L’Alienista: la nuova serie Netflix sul criminal profiling – Recensione

l'alienista

Lo scorso 19 aprile ha debuttato L’Alienista, la nuova serie televisiva targata Netflix e basata sull’omonimo romanzo del 1994 di Caleb Carr!

La prima stagione, articolata in dieci episodi della durata di circa un’ora l’uno, è stata distribuiti in blocco sulla piattaforma di streaming per la gioia di tutti i binge watcher.

Onestamente leggendone il titolo e il trafiletto di trama non mi aveva particolarmente attratto, ma devo ammettere che con il passare degli episodi, la serie mi ha preso sempre più.

L’Alienista è un dramma poliziesco che racconta della nascita del criminal profiling!

La serie è ambientata nella New York del 1896, quando la città viene scossa da una serie di brutali omicidi.

La prima vittima scoperta è un ragazzino che si prostituiva, mutilato in modo orribile per poi essere abbandonato vicino al ponte di Williamsburg, ai tempi ancora in costruzione.

Uno dei primi personaggi proposti è l’illustratore John Moore (interpretato da Luke Evans) chiamato dallo psicologo Laszlo Kreizler (Daniel Brhül) ad aiutarlo con le indagini disegnando la scena del crimine.

Le cose per i due non sono per niente facili, ostacolati da poliziotti corrotti e mafiosi protettori.

Dalla loro parte per aiutarli a risolvere il caso, ci sono però Sarah Howard (Dakota Fanning), la segretaria del neoeletto commissario di polizia Theodore Roosvelt, e i due fratelli detective Isaacson, Marcus (Douglas Smith) e Lucius (Matthew Shear).

Il ritmo della serie è un po’ altalenante, anche se a livello generale posso dire che mantiene un buon passo con vari elementi che tengono lo spettatore davanti allo schermo con l’interesse vivo.

Ciò che più mi ha affascinato di questa serie è decisamente il lato psicologico che ha fatto da tema principale in tutti gli episodi.

È stato un po’ come vedere una qualche seduta tra medico e paziente, da dietro ad uno schermo, mentre vengono svelati lati e pensieri delle persone, anche più reconditi.

Sarà magari che la psicologia è un argomento che mi interessa molto, specialmente a livello personale, sarà che comunque il cervello umano è uno dei più grandi misteri al mondo, fatto sta che L’Alienista, nel suo complesso, mi ha proprio preso.

A livello di interpretazioni devo dire che tutti gli attori mi hanno convinto, tutti ben calati nelle varie sfaccettature dei propri personaggi, senza mai scadere nella banalità o nel “già visto”.

Quella di Daniel Brhül,che all’inizio non mi ispirava molta simpatia solo a vederlo in faccia, è stata forse quella che mi ha stupito più di tutte. Il suo psicologo criminale, l’Alienista appunto, è stato uno dei due personaggi che a parere mio hanno avuto un grande mutamento all’interno della serie.

Se all’inizio sembrava un personaggio completo, fatto e finito, piano piano questo suo essere “tutto d’un pezzo” si è sgretolato, mostrando lati e sfaccettature inquietanti di quello che era a tutti gli effetti un essere umano, esattamente come tutti gli altri.

L’altro personaggio che secondo me ha mostrato dei grandi cambiamenti, è stato sicuramente John Moore, interpretato da Luke Evans.

Devo cominciare col dire che a me lui, non è mai piaciuto come attore, mi sembrava sempre il classico attore che recita sempre le solite parti preconfezionate, ma in questo caso devo dire che mi ha piacevolmente stupito.

L’illustratore, interpretato appunto da Evans, appare come il classico rampollo di buona famiglia, dedito ai vizi per dimenticare la propria fidanzata che lo ha lasciato da poco, senza troppa voglia di rimettersi in carreggiata.

È grazie al gruppo investigativo che si forma, che riuscirà a superare alcuni ostacoli e pensieri che lo limitavano, scoprendo lati di se che di certo non immaginava e portandolo ad un percorso di miglioramento personale.

Dakota Fanning invece veste i panni di Sarah Howard, la prima donna a lavorare nella polizia, come segretaria del commissario Roosvelt. Abbiamo quindi fin da subito ben chiara la sua figura, cioè quella di una donna forte, con una propria ideologia chiara e ben definita, che non ha paura di andare contro un’ideologia collettiva che vede la donna come il sesso debole.

Un personaggio che ha una propria posizione quindi, che però deve fare i conti con una società che è ampiamente maschilista e che vede le donne come un oggetto di contorno per l’uomo, che devono stare al proprio posto ed essere estremamente rispettose della controparte maschile.

Oltre quindi a doversi affermare all’interno della società, Sarah dovrà fare i conti con i pregiudizi del proprio gruppo investigativo, che non sembra riporre molta fiducia su questa figura femminile.

Rupert Gregson-Williams è il curatore delle musiche, che riesce a fare un buon accompagnamento in tutte le puntate, sottolineando le scene salienti e dando la giusta atmosfera al genere.

Arrivando invece ad un aspetto che ho molto a cuore e di cui posso parlare per esperienza, sono gli effetti speciali estemporanei.

Il loro impatto visivo è impressionante, si capisce che dietro la realizzazione c’è stato un minuzioso studio sulle varie ferite da riportare in modo tale che sembrassero reali.

Nonostante gli omicidi fossero brutali, comprendendo squartamenti e simili, non è mai stata una cosa “volgare” o rivoltante.

I truccatori sono riusciti a mantenere una sorta di “contegno” anche se le ferite dovevano sembrare fatte quasi inumanamente, vista la violenza usata dal killer.

Un plauso va quindi al reparto make-up de L’Alienista che, sotto le direttive Netflix, riesce a fare un lavoro decisamente ottimo.

Per concludere quindi, il giudizio che mi sento di dare a questa serie è decisamente positivo, sia per i temi e i modi con cui sono stati trattati, che per le varie interpretazioni.

Sicuramente alcuni momenti hanno avuto un ritmo un po’ troppo lento, a mio parere, ma tutto sommato non sono pesati poi così tanto.

Probabilmente la lunghezza delle puntate fa si che più di una a serata non si riesca a vedere, ma capisco bene le esigenze del regista che per rendere completa una puntata abbia dovuto allungare la durata di ogni singolo episodio.

Se vi piace quindi il genere drammatico-poliziesco con un contorno storico, L’Alienista è decisamente la serie che fa per voi!

Cosa ne pensate? Voi l’avete già vista o avete in programma di vederla a breve? Fatecelo sapere con un commento qui sotto!