Dylan Dog 374: La fine dell’oscurità – Recensione

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Dylan Dog spacca la community dei lettori con una storia potente e controversa!

Con immenso piacere vi presentiamo la recensione di La fine dell’oscurità, il nuovo numero di Dylan Dog edito, come sempre, dalla Sergio Bonelli Editore. Nei crediti di quest’albo troviamo l’inedita coppia composta ai testi dal sensibile Mauro Uzzeo e ai disegni dal TRVE Giorgio Santucci. Parlare oggi di Dylan Dog significa dividersi in due fazioni: gli adoratori incondizionati del nuovo corso cui l’attuale curatore Roberto Recchioni ha dato il via alcuni anni fa e invece gli accaniti detrattori, quelli che “Dylan era bello nei primi 100 numeri”.

Il confronto si fa sempre più acceso di albo in albo e quindi ci tengo particolarmente a schierarmi sin da subito e a buttarmi nella mischia: io sono un sostenitore light del nuovo corso. Light nel senso che in questi anni ho letto cose che mi sono piaciute un sacco, cose che mi sono piaciute… medie e cose che ho fatto fatica a finire di leggere dal gran che erano noiose. Diciamo però che gli appuntamenti clou finora non mi hanno deluso: i primissimi numeri del nuovo corso, quelli del pensionamento di Bloch e l’apparizione di John Ghost, Mater Dolorosa e il ritorno di Tiziano Sclavi con quella bomba di Dopo un lungo silenzio.

E ora questo.

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Un albo che ho atteso come un bambino attende il natale sin da quando ho visto una tavolta postata dal disegnatore Giorgio Santucci sulla propria pagina Facebook. E apprezzando la capacità di Mauro Uzzeo come sceneggiatore, ho sentito sin da subito che questo volume sarebbe stato davvero bello.

La fine dell’oscurità di Uzzeo & Santucci non è bello. Di più. É colossale. É enorme.

É come un brano degli Exodus dell’era Dukes suonato live a tutto volume, è come il proiettile di un fucile a pompa sparato ad altezza d’uomo, è come come un carro armato che si fa strada a tutta velocità durante un Lucca Comics di sabato pomeriggio.

Spero di aver reso l’idea.

La sceneggiatura di Mauro Uzzeo ci spalanca le porte di una Londra da incubo dove la verità non esiste, dove non è più possibile distinguere il vero dal falso, dove orde di fanatici invadono le strade, dove una misteriosa divinità uscita dalla penna di H.P. Lovecraft sembra condizionare i destini degli esseri umani. Una Londra post-apocalittica, ma non troppo, in quanto si tratta di una versione chiaramente amplificata e portata alle estreme conseguenze della realtà che conosciamo bene: la realtà delle bufale che invadono i social network e a cui tantissime persone danno pieno credito, la realtà delle Sentinelle in piedi e del ritorno in auge di movimenti politici che tutti credevamo scomparsi o, quantomeno, ridotti al lumicino. Mauro Uzzeo ci trasporta in un futuro prossimo in cui tutto ciò è assurto alle sue più estreme conseguenze e dove i pochi con un barlume di coscienza e umanità devono lottare per sopravvivere.

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Questo albo ci riconsegna un Dylan Dog che è come dovrebbe essere: un indagatore dell’incubo (laddove per incubo si intende la nostra realtà quotidiana) alle prese con gli oscuri meandri della società e della mente umana. Parliamoci chiaro: l’unico disegnatore capace di rappresentare con tale vividezza quanto tratteggiato da Uzzeo nella sua sceneggiatura, poteva essere solo Giorgio Santucci.

Artista culto della scena underground (ma non solo) italiana, Santucci da qualche tempo è approdato alla Sergio Bonelli Editore, prima realizzando parte di un albo di Orfani, la serie di fantascienza creata da Roberto Recchioni, poi con una storia breve di un Dylan Dog Color Fest. Ora finalmente lo vediamo approdare sulla serie regolare con il suo poderoso bianco e nero. Faccio outing: io sono uno di quelli di cui lo stesso Santucci direbbe che “coglie le citazioni di Shakespeare nei dialoghi, ma non capisce niente di disegno”. Ebbene sì, maestro, perdonami.

Ciononostante, dal basso della mia ignoranza ci sono alcune osservazioni che posso fare: la prima è che in questo albo ci sono delle scene mai viste su Dylan Dog. Il livello di splatter, ad esempio, è elevatissimo e la distruzione che coinvolge Londra è senza precedenti nelle storie dell’indagatore dell’incubo. La seconda è che Santucci si deve sicuramente essere divertito come un matto a rappresentare le divinità sumeriche, le scene di distruzione, il caos nelle strade. Il disegnatore viterbese si è dedicato anima e corpo a questo volume riversandovi, in tandem con Uzzeo, tutto un immaginario legato all’occultismo, dai pentacoli alle sette religiose, passando ovviamente per le immancabili divinità lovecraftiane del mito di Chtulu.

Terzo, le donne disegnate da Santucci sono le più sexy del fumetto italiano. Non c’è storia.

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Chiudendo, salta subito all’occhio che questo è uno di quegli albi destinati a lasciare il segno, un volume che non può mancare negli scaffali di appassionati di Dylan Dog. Ciliegina sulla torta, una favolosa copertina di Gigi Cavenago, sempre più lanciato sia nel ruolo di copertinista che nell’Olimpo dei grandi disegnatori, che si rifà volutamente ai Quadri delle facoltà di Gustav Klimt. Una copertina, quindi, che rimanda direttamente al contenuto dell’albo.

Siamo di fronte a un capolavoro? Non lo so, non ho i mezzi per dirlo. Quel che è certo è che ci troviamo di fronte a uno di quegli albi che dividono e divideranno per lungo tempo e che faranno discutere parecchio.

Obiettivo centrato, insomma.