Teletrasporto, un altro passo verso la tecnologia di Star Trek!

teletrasporto Star Trek

Il teletrasporto di Star Trek potrebbe essere più vicino grazie al lavoro di un team di scienziati cinesi!

Se c’è un qualcosa che rende subito identificabile Star Trek, caposaldo della fantascienza, è sicuramente il teletrasporto. Nonostante alcuni personaggi del serial di Gene Roddenberry non siano particolarmente affezionati a questa tecnologia, come il buon vecchio Leonard Bones McCoy, è innegabile che il teletrasporto abbia un fascino tutto particolare. Eppure, questa caratteristica di Star Trek nasce come espediente narrativo per risparmiare sugli effetti speciali necessari per mostrare un’astronave che atterra su un pianeta, mentre sbarcare un equipaggio era molto più semplice (in seguito si disse che le astronavi erano troppo grosse per poter sbarcare, almeno fino alla Voyager!).

“Io nel teletrasporto non ci entro!”

Sarebbe curioso sapere cosa penserebbe Roddenberry oggi che il viaggio verso il teletrasporto sembra esser sempre più vicino al traguardo! Negli ultimi anni sono stati fatti diversi passi avanti in questa tecnologia, ed uno di questi progressi è avvenuto in questi giorni, grazie ad un team di scienziati cinesi.

Il 10 luglio scorso, il team di scienziati del Micius Project hanno effettuato la prima trasmissione terra-orbita di materia, creando il primo network quantico, realizzando un nuovo record per la maggior distanza su cui sia stato misurato l’entanglement quantistico.

Il Micius è un satellite messo in orbita lo scorso anno, così battezzato in onore di un antico filosofo cinese; posto in un’orbita sincrona con il Sole, la sua rotazione lo porta ad essere nella stessa posizione rispetto alla Terra nello stesso momento ogni giorno. Micius è un ricevitore di fotoni estremamente sensibile, in grado di rilevare gli stati quantici di un singolo fotone sparato da terra; questa sua capacità è fondamentale in quanto dovrebbe consentire agli scienziati di testare tecnologie come entanglement, criptografia e teletrasporto.

Il teletrasporto è ormai un’operazione di routine nei laboratori che si occupano di quantistica in tutto il mondo, sfruttando una tecnologia che si basa sul fenomeno dell’entanglement. Questo avviene quando due oggetti quantici, come i fotoni, si formano nello stesso istante e punto dello spazio, condividendo la medesima esistenza. In termini tecnici, sono identificabili dalla stessa funzione d’onda. Questa esistenza condivisa permane anche quando i due fotoni vengono separati da grandi distanze, con il risultato che misurazioni e mutamenti di condizioni su uno dei due fotoni si ripercuotono all’istante anche sul secondo fotone, a prescindere dalla distanza che li separa.

Forse ispirati proprio dal teletrasporto di Star Trek, nei primi anni ’90, gli scienziati intuirono che sfruttando questo aspetto era possibile trasmettere informazioni quantiche da un punto dell’universo all’altro. L’idea di base era di ‘scaricare’ tutte le informazioni associate ad un fotone in un punto e trasmetterle tramite un legame di entanglement ad un altro fotone in un differente punto, in modo che il secondo fotone prendesse l’identità del primo fotone, diventandolo a tutti gli effetti. Questa sarebbe la natura del teletrasporto ed è stato effettuato diverse volte in svariati laboratori sulla Terra. Secondo gli scienziati cinesi:

“Il teletrasporto su lunga distanza è stato riconosciuto come elemento fondamentale per tecnologie come network quantici su larga scala e computer quantici”

Uno schema del funzionamento dell’esperimento del team cinese

In teoria, non dovrebbe esistere una distanza massima di operatività, ma l’entanglement è una cosa delicata perché i fotoni interagiscono con la materia nell’atmosfera o all’interno delle fibre ottiche, causando la perdita dell’entanglement stesso, con la conseguenza che la distanza su cui gli scienziati hanno potuto analizzare l’entanglement e realizzare il trasporto era piuttosto limitata.

“Precedenti esperimenti di teletrasporto tra lugohi distanti erano limitati a un raggio di 100 chilometri, a causa della dispersione dei fotoni nelle fibre ottiche o in canali di spazio aperto sulla Terra” 

Il Micius, in orbita ad un’altitudine di 500 chilometri, cambia le carte in tavola, visto che la maggior parte della distanza che lo separa dalla Terra è spazio vuoto. Per ridurre ulteriormente lo spazio di atmosfera tra il satellite ed il centro studi, i cinesi hanno allestito il loro laboratorio a Ngari in Tibet, ad un’altitudine di più di 4.000 metri. In questo modo, la distanza tra i due punti del teletrasporto varia tra i 1.400 chilometri quando è prossimo all’orizzonte e i 500 quando è perpendicolare alla stazione scientifica.

Questo esperimento sembra aprire un nuovo spiraglio verso la realizzazione del teletrasporto tanto caro a noi trekker, ma finora si parla di pura materia. Come si domandava il caro Bones, finché si tratta di ricreare un oggetto inanimato il problema potrebbe essere anche di facile risoluzione, ma come fare quando il soggetto da teletrasportare è un essere vivente?

L’annosa questione del trasferimento di una coscienza potrebbe rappresentare uno scoglio sull’eventuale teletrasporto di un uomo. Anche in Star Trek la questione è stata più volte trattata, con un tono da racconto fantascientifico ovviamente; come dimenticare episodi che hanno visto il teletrasporto diventare un infido strumento che dava origine a scissioni di personalità o divenire portale per dimensioni parallele! Il fascino del teletrasporto conosciuto in Star Trek è innegabile, ma il modello che potremo usare in futuro potrebbe condividere con la creazione di Roddenberry solo il nome. E sarà impossibile non immaginarsi un sogghignante Leonard McCoy, finalmente soddisfatto di aver avuto ragione!