Crest: essere divinità è una fatica! – Recensione

Avete presente il primo Ghostbuster, quando Peter consiglia a Ray di rispondere ‘sì’ quando gli chiedono se è un dio? Evidentemente le menti di Eat Create Sleep concordano con il dottor Venkman, visto che hanno portato su Steam il loro simulatore di divinità, Crest. A voler esser pignoli, Crest è un simulatore di religione, un gioco che mostra come l’influenza del credo di un popolo ne possa decidere le sorti. In passato già altri titoli hanno mostrato questo particolare approccio (da Civilization a Populus fino ad Endless Space 2), ma un taglio così specifico è una novità interessante.

Fin dalle prime battue viene posto l’accento proprio sulla religione, con una intro che ha il fascino dei videogiochi di un tempo, in cui il primo punto forte era il coinvolgere il giocatore nell’atmosfera del titolo. Veder nascere il nostro culto attraverso pitture rupestri in una grotta, con un disegno squadrato e semplicissimo è un preziosismo, crea quel giusto senso di curiosità che ci aiuta a sentirci degli dei.

Ma esser divinità è un lavoraccio sappiatelo!

crest 1

Scopo di Crest è veder fiorire la nostra civiltà, pilotando l’evoluzione tramite una serie di precetti religiosi che hanno in realtà il ruolo di comando solitamente associato ad altri gestionali. Potremo ordinare il classico “andate e moltiplicatevi” come un più sostanzioso editto per aumentare il raccolto, oltre che ordinare un bell’esodo per poter conquistare nuovi territori. All’inizio avremo una singola cittadina che ci venera, ma ben presto la nostra divinità diventerà così innegabile che molte altre città vorranno inginocchiarsi innanzi a noi, ammirare la nostra magnificenza, venerare cotanta maestosa… insomma, come dicevo Crest rischia di generare deliri di onnipotenza, per questa ragione le dinamiche sono state studiate in modo da farci sudare la nostra divinità!

Ogni editto ha un suo punteggio, che sarà decurtato dai nostri punti divini, una preziosa risorsa che si risanerà col tempo, utile sistema per non trasformare Crest in una semplice catena di comandi. In questo modo, dovremo sempre tenere sotto controllo cosa i nostri fedeli desiderano, quali sono le loro esigenze creare appositi comandamenti per accontentarli, tenendo sempre presente la crescita della civiltà.

Se pensate che sia una cosa semplice, siete in errore. Il tutorial è essenziale in questo caso, spiega molto bene quali sono gli innumerevoli dettagli da tenere sotto controllo per ottimizzare i nostri editti, in modo da massimizzare la nostra vis divina. Ignorare uno di questi aspetti può portare i nostri fedeli alla disobbedienza, visto che, contrariamente ad altri titoli più noti, in Crest i nostri fedeli non sono soggetti passivi, ma hanno il libero arbitrio, e una divinità che li rende infelici per loro non merita più la loro devozione!

crest 2

Le nostre scelte ed il progresso della nostra civiltà sono narrate dal Chronicler of the Underworld, un misterioso personaggio che annoterà ogni nostra conquista ed editto, un modo divertente per tenere presente i nostri progressi e valutare l’esito dei vari editti, in modo da evitare di commettere gli stessi errori.

Crest vuole esser un gioco semplice ma divertente, e questa sua volontà traspare in pieno anche nello stile grafico. Squadrato, iper colorato e con una caratterizzazione minimalista, è reso magnificamente per il tipo di gioco che vuol essere, mantiene il giocatore nel giusto mood, senza distrarlo con una grafica da urlo ma lasciando che la sua attenzione vada ai diversi aspetti del gameplay. L’onniscienza è una dura arte da maneggiare, e Crest vuole insegnarci con calma!

Se ben studiato, Crest rappresenta un titolo intrigante, uno dei quei prodotti che si guardano con sospetto ma che una volta provati mostrano una serie di interessanti features che li rendono delle chicche che rischiano di perdersi nella quantità di titoli attualmente presenti. E poi esser un dio ha il suo fascino!