Orfani Sam 4: Cavalli e segugi – Recensioni

Orfani Sam con il quarto numero ribadisce il roccioso impianto narrativo della serie creata da Roberto Recchioni

Orfani è un gigantesco imbroglio, e lo dico con tutto l’affetto possibile per una delle serie Bonelli che maggiormente apprezzo. In questo caso, l’inganno è il mettere alla prova il lettore, vedere quanti livelli di lettura riesce a cogliere in ogni albo, o se più semplicemente si ferma al primo impatto. A costo di sembrare spocchioso, mi spingo al punto di dire che Orfani è come uno dei quei film dalla trama intricata e dall’animo personale del regista infuso su pellicola; non è il lettore che sceglie di legger Orfani, ma è la serie di Recchioni (e per Orfani Sam, anche di Michele Monteleone) che sceglie se aprirsi a chi sfoglia l’albo.

Sarebbe facile limitarsi alla semplice lettura della storia, magari restando delusi non cogliendo certe sfumature.

Orfani Sam : Cavalli e segugi è forse il migliore esempio di questa anima complessa. Leggendolo una prima volta si potrebbe pensare che Ringo sia un personaggio sbruffone e apparentemente divertente, ma scendendo più in profondità si percepisce un tormento interiore che mostra la reale natura del personaggio.

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La copertina di Orfani Sam: Cavalli e segugi

Uno dei temi cruciali di Orfani come serie è la famiglia, la costruzione di un mondo di appartenenza che se non per sangue possa originarsi da un terreno comune, come le esperienze e le tragedie. Gli Orfani originali era legati dalla loro sofferenza nell’addestramento, Rosa e i suoi due compagni di viaggio erano legati al primo Ringo per un viaggio di speranza (e qualcuno per il sangue), ma uno come il nuovo Ringo, a chi può sentirsi legato?

L’apertura di Cavalli e segugi (e stavolta Hugh tranquillo, che non ci sono astronavi e c’è anche un cavallo!) è forse il momento in cui finalmente Ringo si apre, ammettendo le proprie debolezze, una in particolare: la solitudine forzata in cui è costretto. Pur essendo scientificamente e sinteticamente parte degli Orfani, avendone il DNA mescolato in modo da averne i poteri, Ringo è privo di quel terreno comune che lo renderebbe parte di questa famiglia allargata. Non ha mai sofferto, non ha versato il sangue per un proprio ideale. Non ha sacrificato nulla.

Le tavole in cui quasi con disperazione cerca di sentirsi parte di questo nucleo familiare, in cui figurano persino personaggi minori ma che hanno sofferto nelle scorse stagioni, è parte dell’inganno di cui accennavo prima, è il momento in cui le maschere scivolano e il sarcasmo di Ringo appare finalmente come la corazza che è realmente, la difesa contro il peggior nemico del pistolero: i propri dubbi interiori.

La difficoltà che Ringo mostra in questo albo di Orfani, potrebbe essere riassunto in una delle dualità che da sempre accompagna questa serie: come distinguere realtà dalla percezione, cosa è vero e cosa artificiale, cosa può essere definito umano e cosa sintetico. Se Ringo è in ancora in cerca di questa soluzione del dilemma chi la trova in Cavalli e segugi è Sam.

Vista per due stagioni come l’emblema del sintetico, dello schiavo costretto ad obbedire agli ordini della Juric, finalmente la Mocciosa mostra il suo rifiuto ad esser un semplice strumento, divenendo pienamente cosciente della propria volontà. E come? Ma ovvio, col sacrificio. Sam è disposta a tutto pur di salvare Perseo ed Andromeda, una volontà ferrea che esula dalle costrizioni di una programmazione di stampo asimoviano (le sue direttive sembrano un riuscito mix tra l’interfaccia OCP di Robocop e i precetti delle Tre Leggi della Robotica), il tutto per rispondere ad una domanda di Perseo

“O sei la nostra mamma o sei una macchina… scegli!”

