Game of Thrones 7: recensione del secondo episodio ‘Stormborn’ [SPOILER]

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Potere alle donne in Stormborn secondo episodio della settima stagione di Game of Thrones! La Recensione

Se c’è una cosa che salta subito all’occhio, guardando questo secondo episodio della settima serie di Game of Thrones, a differenza del primo, è che sono le donne a farla da padrone.

Incominciando dal titolo, Stormborn, Nata dalla Tempesta, uno dei tanti appellativi che sono stati dati a Daenerys Targaryen, ormai diventata (c’era ancora qualche dubbio?) una vera e propria regina, che siede a consiglio con i suoi più validi alleati: lady Olenna Tyrrel di Alto Giardino, Yara Greyjoy delle Isole di Ferro e Ellara Sand di Dorne, oltre alla fidata ancella e consigliera Missandei (che riuscirà anche ad arrivare al sodo con il valoroso Verme Grigio!), come sempre al suo fianco.

Tutte donne, di una certa caratura, tanto che il loro carisma e la loro determinazione mettono in ombra anche Tyrion, primo Cavaliere della Khaleesi, con l’astuto Lannister pronto comunque a cancellare le perplessità sulla sua lealtà, causate del suo cognome, dando prova delle sue abilità di fine stratega.

Game of Thrones 7

Una volta deciso il piano per la campagna di riconquista dei Sette Regni, Daenerys si intrattiene a colloquio privato con lady Olenna, uno dei miei personaggi femminili preferiti, dando vita a una scena che ho trovato particolarmente suggestiva.

L’anziana e straordinariamente pragmatica Lady, passata non certo indenne attraverso innumerevoli intrighi di potere e questioni politico-dinastiche, in Stormborn consiglia la giovane, ma ugualmente saggia, Khaleesi non tanto sulla strategia da tenere in battaglia, ma su come porsi ai Sette Regni. “I Signori di queste terre sono pecore, tu sei un Drago” la ammonisce, “sii dunque un Drago!”. Davvero di impatto!

A completare il gruppo di donne influenti in casa Targaryen ci pensa la conturbante Melisandre, che giunge a sorpresa a Dragonstone, portando i suoi oscuri servigi al servizio di Daenerys e della sua causa e, cosa più importante, informandola che Jon Snow e i superstiti di casa Stark hanno ripreso il controllo sul Nord palesando una fattibile alleanza che in qualche modo “s’ha da fare”!

Tyrion fa giustamente notare che l’affascinante e misteriosa Melisandre non è propriamente una campionessa di affidabilità, convenendo comunque sull’opportunità di stringere un patto con il bastardo di Ned, ma Daenerys, che poco prima aveva letteralmente incastrato lo sfuggente Varys, è di diverso avviso vedendo grandi potenzialità nella sacerdotessa.

Cambiamo scena e andiamo a trovare un’altra grande protagonista, la regina Cersei, anche lei intenta a prepararsi a dovere per lo scontro.

Cersei deve obbligatoriamente trovare più alleati possibili, per riuscire a fare fronte agli eserciti dei Targaryen a est e alle armate di Jon, nuovo Re del Nord, che ha risposto (molto saggiamente aggiungo) picche al gentile invito della Regina di raggiungerla a Approdo del Re e inginocchiarsi davanti a lei.

Cersei ha un solo modo per trovare appoggio, circuire chi le sta intorno. Che lo faccia tramite il suo fascino, le menzogne, con le minacce dirette o con dei velati “avvertimenti”, una delle caratteristiche principali di questa donna è proprio ottenere quasi sempre quel che vuole e, quando non può esporsi in prima persona, c’è sempre il suo fidato fratellino Jamie che provvede in sua vece.

Intanto a Nord Jon Snow decide, nonostante il parere contrario di Sansa e dei lord a lui fedeli, di partire per Dragonstone accettando l’invito di Daenerys ma soprattutto perché informato da Samwell Tarly che proprio la fortezza della madre dei draghi si trova su un immenso giacimento di Vetro di Drago, unica cosa capace di uccidere un Estraneo.

Lasciando il comando di Grande Inverno nelle mani della sempre più risoluta Sansa, Jon favorisce finalmente il ritorno di un legittimo membro della famiglia Stark sull’assise del Nord, mentre Arya, altra superstite dello sterminio della casata, decide di dirigersi verso Grande Inverno non appena viene a conoscenza che i suoi fratelli superstiti sono riusciti a riconquistarlo ai Bolton.

