X-Files 11: Spettri digitali dal passato! – Recensione

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Quando un primo episodio di una serie colpisce pesante, le puntate successive sono loro malgrado soggette ad un’aspettativa decisamente alta. Da questo preambolo potete capire come stessi attendendo con ansia la seconda puntata di X-Files 11.

Dopo quella botta emotiva immensa causata dal monologo iniziale dell’Uomo che fuma, l’episodio d’apertura della serie mi ha lasciato quella sensazione di vorace curiosità, con tutte quelle linee narrative rimaste così sadicamente aperte.

Con una certa ansia mi son seduto sul divano per il secondo episodio di X-Files 11. E sono rimasto nuovamente sorpreso, ma non tanto per la trama, comunque godibile, quanto per la scelta di strutturare la puntata come un episodio che pare slegato da quello che sta accadendo a Mulder e Scully.

X-Files 11 con il secondo episodio sia addentra in nuovi complotti giocando su alcune delle fobie moderne

Forse il problema era mio, che mi attendevo una maggior attenzione sulla situazione in cui si trovano i due agenti, ma il trovarmi davanti un episodio così ‘slegato’, autonomo nella sua composizione, mi ha lasciato un po’ spiazzato.

Chiariamoci, l’episodio in sé non è affatto male. Soprattutto si infila in uno di quegli argomenti che tiene sembra banco, il rapporto tra intelligenza umana e sintetica, inserendo quel tono da complotto che non può assolutamente mancare nelle indagini di Mulder.

Immaginate che la vostra coscienza venga copiata mentre state usando un cellulare, da un sofisticato sistema che sia in grado di replicare la vostra personalità, inserendola in un computer in cui un vostro io sintetico inizi a vivere. Curioso, come questo episodio arrivi in concomitanza con l’uscita di Altered Carbon su Netflix, che della digitalizzazione della coscienza fa il proprio forte.

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In Simulazione, a dare un senso di nostalgia ai tempi d’oro della serie è la presenza di uno di Lone Gunmen, il trio di geniali complottisti oramai defunti da diverso tempo. Quando Langly improvvisamente compare all’interno dello smartphone di Mulder, ha il via una frenetica fuga che costringe i due protagonisti a trovare una pista che li aiuti a risolvere questo incredibile mistero.

Questa puntata di X-Files 11 coinvolge lo spettatore sul piano emotivo, facendo sentire la presenza di due elementi cardine della serie: il trio dei Lone Gunmen e una piccola memoria di Gola Profonda, lo storico informatore di Mulder. L’elemento nostalgia è una delle dinamiche principali di questo ritorno di X-Files dopo anni di assenza, utilizzarlo in questo modo così malinconico e delicato, inserendolo in questa vorticosa dinamica, non è stata una scelta sbagliata, ma rischia di scivolare al margine di una storia in cui la story line complottista dilaga sempre di più.

Non si tratta più solo della cara, vecchia teoria dell’ibridazione aliena, ora il grande disegno occulto ordito dalla Pierce è quello di fare una selezione di chi potrà lasciare il nostro pianeta per colonizzare lo spazio.

Mi ha galvanizzato vedere come la visione libera di Mulder diventi anche ingenuità pura, in una contrapposizione con un approccio più concreto e avvezzo alle dinamiche dei giochi di potere tipico di Skinner. Credo che Mulder nel corso degli anni abbia potuto dare seguito alle proprie teorie perché alle spalle c’era un personaggio come Skinner, capace di limitare i danni tenendo presente le grandi manovre che animano gli ambienti delle agenzie governative.

E tocco di classe, quel riferimento alla nostra realtà, quando Skinner confessa che la Casa Bianca e l’FBI non sono proprio in ottimi rapporti.

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In Simulazione, Mulder viene brutalmente messo di fronte alla realtà della vita segreta delle agenzie, con uno Skinner furente che gli apre gli occhi. I tempi cambiano, e Mulder sembra esser un uomo di mezz’età che non riesce a capire come la sua battaglia sia persa.

E piace per quello, perché non si arrende, rimane inamovibile sulle sue convinzioni, nonostante le botte prese (e in questo episodio di X-Files 11 ne incassa parecchie), con un’ironia da eroe stanco che maschera con un battutina ed una smorfia dolorante gli acciacchi dell’età.

Di Scully più che dire che invecchiando migliora come il vino migliore non si può fare, perfetta nel registro leggero quanto in quello più emotivo e nostalgico di questo episodio.

Simulazione è una buona storia, forse troppo frenetica nella sua esposizione rispetto al canone stilistico classico di X-Files, ma è anche la prova che Chris Carter abbia saputo adeguare la sua creatura ai nuovi dettami del mondo delle serie. Questa puntata di X-Files potrebbe esser un ottimo episodio stand alone della serie.

X-files 11 però deve darci delle risposte, legate agli interrogativi sollevati in Simulazione, il prossimo episodio potrebbe esser un nuovo tassello di questa caleidoscopica serie.