Orfani Sam 7: La mossa della Torre – Recensione

La pausa con cui Orfani Sam si era momentaneamente allontanata dai suoi lettori è stato uno dei momenti cruciali della serie. Da un punto di vista personale come lettore, la ho vissuta con una smorfia, dato che la serie fantascientifica marchiata Bonelli è un appuntamento fisso a cui ho rinunciato malvolentieri.

Il modo migliore per farsi ‘perdonare‘ di questa assenza era uno solo: sfornare una storia con la S maiuscola. Complice la voglia dei lettori di tornare quanto prima nell’universo creato da Recchioni, le aspettative erano decisamente alte. Insomma, ti sei preso tre mesi per riorganizzare le forze, lanciarti verso gli ultimi sei albi di Orfani Sam, mi devi dare un qualcosa di epico. Recchioni e Monteleone, giusto per andare sul sicuro, hanno deciso di non trattenersi e tornare in edicola con il migliore albo di questa stagione. O forse dell’intera saga di Orfani, non sono ancora riuscito a capirlo, lo confesso.

Orfani Sam riparte con un numero strepitoso: La mossa della Torre

In questi tre mesi mi sono riletto la saga, perché avevo un grosso interrogativo: come mai chiamare Sam l’ultima saga di Orfani? Certo, la Mocciosa è fondamentale per questi ultimi episodi, ma ci sono altre figure piuttosto importanti, come Ringo o i due giovani, Perseo e Andromeda. La risposta a cui sono arrivato, totalmente personale, mi ha fatto comprendere come Sam sia in realtà un personaggio gestito in modo attento e accorto fin dalla prima serie, tanto che mi è esploso in testa un paragone con un altro grande villain della cultura nerd: Darth Vader.

Come Anakin Skywalker, Sam è un’eroina decaduta, divenuta in breve la manifestazione fisica del potere di un despota che ha contribuito al crollo di una società per dare vita ad una nuova civiltà. Se Darth Vader ha avuto Palpatine, Sam si è ritrovata la Juric. E non saprei a chi è andata peggio, onestamente. Ma, proseguendo questa mia deriva mentale, potrei accennare a come anche Sam ha subito una trasformazione in macchina, proprio come il Signore dei Sith, e sempre come lui ha comunque preservato una scintilla di umanità che ora la sta portando a proteggere la sua ultima occasione di tornare ‘al lato chiaro‘: proteggere i suoi figli, come lei pare considerarli.

orfani sam copertina

Prima che qualcuno si lasci andare ad una prevedibile accusa di scopiazzatura da parte di Recchioni e Monteleone, andrebbe notato che caduta e rinascita di un eroe sono elementi narrativi che da sempre si accompagnano alla narrativa e all’epoca, dal mito di Gilgamesh ed Enkidu su su, passando per ciclo arturiano e letteratura cavalleresca. Il merito di Orfani, inteso come serie, è quello di avere saputo trovare un fulcro narrativo immortale e averlo rinnovato, adeguandolo a tematiche di attualità (Nuovo Mondo in primis) e presentando un prodotto in cui diversi spunti narrativi, arricchiti da una voglia di creare una profonda empatia tra scrittori e narratori basandola su una passione comune: la nerd culture dagli anni ’80 in poi. Funziona?

Nel mio caso, decisamente si. Il confine tra citazione o omaggio e scopiazzatura è sempre labile, e mantenere un equilibrio è un’operazione funambolica. Eppure La mossa della Torre è uno degli albi in cui questa caratteristica è meglio valorizzata. Dal punto di vista grafico, in modo particolare, il trio Federico Vicentini, Luca Maresca e Fabrizio Des Dorides ha inserito nelle tavole dei richiami che sono, più che omaggi, dichiarazioni di amore per quelle che sono state tappe fondamentali di un’intera generazione (forse anche di più di una) di amanti di fumetti e nerd culture in generale. Si passa da Arma X di Barry Windsor-Smith al Batman di Frank Miller, al mondo degli anime con Akira, fino alla letteratura di quel mostro sacro di Stephen King con La Torre Nera.

