Travelers stagione 2: cambiare il passato per salvare l’umanità! – Recensione

Di Manuel Enrico 7 Min di lettura

Il tema del viaggio nel tempo è un classico della fantascienza, che dalla letteratura classica si è man mano evoluto divenendo uno degli spunti narrativi più usati in ambito fantascientifico. Solo su Netflix al momento ci son bene tre serie dedicate ai viaggi temporali, di cui una ispirata al film di Terry Gilliam, L’esercito delle dodici scimmie. Giusto in tempo per aiutarci a sopravvivere ai bagordi natalizi, sulla piattaforma di streaming è arrivata la seconda stagione di una delle variazioni sul tema dei salti temporali più interessanti degli ultimi anni: Travelers.

Protagonisti di questa serie sono dei viaggiatori che arrivano da un futuro in cui la popolazione mondiale è decimata, grazie agli errori dell’umanità del 21esimo secolo. A guidare il tentativo di evitare la catastrofe imminente è il Direttore, una sofisticata IA che riesce a calcolare quali siano gli eventi, apparentemente insignificanti, che possono concorre al mutamento della storia nel suo insieme. Tutti i viaggiatori (i travelers del titolo) sono le pedine di questo tentativo di riscrivere la storia in modo da salvare l’umanità futura.

Travelers torna con la seconda stagione, un altro viaggio del tempo possibile grazie a Netflix

Caratteristica interessante è la modalità con cui avvengono i viaggi nel tempo. Sfruttando gli archivi , il Direttore selezione persone che stanno per morire, consentendo ai viaggiatori di traferire la propria coscienza all’interno dell’ospite pochi secondi prima della morte. La regola alla base dei trasferimenti è di utilizzare come ospiti solo persone prossime alla morte, dato che il cervello umano adulto non reggerebbe lo stress del trasferimento.

Questo espediente consente Travelers di sfruttare un intrigante equilibrio tra le conoscenze future dei viaggiatori e le vite dei loro ospiti, spesso complicate da situazioni famigliari al limite, che inevitabilmente vengono a sovrapporsi con gli interessi della squadra, guidata dalla stretta osservanza dei Protocolli. La prima stagione era basata sul raggiungimento di un obiettivo che avrebbe portato a compimento il Grande Piano, il salvataggio dell’umanità futura. All’ultimo però scopriamo come tutta la fatica del team protagonista venga vanificato, data la comparsa di una nuova fazione di cui ignoravano l’esistenza prima della loro partenza.

Il ritorno della serie su Netflix mostra la squadra nelle mani delle forze dell’ordine, proseguendo la storia da dove eravamo rimasti. Apparentemente bloccati nella loro missione, il team viene liberato quando altri viaggiatori subentrano ai poliziotti che svolgono le indagini, sfruttando il telaio quantico costruito proprio dai nostri protagonisti.

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Da questo primo episodio si comincia ad infittire la trama della serie. Dopo una serie di indizi sparsi e di congetture, iniziamo finalmente a comprendere meglio cosa sia la Fazione, la parte di viaggiatori ribelli che si oppone all’autorità del Direttore. Questa linea narrativa si sviluppa in modo inatteso, introducendo una terza figura, Vincent Ingram, un viaggiatore sfuggito all’attentato delle Torri Gemelle, deciso a crearsi una nuova vita, un uomo che abbiamo già visto all’opera nella precedente stagione, ma che solo ora si mostra per la prima volta ai nostri viaggiatori.

Brad Wright ha creato una serie di fantascienza che risulta familiare per il tema, ma che sa unire a questo tema la difficoltà di vivere la vita di qualcun altro. Le dinamiche familiari e personali si intrecciano spesso all’interno della missione del team, costretto a far fronte a situazioni dure. Il bene superiore è spesso presentato come una necessità a cui MacLaren e la sua squadra non possono sottrarsi, dovendo anche affrontare perdite personali non indifferenti.

La costruzione dei personaggi e delle trame dei singoli episodi sono ben scandite, dando a Travelers una profondità unica, molto emotiva. I dilemmi morali a cui spesso i nostri protagonisti sono sottoposti non sono solo dei punti di svolta nella macrotrama del Grande Piano, ma si addentrano all’interno della vita dei viaggiatori e dei loro ospiti, creando un empatia tra le diverse anime dei protagonisti.

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Stilisticamente, Travelers segue un ritmo ben scandito, con una storia che si sviluppa in modo continuo, con una progressione affascinante. Gli episodi sono studiati per svelare con nuovi dettagli nuovi aspetti della trama generale, approfondendo la tematica e creando una maggior profondità dell’intera serie. Alcune puntate, come Viaggiatore 0027, sono gestiti con un taglio classico per le storie di viaggi del tempo, offrendo al contempo una differente soluzione ed impostazione.

La cura con cui la telecamera si sofferma sui dettagli, valorizzando certi aspetti della storia e con una sensibilità mai scontata è uno dei migliori aspetti di questa serie. Una struttura emotiva che viene arricchita anche da un uso mai banale delle sfocature e degli slow motion, in particolare quando si tratta di realizzare flashback. La ricostruzione del passato di Marcy in 21C è un esempio di questa struttura narrativa. Lo stacco nei due diversi fronti narrativi (Marcy e la protezione del numero 53) è gestito al meglio, specialmente nel trasmettere la decisione della donna di recuperare i ricordi perduti, una ricerca disperata e romantica, per scoprire quanto ci sia di sé che è andato perduto. Il tutto esaltato da una colonna sonora originale sempre perfetta, suggestiva e capace di toccare le giuste corde emotive degli spettatori.

Da segnalare la presenza anche di Amanda Tapping, celebre come la dottoressa Carter del serial di Stargate, non solo come personaggio in questa seconda stagione, ma anche come regista di alcuni degli episodi più emozionanti.

Non si hanno ancora notizie di una futura terza stagione, ma il fatto che Travelers sia stato indicato come una delle 10 maratone più viste su Netflix, lascia deporre che il canale streaming possa scegliere di continuare questa interessante serie di fantascienza.

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