergio Bonelli Editore. Ai testi troviamo uno sceneggiatore d’eccezione, Maurizio Colombo, e ai disegni uno dei migliori artisti che il panorama italiano e internazionale possa vantare, ovvero Pasquale Frisenda.

Deadwood Dick continua la sua avventura nel west con il terzo numero, Fra il Texas e l’inferno

Di Deadwood Dick abbiamo già parlato abbondantemente nelle precedenti recensioni: si tratta del nome d’arte di un cowboy di colore realmente esistito nella seconda metà del 1800 e il suo nome era Nat Love. Vagabondo e autore di un’autobiografia assolutamente romanzata, la sua figura è stata ripresa dallo scritto americano Joe Lansdale per una serie di racconti e un romanzo, Paradise Sky, uscito in Italia nel 2017 per i tizi della Einaudi. E proprio Lansdale ha concesso alla Sergio Bonelli Editore di realizzare una miniserie utilizzando come soggetti proprio le opere da lui stesso scritte. Il primo capitolo, uscito in due parti tra luglio e agosto, è stato realizzato da Michele Masiero ai testi e Corrado Mastantuono ai disegni, il secondo capitolo, che vedremo tra settembre e ottobre, è quello preso in esame oggi, mentre il terzo e ultimo sarà diviso addirittura in tre parti tra novembre e gennaio e sarà scritto da Mauro Boselli e disegnato da Stefano Andreucci.

In questo nuovo episodio, ambientato alcuni anni dopo, troviamo un Nat Love dall’aspetto un po’ più maturo che si imbatte in un nero di nome Cramp, ferito e intrappolato sotto il corpo del suo cavallo morto. Pur riuscendo a conservargli lo scalpo, Nat non riesce a impedirne la morte e decide di seppellirlo in un vero cimitero, quello di Hide and Horns. Ma le cose non sono così semplici.

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Che con l’etichetta Audace in Bonelli vogliano fare le cose grosse ormai è assodato, ma va detto che questo terzo volumetto di Deadwood Dick sposta parecchio l’asticella verso l’alto, sia per quanto riguarda il tasso di violenza, l’uso di linguaggio scurrile e la rappresentazione di situazioni degradanti.

Mai fino a questo momento avevamo assistito a scene macabre come una donna cui viene tolto un occhio, come teste che esplodono, come la rappresentazione dei ghetti in cui vivevano i cinesi e la prostituzione femminile.

D’accordo, siamo lontani dallo sperimentalismo estremo di certa roba della Vertigo o della Image degli anni d’oro (dopotutto Audace è sempre sotto la Bonelli), ma rispetto anche solo a qualche anno fa qui è tutto grasso che cola.

Maurizio Colombo, super esperto di cinema, fumetto e letteratura, fa suo il racconto di Lansdale e lo riempie di quei suoi tipici tocchi horror, senza mai sfociare nel soprannaturale, ovviamente, che sono il suo marchio di fabbrica. Non a caso, Colombo è co-creatore di una importantissima serie Bonelli di stampo horror come Dampyr.

Nonostante ormai scriva una storia ogni X anni, Colombo non ha minimamente perso smalto e anche stavolta confeziona un piccolo gioiello che è un grande piacere leggere. Ritmo ben studiato con un’ottima scansione presente-flashback-presente-flashback e dialoghi bellissimi.

Deadwood Dick tiene alto il livello qualitativo anche con il terzo capitolo della miniserie targata Audace

Sfortunatamente, dovendo lavorare su un soggetto altrui, Colombo non può mettere tutta la propria personalità in questo albo e questo è un peccato, considerato soprattutto la qualità e l’originalità dei suoi soggetti sin dai tempi di Nick Raider e Zagor.

Ciononostante, non si può fare a meno di togliersi il cappello di fronte al nuovo lavoro di uno sceneggiatore che, purtroppo, scrive sempre con il contagocce da almeno quindici anni.

Se il lavoro di Colombo è ottimo, quello di Pasquale Frisenda è semplicemente maestoso. Maestro dell’arte sopraffina del bianco e nero, Frisenda vanta un curriculum impressionante che lo ha portato a esordire ufficialmente su Ken Parker, ad acquisire notorietà al grande pubblico bonelliano con Magico Vento e, infine, a raggiungere l’imperitura fama con Tex, di cui ha illustrato, tra le altre cose, il capolavoro Patagonia, peraltro pubblicato anche negli Stati Uniti ad opera della scatenatissima Epicenter Comics.

Qui Frisenda porta il suo tipico tratto realistico e a tratti grottesco alle estreme conseguenze, rappresentando al meglio il mondo brutto, sporco e cattivo di Deadwood Dick. L’apice dell’albo è dato dallo scontro di Nat contro gli uomini che vogliono uccidere Cramp e dalla lunga parte nella bidonville abitata dai cinesi.

Efficacissimo di giorno, Frisenda diventa addirittura eccezionale nelle scene notturne dove il suo bianco e nero viene esaltato ancora di più.

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Unica pecca, non di poco conto, purtroppo, risiede nella pessima resa di stampa che non ha reso la dovuta giustizia al lavoro del disegnatore milanese. Se Mastantuono l’aveva scampata quasi per miracolo, per Frisenda non c’è stato scampo e alcuni passaggi, soprattutto la scena iniziale, non rendono quanto dovrebbero.

Non resta che aspettare alcune settimane, quando anche questo nuovo capitolo verrà ristampato in volume con pagine più ampie e su una carta di migliore qualità.

Se escludiamo questo dettaglio, siamo di fronte ad un nuovo lavoro di alto livello che conferma l’assoluta eccellenza di una serie come Deadwood Dick, serie che sta contribuendo a svecchiare enormemente il consueto fumetto Bonelli e a fargli respirare aria nuova.

Dovremo aspettare il prossimo numero, meglio ancora la pubblicazione in volume, per poter avere una panoramica più completa di questo nuovo capitolo di Deadwood Dick, ma per ora non possiamo fare a meno di ritenere questa esperienza più che positiva per l’intero fumetto italiano.

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