In questo frangente accade un qualcosa di inaspettato quando Arya incontra un metalupo (forse Nymeria?) che sembra riconoscere la ragazza ma si rifiuta di ricongiungersi a lei, scomparendo con il resto del branco nella foresta. In questa scena, che sa tanto di Jack London e del suo Il Richiamo della Foresta, percepiamo finalmente quel cambiamento che la serie ci ha messo sotto gli occhi ma che, edulcorato dal trascorrere delle stagioni, ci stava quasi per sfuggire: tutti sono cambiati, Westeros è cambiato, le priorità sono cambiate.

Arya si è “inselvatichita” come la sua metalupa fatta fuggire dalla pazzia vendicativa di Geoffrey lo scemo, diventando un’assassina il cui unico obiettivo è vendicare la mattanza della sua famiglia.

Sansa è cresciuta ed ha il piglio da vera regnante. La ragazza gentile ed innocente non c’è più perché ha lasciato il posto ad una donna che sa quello che deve essere fatto, sa di chi fidarsi e conosce chi dovrà pagare per il tradimento.

Daenerys è cambiata, non è più solo Khaleesi, è una regina legittima e legittimata che punta al trono che fu di suo padre con astuzia, determinazione e senza indecisioni, nemmeno di fronte alle sincere manifestazioni di obbedienza alla sua autorità!

Cersei è cambiata: più decisa che mai a difendere il suo status di regina capisce che non è forte e sicura come un tempo, che in tanti godrebbero di fronte alla sua disfatta ed ora più che mai l’annientare i suoi nemici è l’unico modo per soddisfare la sua sete di potere e bilanciare le “perdite personali”, i figli che ha “sacrificato” per il Trono di Spade, quel trono che sente suo di diritto e che solo il nascere donna ne ha reso così complicato l’ottenimento.

In un episodio di Game of Thrones in cui il fattore “donna” domina e fa sentire tutta la sua influenza e potenza sullo svolgersi delle vicende, tre uomini, ognuno a modo suo si ritagliano una parte significativa all’interno di Stormborn: Jon Snow, Samwell Tarly e Euron Greyjoy.

Jon parte tra i mugugni verso Dragonstone e, nonostante ciò mini la sua autorità, si assume i doveri di un vero Re, la responsabilità chi è costretto a prendere decisioni che influiranno sulla vita di migliaia di persone. Il vero nemico che minaccia il suo popolo e la gente di Westeros, da cui tutti si dovranno difendere, sono gli Estranei e in questa puntata Jon si eleva oltre le umane dispute per un trono, oltre i compromessi della politica, oltre il presente fatto di sete di potere e sentimenti di vendetta: Jon Snow sente il dovere di difendere quel mondo dall’oscurità e dalla notte più lunga di sempre. Il valore di un combattente non è buttarsi a capofitto in ogni scontro, ma preservarsi integro per un nemico più grande, giusto no?

Sam è anche lui cambiato e, con furbizia e coraggio studia alacremente i testi antichi della Cittadella, conscio che la salvezza sia nella conoscenza e, dopo aver avvertito Jon dell’esistenza di un giacimento di Vetro di Drago a Dragonstone, armato della sua solita curiosità e di una buona dose di incoscienza tenterà in tutti i modi di curare Ser Jorah Mormont dal morbo grigio, consapevole quanto la figura del ramingo cavaliere possa essere fondamentale per il futuro di Westeros.

Stormborn

Sul finire di Stormborn, episodio di Game of Thrones che sembra fare da collegamento e trampolino di lancio verso il terzo, si staglia prepotente la figura di Euron Greyjoy, che riesce a sbaragliare con troppa facilità la flotta della nipotina (forse l’unico momento che la sceneggiatura di questo episodio sembra aver preso improvvisamente fretta), coprendo di ridicolo nuovamente il povero Theon il quale, impaurito ed inerme, scappa invece di salvare la sorella dalle grinfie di quel simpatico bizzarro dello zio; eppure, la fuga di Theon potrebbe rivelarsi qualcosa di diverso da una vigliaccata.

Euron quindi tornerà dalla bramata Cersei con i doni promessi: Yara Greyjoy e soprattutto Ellara Stand che dovrà tremare al cospetto della vendicativa regina, un Euron che forse troppo repentinamente (a mio avviso) ha trovato uno spazio importante e una presenza pesante nella contesa.