Fight of Gods, anche le divinità sanno menare! – Recensione

Fighting of Gods fa leve sull’ironia delle divinità in lotta, ma manca di qualunque attrattiva

Io ho visto picchiaduro che voi umani non potreste immaginare. Oltre a dimostrare che ho una serie dipendenza da Blade Runner in questo periodo (acuita dal seguito), questa simpatica e originalissima frase vi può lasciar intendere che nella mia vita di videogiocatore ho preso cazzotti per anni, dai primissimi Street Fighter in poi. Potete quindi capire come mi sia approcciato al nuovo arrivato del genere, un titolo che già dal nome lascia poco spazio a dubbi: Fight of Gods.

Se c’è un argomento che mai come oggi mette tutti sul chi va là è la religione, e non serve dire il perché. La fede è l’argomento politically correct per eccellenza, scherzarci o ironizzarci sopra attira ire trasversali che nemmeno vi immaginate. Eppure Pqube Limited ha deciso di pubblicare la malsana idea partorita dalle menti di Digital Crafter.

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Siamo onesti, Fight of Gods ha un minimo fascino per l’idea di vedere divinità varie menarsi come dei tamburi, ma oltre a questo primo senso di eretica attrazione, il gioco viene a noia già al secondo round. Il pantheon disponibile non manca di varietà, tra dei e dee, con la prevedibile esclusione di Allah e Maometto, onde evitare di suscitare problematiche serie. In compenso abbiamo Cristo che mena senza ritengo usando due pezzi della croce come fossero guantoni da boxe. Divertente per due secondi, ma alla lunga anche questo dettaglio dissacrante non salva il videogioco da una valutazione più tecnica.

Il livello è imbarazzante. La definizione dei singoli dei è rudimentale, con una caratterizzazione grafica minima che offre volti a malapena accennati. Le animazioni delle mosse sono ripetitive e decisamente sotto tono, lrigide e spesso in evidente ritardo, creando anche un fastidioso senso di approssimazione che spinge quasi a premere a casaccio i tasti, oltretutto disposti in modo a dir poco fantasioso (leggisi scriteriato). In pratica, abbiamo un picchiaduro afflitto da seri problemi di input lag e totalmente privo di input storage. Non sarà raro scoprire che la stessa mossa non viene ripetuta nonostante i comandi siano stati digitati correttamente, dando al tutto un senso di inutilità.

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Anche sul piano della costruzione delle arene di gioco siamo messi mali. Fondali privi di spessore, che in un picchiaduro 3D (anche se le dinamiche lo accorpano più ad un 2D) sono un pugno nell’occhio. Innegabile un grosso problema di adattamento dello sfondo all’area di gioco, con una totale assenza delle proporzioni, con le grandezze dei vari elementi (naturali e architettonici) scalati malamente, come nelle peggiori elaborazioni grafiche.

A farne il prezzo è la giocabilità, lo stimolo a provare il titolo. I primi incontri possono essere minimamente divertenti se scegliamo diversi personaggi a rotazione, senza aspettarci troppo e limitandoci a ridere di colpi speciali che ironizzano sui ‘poteri’ tipici di ogni divinità (Anubi ad esempio evoca dal terreno mummie!), ma dopo avere provato i più intriganti numi, del gioco non rimane più nulla.

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Fight of Gods è un titolo che oltre alla piccola variazione sul tema divino nel mondo dei picchiaduro, non presente un’attrattiva tale da motivarne l’acquisto, rilegando la fatica di Digital Crafter nel cassetto delle occasioni sprecate.