E Sam decide, nel momento in cui deve essere pronta, agisce come una madre, pronta a tutto, a mentire al proprio figlio promettendo una sicurezza che nemmeno lei è certa di poter garantire, ma per cui darebbe la vita, perché:

“Ci rimetteremo in marcia. Insieme, come una famiglia”

Sam sceglie il sacrificio, e in questa sua decisione si trova il suo ingresso nella famiglia di Orfani, o meglio nel suo caso il ritorno a quella famiglia che si ritrova sotto l’Albero delle Pene, che li protegge, alimentandosi delle loro sofferenze. Tocco di classe è il non mostrare come Sam compie questo sacrificio, mostrando al lettore le conseguenze del gesto sul piano emotivo raccontandolo con l’empatia coi due giovani.

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Orfani: Sam spinge forte sul piano psicologico

Ma c’è una componente della vita umana che da sempre fa della distinzione realtà/percezione il suo scoglio: la religione. Nello scorso numero il culto della Madre Severa aveva creato una litania vicina a quella del Cristianesimo, ma nel nuovo numero di Orfani Sam questa visione fanatica del diacono Luca si scontra con il pragmatismo di Garland e rimette in gioco un personaggio che pensavamo perduto: Jsana Juric. I piani della Juric non sono andati come previsti, vi dico solo questo, e la presenza di un personaggio come Marta ‘La Pazza’ Hack (credo omaggio alla celebre astrofisica toscana) riapre un dibattito sulla valenza dell’anima. Il piano della Juric, se realizzato, si inserirebbe in un dei topoi più importanti della fantascienza, quella digitalizzazione della coscienza che unisce un intero ramo della letteratura sci-fi, da Gibson fino a Morgan.

Ma parlando di Orfani Sam, non può certo mancare l’azione, e la presenza di Ringo è la miccia ideale per scatenare una delle scene action più divertenti, esagerate e spericolate mai lette, con una dinamicità da blockbuster hollywoodiano.

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Orfani Sam, come sempre una gioia per gli occhi

Il merito è anche di un comparto di disegnatori (Werther dell’Edera, Luca Claretti, Luca Casalanguida) che sanno alternarsi in modo perfetto, distinguendo le diverse chiavi narrative ma mai privando la storia di un’organicità che rappresenta l’ossatura della storia, con l’opera di Giovanna Niro ai colori per la copertina e Stefania Aquaro che colora la storia, rendendo il tutto ancora più coeso, ma senza privare gli artisti della propria individualità. La copertina di Carmine di Giandomenico è la solita gioia per gli occhi, una conferma che fa il paio con l’ennesimo ottimo lavoro di Marina Sanfelice al lettering.

Uno dei citati livelli di comprensione di Orfani Sam è la caccia alla citazione. Non è semplice fare un riferimento all’interno di una storia, bisogna cogliere il punto adatto e lasciarla cadere con apparente noncuranza, sfidando il lettore a coglierla.

Si può scegliere di citare una particolare impostazione grafica, come la tavola di apertura, un richiamo agli anni ’90 per impostazione, con la didascalia del dialogo tra Ringo e RR13 che ricorda vagamente i vaneggiamenti di Deadpool e le sue voci, per come sono inseriti nella tavola. Possono esser citazioni ad un film cult, come Star Wars, come nella battuta di RR13 sulle sue capacità linguistiche o nell’identificare l’avamposto pirata nel deserto

“Non troverai mai un covo di feccia e malvagità peggiore di questo posto”

Leggere Orfani può essere un’esperienza leggera e adrenalinica se ci limita al semplice appassionarsi alle sparatorie e alla dinamicità di Ringo, se invece ci si addentra nella narrazione cogliendo i vari riferimenti, siamo di fronte ad una serie ricca di interessanti spunti di riflessione.

Il prossimo numero di Orfani, Duello al sole, ci attende il 16 agosto.