Il ritorno di Orfani Sam è una gioia visiva, ma anche dal punto di vista narrativo. Il fascino di questo volume è il tono con cui viene narrato il tutto, che si sviluppa sul delicato gioco di incastri tra diversi aspetti. Il carattere di Ringo, in questo caso, è il perfetto specchio dell’anima di La mossa della Torre.

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Il clone riesce a condensare su di sé comicità e profondità psicologica, con una naturalezza che sorprende. Mentre tutti intorno a lui sembrano muoversi come satelliti che gli ruotano attorno, Ringo si muove attraverso l’albo con tutta la solidità di un eroe che intraprende un viaggio che lo porta non solo verso il suo obiettivo, ma anche in una cerca interiore. In precedenza abbiamo già visto come il pistolero chiacchierone (non a caso una definizione che ricorda un certo mercenario chiacchierone, sia chiaro!) fosse alla ricerca di una propria definizione interiore, una ricerca del proprio posto all’interno di un mondo che sembrava vederlo come un mero strumento. Orfani Sam fa quello che ci si aspetta da una serie finale: dare risposte. Se in Duello al sole e Il diavolo in me abbiamo assistito alla presa di coscienza di Ringo e Sam, con questo albo veniamo portati all’interno della loro anima per vedere come questa consapevolezza saprà spingerli verso un nuovo percorso.

Ma si sa, il bello sta nel viaggio, mai nell’arrivare. In questo albo il viaggio passa per una divertente ed emozionante storia che omaggia i buddy movie con un tocco di introspezione che racchiude l’essenza del personaggio di Ringo. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla coinvolgente narrazione dinamica e ironica, perché in mezzo ad una serie di battute da action movie sono inserite delle chiavi di lettura della saga che possono esser anche viste  come rimpianti e speranze di una vita reale, quotidiana. Ringo è in costante moto, nel mondo di Orfani ma anche in sé stesso. Cerca in ogni modo di trovare la propria dimensione, ha finalmente scelto chi esser e per cosa lottare. Recchioni e Monteleone sono riusciti a creare, in tal senso, una perfetta sintesi delle figure epiche del viaggio dell’eroe.

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E nel suo viaggio aiuta anche Sam a scegliere quale delle sue diverse anime sia la vera Sam. O forse, come avevamo visto in Il diavolo in me, Sam è tutte loro, in costante e fluido equilbrio. Le tavole in cui Sam e Ringo si confrontano sono intese e spettacolari, le più intense di questo albo. Si respirano disperazione e rabbia, speranza e determinazione. In una parola, umanità. Da un clone e un cyborg, ironico ma incredibilmente appassionante.

Certo trasmettere tutta questa complessità narrativa, riuscire a diluirla in modo tale da appassionare alla lettura non è un compito facile. Recchioni e Monteleone sono due narratori che non hanno bisogno di presentazione, ma sono stati sostenuti in modo stupendo dal loro team artistico. Il trio di disegnatori ha tirato fuori una serie di tavole che sono strepitose in ogni singola pagina, in ogni vignetta. I giochi di sguardi, la cura e valorizzazione del dettaglio e una narrazione visiva che è in costante crescita sono elementi che sostengono perfettamente la narrazione. E in queste tavole si inserisce al meglio il lavoro di Luca Corda al lettering, pulito come suo solito.

Ma in questo albo la palma della migliore va di diritto a Giovanna Niro. Senza nulla togliere a tutti coloro che hanno lavorato a questo numero di Orfani Sam, Giovanna è riuscita a creare una suggestione emotiva con una colorazione perfetta. L’esaltazione del dinamismo, l’eco delle emozioni che viene esaltata con una gestione ottima degli sfondi sono meglio di una colonna sonora, una maestria che si rende ancora più manifesta nelle splashpage finali. Roba che vorresti strapparle ed incorniciarle. Carmine di Giandomenico firma una copertina che unisce malinconia ed epica, una dichiarazione di intenti per un albo sontuoso.

L’attesa ora torna fortunatamente ad esser mensile, ma la copertina del prossimo numero di Orfani Sam, Cuore di drago, in uscita il 16 febbraio non rende certo meno leggera questa ansia!