Martin Mystere NAC: La pietra filosofale – Recensione

Manuel Enrico Di Manuel Enrico 6 Min di lettura

Martin Mystere si avvia verso il finale delle sue NAC, ma prima tappa a Venezia!

La storia che in questo ultimo anno ha mostrato un nuovo Martin Mystere sta per arrivare al gran finale. Le Nuove Avventure a Colori (dette NAC, per comodità) sono giunte al penultimo numero, un viaggio che sta per finalmente per svelare gli ultimi dettagli che potranno darci modo di scoprire cosa si celi realmente dietro questo nuovo avatar di Martin Mystere.

In questi mesi più volte si è detto che le NAC all’ultimo avrebbero svelato la loro vera natura, e gli eventi che sono scaturiti negli ultimi due numeri sono stati indice di quanto l’arco narrativo di questo Martin Mystere insolito sia stato pensato proprio con questo scopo. Le NAC sono state divise in quattro mini archi da tre albi, legati da una macrotrama, che hanno contribuito a creare la fitta rete di interrogativi che con questa trilogia finale avranno finalmente risposta.

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Devo ammettere che nello scorso numero (La caduta di Agarthi) ha dato già una chiave di lettura abbastanza netta per questo lungo racconto, con la foto di Diana in cui compare un Martin Mystereclassico‘ nella sua New York. La rubrica iniziale di questo undicesimo numero, La pietra filosofale, non a caso offre un breve articolo in cui viene spiegato il concetto di multiverso, la coesistenza di diversi universi alternativi o anche coesistenti… come direbbe Spock, Infinite Dimensioni in Infinite Combinazioni.

E questo pare essere uno dei punti di forza delle NAC di Martin Mystere!

Dopo aver cercato di salvare l’umanità da una catastrofe immane nello scorso episodio, Martin e Sergej tornano da Agarthi scoprendo che il loro intervento pare, invece, aver accelerato il dramma. Costretti ad una fuga continua dalle forze di polizia che li ritengono responsabili di terrorismo, i due proseguono la loro missione, giungendo a Venezia, dove sperano di trovare un modo per rimettere in linea il mondo!

Nelle NAC quello che non è mai mancato è il saper costruire un’atmosfera di contorno alle avventure di Martin Mystere che non fosse un semplice sfondo, ma divenisse arte integrante del mondo dell’archeologo. La pietra filosofale non fa eccezione, grazie ad una caratterizzazione del mondo impazzito che, in alcuni frangenti, ha un che di reale, ricorda scene viste nei telegiornali durante situazioni di eventi drammatici (il saccheggio del centro commerciale, ad esempio). La sfida dei Mysteriani, il collettivo dietro questo grandioso progetto, non è stata solo quella di creare un Martin Mystere convincente, ma anche di inserirlo in un contesto ben noto ai lettori, in cui convivessero sia la realtà quotidiana che la dimensione mysteriosa tipica del personaggio.

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Come in ogni albo di questa miniserie, una città italiana offre uno dei propri luoghi misteryosi a Martin per la sua missione. In La pietra filosofale è il turno di una delle città magiche della nostra penisola, Venezia, che con la sua anima particolare era una meta che definirei obbligata per Martin. La ricostruzione architettonica della città lagunare (opera di un Rosario Raho particolarmente ispirato) è appassionante, complice la colorazione suggestiva di Musumeci e Rudoni.

Va riconosciuto alle NAC l’aver gestito in modo accorto la crescita dei personaggi. Prendere protagonisti rodati e considerati assiomi da una grande fetta di pubblico non è una scelta presa alla leggera, ci si scontra con un’idea pregressa che rischia di cozzare con il nuovo progetto. Privare Martin di alcune sue caratteristiche (in primis, la logorrea) poteva essere un azzardo, ma il thin tank dietro le NAC ha saputo mantenere l’animo di Martin Mystere anche in questa nuova incarnazione.

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Le NAC hanno tratto forza anche dall’interazione dei personaggi, dalla crescita dei diversi rapporti, specialmente quello tra Martin e Sergej. Se in La caduta di Agarthi abbiamo visto il loro periodo presso il tempio in cui hanno appreso le loro conoscenze più particolari, con La pietra filosofale ci viene mostrato l’attimo del distacco tra i due. La presenza di Sergej ha sempre lasciato una certa inquietudine, il suo comportamento così lontano dal carattere di Martin ha creato un affascinante contrasto, arricchito dal gioco dietro le ombre che Orloff sta continuando, come vediamo anche in questo numero.

In previsione del finale del prossimo numero, in La pietra filosofale assistiamo ad una sorta di chiamata alle armi di tutti i personaggi che hanno accompagnato il nostro Martin in questa NAC, una grande alleanza pronto a sostenerlo nello scontro definitivo. Il finale è il miglior cliffhanger dell’intero corso delle NAC, molto cinematografico (da incallito trekker mi è sembrato di vedere una delle scene finali del primo film di Star Trek), e ormai la curiosità per il gran finale (complice l’anteprima della stupenda copertina di Filippucci) è decisamente tanta, ma devo rassegnarmi ed attendere il 5 ottobre per l’ultimo capitolo, Al cuore della tenebra!

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