Justice League, il team up DC arriva al cinema! – Recensione

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Justice League arriva finalmente cinema, per la gioia degli amanti del DCEU

Arrivare in sala dopo aver assistito ad una serie di previsioni varie rischia sempre di instillare nello spettatore una qualche aspettativa, negativa o positiva, che può influire sul godimento del film. Justice League, l’ultimo capitolo del DCEU arrivato ieri nelle sale italiane, ha subito in pieno l’onda delle critiche preventive, nate principalmente dalle opinioni sui tre film che lo hanno preceduto, Man of Steel, Batman V Superman e Wonder Woman.

Immancabile e comprensibile il continuo paragone con la visione Marvel/Disney del cinecomic, un approccio che fino a ieri sembrava radicalmente diverso, virato maggiormente al comico, come testimoniato dall’imbarazzante scempio fatto da Disney su due saghe stupende, Ragnarok e Planet Hulk, condensate in Thor: Ragnarok, più simile a I Guardiani della Galassia che non all’originale cartaceo.

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Finora il DCEU non ha mai pienamente convinto, toccando una bassezza impressionante con Suicide Squad. Nonostante la presenza di personaggi amati e di sicuro impatto, la principale pecca è sempre stato un ritmo di narrazione che tentando di privilegiare un tono più maturo ed epico, si scontrava con una realizzazione a tratti troppo sbrigativa, come se ci fosse l’ansia di recuperare il terreno perso nei confronti della concorrenza.

Justice League sembra il tentativo di Warner Bros di rimettere in careggiata l’andamento del DCEU. Le premesse erano tutte presenti nei precedenti titoli, in primis Batman V Superman Dawn of Justice. Il film di Snyder aveva delle premesse ottime, ma è stato sprecato, venendo trasformato in una specie di introduzione a Justice League, senza premurarsi di dare al contesto narrativo un maggiore spessore.

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Snyder ha cercato di rimediare con Justice League, ma nella realizzazione del film si è insinuato un aspetto più ‘marveliano‘: la comicità. Un accenno ironico e delicato sarebbe stato sufficiente nell’economia della pellicola, invece si è voluto eccedere privando il mondo del DCEU di quel tono serio ed epico che poteva essere la cifra stilistica di un universo narrativo. Se da un lato il fine umorismo di Alfred (Jeremy Irons), delicato e puntuale, è gradevole, l’eccessiva comicità imposta a Barry Allen/Flash non mi ha convinto. Può esser comprensibile voler inserire il rapporto tra i veterani (Batman e Wonder Woman) e le reclute (Flash e Cyborg), ma inserire così tanta comicità tutta in un colpo in un impianto narrativo finora incredibilmente serio è destabilizzante.

Barry Allen, all’interno di Justice League, rimane in un certo senso sospeso. Ci sono attimi in cui emerge uno spessore psicologico non da poco (il dialogo col padre in carcere o la ‘confessione‘ della propria ansia a Bats), ma il suo continuo mostrarsi come un nerd sfigato, la corsa scomposta enfatizzata dagli slow motion ed questo tono oltremodo scanzonato privano la recitazione di Ezra Miller di una bella fetta di carisma.

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In Justice League era possibile unire la difficoltà dei primi passi con un tono più leggero. Victor Stone/Cyborg ne è l’esempio, personaggio tormentato, alla ricerca del proprio io in una vita nuova in cui si sente quasi più pericolo per gli altri che non un protettore, grazie alla recitazione convincente di Ray Fisher. Eppure, riesce a creare anche un momento divertente proprio con Barry Allen, nella scena del cimitero.

Jason Momoa come Aquaman ha la capacità di dare ad uno personaggi più ingiustamente derisi del mondo nerd (grazie a quattro cretinate dette in The Big Bang Theory) una nuova linfa, più vicino ad un supereroe surfista all’inizio per il suo modo di relazionarsi col mondo, ma che riesce a prendere seriamente il proprio ruolo quando necessario. Adrenalinico, esageratamente action e con un umorismo sprezzante (magnifica la scena del Lazo della Verità) che non stona, seppure con qualche piccolo scivolone.

