Capitan America 16: Corte Marziale! – Recensione

Capitan America inizia a riscrivere il mito di Cap, mettendo i primi tasselli di quello che sarà Secret Empire!

Civil War 2, nel suo momento di massima tragicità, aveva mostrato uno scenario che ha sconvolto entrambe le fazioni: Miles Morales, l’Ultimate Spider-man, uccidere Capitan America, sullo sfondo le rovine del Campidoglio. Sarebbe sicuramente stato più intenso questo colpo di scena se non fossero già arrivate le notizie da oltreoceano su cosa stava uscendo in America, ma ormai sappiamo che questa visione dell’Inumano Ulysses Cain è profondamente legata all’arrivo del nuovo maxi evento Marvel, Secret Empire, che vedrà come protagonista Steve Rogers, alias Capitan America.

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Pur sapendolo, vedere Cap inneggiare all’Hydra è stato un duro colpo. In casa Marvel si è deciso di toccare uno dei personaggi più iconici, simbolo stesso dello spirito americano, che non a caso anni fa, proprio durante un duro periodo, aveva scelto di abbandonare lo scudo perché non credeva più nei suo principi, divenendo Nomad.

Il Cap che vediamo in Corte Marziale è principalmente un giovane Steve Rogers, nel 1940. Ragazzo gracilino, poco resistente ma con una ferrea forza volontà, che impressiona Daniel Whitehall, un alto esponente dell’Hydra, che lo sceglie per una missione di infiltrazione in America.

Questa distruzione e ricostruzione di un’icona come Capitan America è un’operazione ardita, si tratta di ricostruire buona parte del mondo Marvel, riscrivendo, letteralmente la storia. Spencer riesce in questa impresa presentando un Rogers adolescente che mostra tutte le caratteristiche che siamo portati a ricordare di lui (debolezza, perseveranza e carisma) ma li inserisce in un contesto diametralmente opposto, li rende strumenti dell’eterno nemico di Capitan America. Per quanto possiamo esser pronti, la narrazione su due fronti (passato/presente) è intrigante, mantiene un suo fascino anche quando l’attenzione è portata su Maria Hill e la sua corte marziale. Parte di questo fascino è, probabilmente, il sapere cosa sta per accadere, ma non il come, siamo in attesa di vedere la tempesta abbattersi.

Il duo Javier Pina e Andres Guinaldo riesce a disegnare questo intreccio in modo convincente, con una bella caratterizzazione emotiva di Steve nella sua versione adolescente. Uguale cura riceve la corte marziale alla Hill, che viene presentata in modo coinvolgente.

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Il finale di questo episodio è ben congeniato, e ci riporta ad una delle persone essenziali nel mito di Capitan America.

Sempre Spencer è autore della storia del ‘secondo’ Capitan America, Sam Wilson, l’ex Falcon per anni spalla del Cap titolare. Usando Joaquin Torres (il nuovo Falcon) e Rage, con le loro origini sudamericane, Spencer sviluppa una trama che sembra attingere alla quotidianità americana. La difficoltà di integrazione, la sfiducia nell’altro e nello straniero tipiche di una certa politica americana attuale è perfettamente incarnata da Ariella Conner, agguerrita portavoce di una corrente xenofoba che estende la sua paura coperta da rabbia sul nuovo Falcon.

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La lotta interiore di Joaquin viene vissuta anche dalle didascalie in cui è Sam Wilson a raccontare come comprenda i turbamenti del suo erede. La particolarità della trama è stata rappresentata in modo emozionante da Paul Renaud, che riesce a creare una buona tensione durante l’intervista televisiva della Conner o lo scontro di Joaquin e Rage nel campus universitario.

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Inserire in un contesto fumettistico una tematica così attuale e controversa è un gesto ammirevole, e sarà interessante vedere come verrà sviluppata con l’entrata in scena degli Americorps.

Visto l’importanza di Secret Empire, il mensile di Capitan America da questo mese raddoppia, in moda da coprire al meglio l’avanzare di Secret Empire. L’appuntamento con Cap è qundi per il 31 agosto, con il numero 17! Nulla sarà più come prima!