Into the breach: dal futuro per menare mostri con il nostro mech! – Recensione

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Mentre tutti sono con il fiato sospeso in attesa di veder nuovamente robottoni e mostri suonarsele di santa ragione in Pacific Rim 2, su Steam negli scorsi giorni è comparso un videogioco indie che riesce a far dimenticare l’hype per il ritorno degli yaeger: Into the breach.

Subset Games, il nome dietro questo piccolo gioiello, si era distinto lo scorso anno quando aveva pubblicato FTL (Faster Than Light), simulatore di nave spaziale, visto dal punto gestionale. Fedeli a questa loro impostazione, gli sviluppatori hanno deciso di riproporre questo punto di vista anche nel loro Into the breach, aggiungendo ulteriori elementi per offrire un’esperienza di gioco pazzesca.

Into the breach, dal futuro in difesa dell’umanità a bordo dei nostri mech!

L’umanità è sotto attacco da parte di creature mostruose, che sembrano uscire dal terreno per colpire duramente la nostra civiltà. Nel momento di massima necessità, dal futuro i sopravvissuti della razza umana hanno inviato nel passato dei soldati armati con dei potenti mech, con la speranza di poter salvare la nostra specie.

Gli scontri saranno duri e spesso avranno esiti letali. Ma, sfruttando la tecnologia delle fenditure (le breach del titolo), potremmo ricominciare a combattere e sconfiggere la minaccia. Questo espediente narrativo, in realtà è un modo delicato per non farci sentire dei perdenti totali, dato che con la scusa del viaggio del tempo avremo sempre una seconda occasione. O una terza, se non di più.

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Se vi sembra eccessivo, sappiate che difendere l’umanità non è così semplice come pensate. Con la nostra squadra di soldati, composta da Mech, tank e artiglieria, dovremo sconfiggere i Vek, le creature mostruose, prima che infliggano troppi danni alla nostra zona di battaglia.

Gli scontri avverranno a turni, all’interno di una mappa isometrica old school, in cui palazzi, centrali elettriche ed altri elementi avranno un ruolo preciso. Se i Vek abbatteranno troppi palazzi, infatti, vedremo abbassarsi la barra del power, e allo zero i nostri mostruosi nemici dilagheranno nella mappa, avviando la procedura del balzo temporale per un nuovo tentativo. Tradotto, siamo stati delle schiappe, riproviamo.

Quello che stupisce di Into the breach è l’incredibile dinamica tattica che il gioco offre. Non sempre potremo salvare i nostri mech, capiterà di dover compiere delle scelte sacrificando anche della popolazione per poter vincere lo scontro.

La nostra bravura consiste nel capire fin dove spingerci nel sacrificare vite. In diverse occasioni ho dovuto incassare del fuoco amico per poter sconfiggere un nemico prima che diventasse troppo pericoloso per la popolazione, mentre in altre ho dovuto offrire ai Vek un facile bersaglio in modo da proteggere una preziosa centrale elettrica.

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A tal proposito, è da tenere sempre sotto controllo la mappa globale. Si tratta delle diverse zone del pianeta in cui combatteremo, divise a loro volte in territori in cui lotteremo. Avremo terreni di scontro in cui limitarci a combattere, altri in cui svolgere incarichi secondari, ma in ogni caso la nostra battaglia avrà degli impatti sulle nostre risorse, utili per migliorare i nostri mech.

Ovviamente, salvare il mondo non è semplice, ma vincere battaglie ci renderà sempre più competenti. Di conseguenza i nostri piloti acquisiranno maggior pericolosità, e i nostri mech potranno esser migliorati, a patto di raggiungere tutti gli obiettivi che gli scenari ci offrono. Spesso, dal futuro, arriveranno dei pod contenti tecnologia bellica, che dovremmo mettere al sicuro quanto prima.

Into the breach stupisce per la profondità tattica offerta ai giocatori

Man mano che avanzeremo nel gioco, verranno sbloccati nuovi mech, con differenti capacità, consentendoci di creare una squadra di combattenti il più possibile letale e vincente.

Into the breach, come il suo predecessore FTL, non è stato pensato per esser un passatempo qualunque, ma vuole offrire al giocatore un’esperienza di gioco che sia al contempo divertente ed impegnativa. Fin dalle prime battute, e anche nei livelli di difficoltà più semplici, ogni singola mossa e scelta deve essere attentamente valutata. Nelle prime fasi, questa difficoltà può sembrare snervante, specie per chi, come il sottoscritto, vuole ottenere il massimo dagli scontri, completando tutti gli obiettivi.

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Subset Games ha scelto di darci filo da torcere, ma lasciandoci la possibilità di portare a termine le missioni usando intelligenza tattica e una visione anche un filo cinica delle vittime collaterali.

Il tutto reso con una grafica che, per quanto ‘pixelosa‘, riesce ad offrire una bella visione dei terreni di sconto, unita a un contestualizzazione che strizza l’occhio a celebri titoli passati del genere, riuscendo però a mostrare una propria personalità.

Con Into the Breach, Subset Games non solo conferma le ottime impressioni che si sono avute con FTL (in questi giorni regalato con l’acquisto di Into the Breach su Steam), ma riesce a mostrare una crescita e una voglia di migliorarsi costantemente che rende questo brand una delle realtà più interessanti del mondo dei videogiochi indie.