House of Penance, il comic incontra la storia – Recensione

Quando leggo un fumetto sono sempre alla ricerca di quella scintilla che dato il via al processo creativo dell’autore, il primo passo verso la nascita dell’albo. Quando ho sentito il nome House of penance, il titolo del fumetto di Peter J. Tomasi ha fatto riemergere una vecchia lettura sui luoghi ‘strani‘ in America, quello che per gli americani è il loro folklore.

La House of Penance cui fa riferimento il comic pubblicato in Italia da Oscar Ink esiste realmente, così come la storia stessa che anima questa insolita graphic novel ha una radice storica attendibile, recentemente rivissuta anche al cinema con La vedova Winchester.

Oscar Ink offre ai lettori House of Penance, la graphic novel che svela il mistero dietro una leggenda americana

La Winchester House, la casa della penitenza che conosceremo in questo volume, è un edificio che venne costruito nella città di San Josè da Sarah Pardee Winchester, tra il 1884 e il 1922.

Questa magione è entrata nel mito americano perché i suo lavori vennero portati avanti ininterrottamente sotto la guida della vedova Winchester, che nel giro di pochi anni perse prima l’adorata figlia Annie e poi il marito William Winchester, figlio del fondatore della celebre fabbrica di armi.

Questa serie di lutti portò la donna alla follia, diremmo oggi, una condizione mentale che la convinse che la sua famiglia fosse maledetta, una condanna a cui sarebbe sfuggita solo se avesse fatto penitenza per tutto il dolore e la morte portata nel mondo dalle armi Winchester, grazie anche all’influenza non proprio affidabile di uno spiritista.

Inevitabile che una figura così particolare, vittima di una simile vicenda diventasse terreno fertile per una leggenda moderna. Tomasi ha scelto di raccontare questa figura tragica prendendosi delle libertà, in particolare dal punto di vista cronologico, senza però intaccare minimamente l’elemento essenziale della figura di Sarah Pardee Winchester: la follia.

House of Penance ha come suo fulcro una visione particolare della follia, o meglio della percezione della follia. Il comportamento della Winchester è sicuramente oltre ogni limite comprensibile, così come lo è la sua impresa.

Ad una donna a cui è stato tolto tutto dalla vita, non resta che la follia, potremmo pensare. Eppure, Sarah sceglie invece di credere a questa sua missione di redenzione, di penitenza per i peccati della sua famiglia.

E poco importa se persino la sua stessa sorella la vedono come una pazza, lei sente questa sua chiamata, la vede quotidianamente, al punto da esserne quasi fisicamente tormentata.

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Nel dare spessore alla dimensione storica, Tomasi sfrutta questa suggestiva combinazione di storia e diceria popolare per dare a House of Penance un base narrativa da ghost story, con un’influenza della narrativa di Edgar Allan Poe che si respira nei dialoghi e nella costruzione di alcune sequenze.

La complicata relazione famigliare tra la Winchester e i suoi lavoratori, tutti ex criminali o uomini con un passato violento, è un elemento dinamico intrigante, una polveriera che aspetta di esplodere, donando alla storia un senso di ineluttabile, creando nel lettore un’aspettativa emozionale che cresce con la lettura. L’arrivo del sicario Warren Peck è l’elemento di rottura che mette in moto il processo che porterà a compimento un viaggio interiore tanto del killer quanto della donna.

La follia di House of Penance è bilanciata perfettamente dalla struggente delicatezza dei monologhi della Winchester agli spiriti dei suoi cari, contrapposti ai suoi vaneggiamenti deliranti che in certe tavole sembrano esplodere rabbiosi e senza apparenti motivi, comprensibili solo a chi sente un imperativo morale che le attanaglia l’anima.

In certi punti, il piano onirico e delirante si fonde con la realtà, spingendo il lettore in una spirale in cui la profondità della narrativa di Tomasi diventa prorompente, grazie alla bravura di Ian Bertram ai disegni e ai colori di Dave Stewart.

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House of Penance riesce a trasmettere questa sensazione di fatalità e delirio grazie a tavole che piegano la prospettiva, realizzando gli interni della Winchester House in modo da farci sentire nel dedalo della visione distorta di Sarah. Data la natura dell’edificio, Bertram ci mostra corridoi ciechi e scale improbabili, un incubo architettonica che riflette la mente della donna.

I personaggi di House of penance sono rappresentati con tratti spesso irreali ma che ne rispecchiano il carattere, enfatizzando le loro emozioni e le vicissitudini a cui sono soggetti. Particolarmente suggestiva Sarah, la cui apparente alienazione si riflette in un viso inumano, sproporzionato e sui troneggiano due occhi giganteschi, che mostrano l’abisso della sua follia.

I colori di Stewart così accesi e ricchi di sfumature sono il tocco finale di una graphic novel che riesce a trasmettere tutta la sua forza narrativa in ogni tavola. Intelligente anche l’uso delle onomatopee, con il battito dei martelli che rieccheggia sempre nella casa, così simile al suono degli spari delle armi che hanno maledetto la famiglia Winchester. Un monito sia per Sarah, che per i lavoratori, che il loro passato violento diventi ora un presente di espiazione.

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Oscar Ink confeziona la miniserie di Dark Horse in un elegante volume, solido e graficamente appagante, con una cura del dettaglio e una solidità che non rende scomoda la lettura di questo volume da 176 pagine.

House of Penance è una perfetta rivisitazione di una classica leggenda popolare americana che sfocia nella storia, un filone narrativo che sembra aver stuzzicato gli autori statunintensi in questi anni, come abbiamo riscontrato in Manifest Destiny.

Leggere House of Penance è un’esperienza impegnativa ed appagante, capace di suggestionare come una ghost story ed emozionare con un finale estremamente catartico.