L’italiano Fabrizio Nicastro trova i barioni mancanti e “completa” l’Universo

barioni mancanti

Dopo il Big Bang una parte della materia di cui è composto l’Universo sembrava scomparsa e, negli ultimi 10 miliardi di anni di queste particelle chiamate “barioni” si conservava solo il remoto ricordo trasportato dalla radiazione cosmica di fondo, un mare di microonde che permea l’Universo e che è il residuo della grande esplosione che diede inizio al tutto.

L’Universo è un po’ meno misterioso grazie al ritrovamento dei barioni mancanti effettuato da un team di scienziati guidati dall’italiano Fabrizio Nicastro

Ci sono voluti quasi venti anni di ricerca ma, alla fine, uno dei più grandi misteri dell’astrofisica moderna, quello dei barioni mancanti sembrerebbe essere stato risolto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’italiano Fabrizio Nicastro dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, grazie alle analisi delle osservazioni compiute con il telescopio XMM-Newton dell’Agenzia spaziale europea che osserva il cosmo ai raggi X.

È cosa risaputa che circa il 30-40 percento dei barioni (cioè la materia ordinaria di cui sono fatte le stelle, i pianeti, le polveri, i gas e anche noi stessi) che ci si aspetta di trovare nell’Universo non si riesce ad osservare.

Il mistero trae origine dalle misurazioni indirette che è possibile effettuare sulla materia barionica durante le prime fasi successive alla nascita dell’Universo.

Queste misurazioni hanno permesso di stimare la massa barionica totale che però è molto più grande di quella che si riesce effettivamente ad osservare.

Tuttavia queste misurazioni, che evidenziano tale mancanza, sono state comunque in grado di fornire degli indizi su dove possano trovarsi i barioni mancanti, i quali potrebbero far parte dell’idrogeno ionizzato presente nel cosmo in lunghi filamenti, molto poco luminosi e quindi difficili da rilevare.

Con il progredire della tecnologia e l’avvento di telescopi in grado di osservare il cosmo ai raggi X ad alta risoluzione, i ricercatori hanno avuto la possibilità di osservare questi filamenti e dare un’importante svolta all’annosa ricerca della materia ordinaria sfuggente.

Il team internazionale di scienziati ha così puntato il telescopio XMM-Newton dell’ESA sul quasar chiamato 1ES 1553+113, focalizzando le osservazioni per un totale di tre settimane consecutive (comprendenti anche puntamenti degli scorsi anni), una durata che rappresenta l’esposizione più lunga in assoluto su un corpo celeste di quel tipo.

Proprio Fabrizio Nicastro, che ha guidato e coordinato il team di ricercatori e che è il primo autore dell’articolo pubblicato su Nature, ha sottolineato l’importanza della scoperta:

Le nostre osservazioni, giunte dopo diciotto anni di incessanti tentativi da parte di diversi gruppi di ricerca nel mondo, hanno finalmente individuato la materia ordinaria mancante dell’Universo.

La materia che abbiamo trovato è esattamente nella posizione e nella quantità predette dalla teoria, quindi possiamo dire di aver risolto uno dei più grandi misteri dell’astrofisica moderna: quello dei barioni mancanti.