I kill giants, su Netflix arriva la trasposizione dell’apprezzato fumetto

Di Manuel Enrico 6 Min di lettura

I kill giants è il nuovo film disponibile su Netflix, arrivato sul canale di streaming digitale in questi primi giorni di agosto, con l’obiettivo di dimostrare che il colosso dell’intrattenimento sa ancora offrire ai propri abbonati prodotti che valgano l’abbonamento. Se negli ultimi il mio rapporto con Netflix è stato altalenante, passando dalla delusione di La fine per arrivare all’esaltazione di Extinction, con I kill giants mi son imposto di non leggere il fumetto da cui è tratto il film, in modo da non risultarne influenzato.

Ispirato ad un fumetto di Joe Kelly, I kill giants è una produzione che non ha avuto una diffusione canonica, finendo per arricchire Netflix, sempre in cerca di opere scartate da altri per rimpolpare il proprio catalogo. Lo scoglio principale di film come I kill giants è il doversi confrontare con un originale cartaceo che ha saputo far breccia nel cuore dei lettori, che diventano implacabili giudici dell’eventuale trasposizione.

I kill giants, dal fumetto allo schermo televisivo grazie a Netflix

La mia copia di I kill giants è rimasta volontariamente sotto il cumulo delle altre letture, in modo da sperimentare un primo contatto ‘neutro‘ con la storia. Che innegabilmente ha un suo fascino, va detto. L’idea alla base della trama è un’interessante visione dell’elaborazione del dolore, la negazione della realtà per la paura di affrontare la difficoltà del vivere. Se poi andiamo a calare questa suggestione narrativa all’interno di un’età già di per sé complicata, come l’adolescenza, si compie un puro atto di coraggio.

Il fulcro di I kill giants, cinematograficamente parlando, è il voler creare un senso inizialmente metaforico e poi perfettamente spiegato, di quanto sia difficile affrontare certe asperità della vita, certi mostri.

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Barbara (Madison Wolfe) è una ragazzina che non riesce a trovare un proprio posto nel mondo, che si tratti della famiglia o dei rapporti coi suoi coetanei. Sin dall’inizio viviamo il contrasto tra la ragazzino e ciò che la circonda, che ci appare inizialmente fragile, salvo poi assumere il tono dell’eroina incompresa. D’altronde, è lei che difende la città dal pericolo dei giganti, senza che nessuno lo sappia o la comprenda, anzi, venendo considerata la stramba e divenendo vittima di bullismo.

Per gran parte del film, mi son sentito coinvolto da questa sua difficoltà, divisa tra eroismo e difficoltà, quasi una reietta anche nel suo ambiente familiare. A dare un’indicazione su cosa aspettarsi da I kill giants è la presenza della psicologa scolastica (una sempre affascinante Zoe Saldana,la Gamora di Guardiani della Galassia) che si affeziona a Barbara, cercando di aiutarla a inserirsi nella realtà.

Nella visione di Barbara, i Giganti sono mostri invincibili, che si susseguono nonostante i suoi continui sforzi. Questa battaglia la isola dal mondo, ma è una traslazione nel mondo reale della sua difficoltà interiore, un modo infantile di non arrendersi al dolore e alla rassegnazione. E col passare del tempo questo distacco si aggrava, diventa più pressante, sino ad una sconfitta che diventa in realtà un vittoria: l’accettazione.

I kill giants cerca di emozionare lo spettatore mostrando il duro percorso di crescita di un’adolescente dalla vita complicata

I kill giants è un racconto di crescita, il passaggio dalla spensieratezza dell’infanzia ai primi dolori della vita adulti, una storia di accettazione e di perdita. Il film funziona per alcuni momenti particolarmente emozionanti, arricchiti da frasi ad effetto e riprese suggestive, capaci in pochi fotogrammi di dare all’intera pellicola quel carico emotivo che travolge lo spettatore.

Non siamo di fronte a un capolavoro, probabilmente (e qui giudichi chi ha letto l’originale cartaceo) non regge il paragone con il fumetto, ma I kill giants rimane un film per me godibile, di cui ho apprezzato molto la scena dell’accettazione, con un bambina che diventa adulta lasciandosi alle spalle la propria infanzia, il suo rifugio sicuro.

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Ed è su questi momenti che mi sono lasciato attrarre da I kill giants, valutandone più la forte componente emotiva, concentrata in pochi lampi, che non su un ritmo narrativo complessivamente singhiozzante, in cui l’eccessiva lentezza di alcuni momenti viene stravolta da brusche accelerate, basate principalmente sull’impatto visivo, gradevole ma non eccelso.

Eppure I kill giants è un film che, a mio avviso, andrebbe visto, per capirne l’intento e cercare di accoglierne il messaggio. Il dolore di Barbara ed il suo processo di crescita sono avvicinati al mondo fiabesco, ma rimangono una tragedia reale, dove la tentazione di fuggire e il bisogno di sentirsi più forti di quanto si sia realmente avvicinano la ragazzina allo spettatore, a prescindere dall’età.

Certo, Netflix continua a voler presentare con eccessiva enfasi le proprie uscite, creando alte aspettative che vengono, inevitabilmente, ridimensionate all’atto della visione. I kill giants si salva perché arrivato dopo cocenti delusioni e per la sua carica emotiva tutto sommato ben costruita, ma paga comunque pegno alla luce di una presentazione troppo pompata rispetoto al suo eccessivo valore.

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