Designated Survivor: Un anno dopo – Recensione

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Designated Survivor torna su Netflix con il primo episodio della seconda stagione

Innegabile come agli americani piaccia infilarsi di soppiatto nelle stanze del potere, gettare lo sguardo dentro gli uffici in cui si fa la storia. Lo testimoniano il successo di serie come West Wing o House of Cards, in cui, per quanto romanzate, le vicende dei potenti di Washington sono il motore di tutto lo show. E lo riconferma anche Designated Survivor, la serie di Netflix che in questi giorni è ripartita con la sua seconda stagione.

Il fascino di Designated Survivor nasce dal suo sdoganarsi da una concezione eccessivamente realistica, facendo leva sul vissuto recente della storia moderna americana. Nella prima stagione le due linee narrative principali si poggiavano sulle indagini della strage al Campidoglio che ha eliminato tutto il Governo e la figura di Tom Kirkman (Kiefer Sutherland), nuovo Presidente in quanto sopravvissuto designato (il designated survivor del titolo).

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La scorsa stagione ha visto i personaggi principali del serial cercare di tenere unito il Paese, mentre le indagini contro l’attentato terroristico proseguivano serrate, fino a svelare un complotto che si annidava in seno alla nazione, affondando le proprie radici in un contesto decisamente reale: i gruppi di combattenti reazionari anti-governativi. Si tratta di gruppi armati molto diffusi in America (ne parla anche Azzarello nel suo recente American Monster), organizzazioni paramilitari che scelgono di opporsi al governo, e che in passato hanno colpito duramente Washington (come l’attentato di qualche anno fa a Oklahoma City).

La cospirazione che ha tenuto banco la scorsa stagione pare essere definitivamente debellata, ma l’agente Anna Wells (Maggie Q) continua a dare la caccia alla testa di questo serpente. La morte di Peter MacLeish ha costretto la Casa Bianca ad insabbiare il complotto, per non rivelare che i congiurati erano riusciti ad infiltrare un proprio sodale nientemeno che come vice presidente.

Le ripercussioni della morte del vice presidente si fanno sentire anche in questo primo episodio della seconda stagione, Un anno dopo. Il titolo indica anche un lasso di tempo fra le due stagioni, utile per garantire un minimo di assestamento alla fragile amministrazione Kikrman, ma al contempo necessario per dare la possibilità al capo dei complotto, Lloyd, di cercare a fuga e riorganizzarsi.

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Kirkman si ritrova ad affrontare un ruolo molto presidenziale e meno da spy story, ma non per questo meno facile. Un aereo con passeggeri russi viene fatto atterrare in un aereoporto americano, sotto la minaccia di alcuni terroristi ceceni, costringendo l’amministrazione Kirkmana ad intavolare un delicato tavolo di trattative con gli ambasciatori russo e ceceno.

Per dare maggior pathos e coinvolgere emotivamente Kirkman, a bordo dell’aereo viene messo un suo vecchio amico, con cui i rapporti si sono interrotti anni fa, proprio per l’inizio della carriera politica di Kirkman, Questo spunto narrativo viene sviluppato con delicatezza, tramite dei flashback e un dialogo con la moglie (presenza che non vedremo ancora a lungo, secondo indiscrezioni) che mostra il rimorso di Kirkman per un’amicizia rotta per la sua scelta di preferire l’interesse politico rispetto ad una promessa. Sutherland riesce a dare al suo personaggio una rappresentazione emozionante, sincera, per tutto il tempo il pensiero del personaggio è rivolto all’amico, e anche nell’epilogo della crisi, tutta l’emotività di Kirkman traspare, sincera.

Kirkman per me rimane un personaggio riuscito. Il suo precario equilibrio tra l’ingenuo idealista schiacciato dai meccanismi di Washington e i momenti in cui impetuoso sembra esser uno statista irremovibile è affascinante, ovviamente romanzato ma ben inserito nel contesto di Designated Survivor. In Un anno dopo è stupendo il suo colloquio con lo scrittore vincitore della medaglia del Congresso, un oppositore dei poteri forti, che viene incoraggiato dallo stesso Kirkman a non arrendersi. Una scena di una potenza narrativa forte, resa tale dalla bravura dei due attori.

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Ma tutto il cast di Designated Survivor mostra la propria validità in questa apertura di stagione, in cui non mancano nuovi spunti su cui sviluppare un’interessante infornata di episodi. Dall’ingresso di un nuovo membro dello staff ai dubbi di Seth sul proprio ruolo, fino alla caccia di Anna, sempre più decisa a braccare Lloyd e fermarlo, anche girando per il mondo e alleandosi con agenti delle altre agenzie (in questo caso, dell’MI6 britannico).

Il finale di questo primo episodio lascia presagire come la Casa Bianca non sia assolutamente al sicuro, e Lloyd abbia in mente qualcosa. Netflix ha deciso di rilasciare la seconda stagione di Designated Survivor con cadenza settimanale, il venerdì, quindi come per Star Trek Discovery niente binge watching!