Wonder Woman è sempre bellissima, nulla da dire. La Diana Prince di Gal Gadot è elegante in borghese, prorompente nella battaglia, ma sempre ben caratterizzata, in bilico tra dovere e paura di condannare amici e compagni ad una battaglia mortale.

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Un timore che non si affaccia alla mente di Bruce Wayne. In Justice League, Batman è teso alla sconfitta di questa minaccia, perde quel senso di one man standing per cercare alleati, conscio che non potrà mai farcela da solo. Negli sconti è il meno potente (unico umano in mezzo a dei, alieni e metaumani) eppure decisivo, instancabile e mai pronto ad arrendersi. In alcuni punti sembra disperato, pronto ad ogni azione (e non dico altro!) e in cerca di una redenzione per non avere compreso prima il reale valore di Superman. Emozionante il suo sentire arrivare il momento del ritiro, dopo anni di lotta contro il crimine di Gotham. Affleck riesce a dare al suo Wayne tutta la pesantezza interiore che il suo ruolo impone, convincente quando deve risultare drammatico, un po’ brillante negli intermezzi comici, in cui le sue non eccelse doti recitative mostrano i propri limiti.

Ma Justice League non è solo scontri e battaglie, cerca di offrire una storia che possa attirare gli spettatori. E qui iniziano i problemi. La struttura di un film corale del genere è complessa, deve obbligatoriamente essere equilibrata ed offrire uno spazio sufficiente ad ogni personaggio. Secondo alcuni voci sono stati tagliati più di trenta minuti di girato, un’enormità se ci pensiamo, e il risultato purtroppo si vede. Alcuni punti avrebbero meritato maggior approfondimento, capita di sentirsi quasi spinti ad affrontare velocemente alcuni passaggi cruciali (come nel finale, con le Scatole Madri), attimi in cui una maggior profondità sarebbe stata gradita. Probabilmente nella futura edizione estesa saranno inseriti questi minuti assenti, e Justice League avrà un diverso impatto, ma quanto visto in sala risulta monco in alcuni tratti, si sente che manca ‘qualcosa’.

Questo non significa che Justice League sia un brutto film, attenzione. Personalmente lo considero il migliore prodotto del DCEU finora visto, ed in alcuni punti mi ha anche fatto gasare. Batman in particolare lotta come avrei sempre voluto vederlo lottare (anche se sul finale con gli occhialini sembra più Nite Owl di Watchmen), Wonder Woman quando lotta è una gioia per gli occhi e le battaglie sono sicuramente sono più appassionanti che non le ultime viste in casa Marvel.

Strepitoso il flashback dello scontro tra Steppenwolf e l’alleanza di uomini, amazzoni e dei, con la presenza di un alieno appartenente ad un certo corpo di guardiani galattici (Nella notte più profonda…). Certo, va segnalato che in alcuni casi gli effetti speciali e la CGI non sembravano particolarmente ispirati, ma nel complesso visivamente Justice League ha un suo fascino.

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Sempre impeccabile la colonna sonora, studiata alla perfezione e che in Justice League non si risparmia, omaggiando anche i grandi film del passato ambientati nel mondo DC, con dei richiami alla colonna sonora di Batman del 1989 (opera di Danny Elfman) e del più bel cinecomic DC, Superman del 1979 (John Williams, giusto per dire). I momenti amarcord, sia musicali che visivi, sono una strizzatina d’occhio non male agli spettatori più attempati, ma fanno leva al momento giusto su questa nostalgia che ormai è stata liberalizzata in toto, come dimostra il successo di serial come Stranger Things. Alcune scene sembrano anche essere ispirate a grandi film del passato, come Il signore degli anelli o Frankenstein Jr, come la battaglia iniziale, la ‘surfata‘ di Aquaman nella battaglia finale o la scena nel cimitero con le due reclute.

In chiusura, Justice League merita? Merita di sicuro di esser valutato in modo onesto, cercando di non lasciarsi fuorviare dalle opinioni sui titoli precedenti, ma valutandolo nella sua individualità. Non è di certo perfetto, ha diversi punti che andrebbero migliorati e questo cambio di registro non convince del tutto, ma riesce comunque ad emozionare. Rimane il dubbio di scoprire cosa è stato tagliato rispetto al girato, unico modo per dare una valutazione a 360 gradi su Justice League.