Killjoys, anche SyFy può sbagliare

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Killjoys, il cast

Killjoys è il serial fantascientifico di Syfy e Space approdato su Netflix, ma sarà in grado di riconfermare la buona qualità dei suoi predecessori?

Quando veniamo abituati troppo bene tendiamo a dare tutto per scontato, come se nulla possa cambiare. Da quando Syfy ci ha offerto serial di fantascienza del calibro di Battlestar Galactica e The Expanse, siamo indotti a pensare che dal canale statunitense arrivasse solo materiale di una certa qualitĂ . Ecco, l’illusione di cui si parlava poco fa è proprio questa, che SyFy non possa produrre una prodotto mediocre, ma con l’approdo di Killyojs (che Syfy produce assieme all’emittente canadese Space) su Netflix ci viene dimostrato come la qualitĂ  delle giĂ  citate serie non sia da dare per scontata.

Trattandosi di fantascienza, marchio di fabbrica del canale canadese, ci si potrebbe aspettare una produzione appassionante, con una trama ed un’ambientazione innovativa. Invece Killjoys fin dalla base della sceneggiatura non ha una sola scintilla di novitĂ , un guizzo di genio che si distingua e faccia decollare la serie. Con un’aderenza fin troppo stretta ai dettami della fantascienza, l’umanitĂ  è sparpagliata per la galassia, con una societĂ  divisa in caste e che vede come protagonisti tre cacciatori di taglie (i Killjoys del titolo), con un prevedibile triangolo di tensioni e pulsioni che lega la squadra composta da una donna e due fratelli, con relative problematiche familiari annesse che sono tra il prevedibile e lo stantio.

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I tre Killjoys in tutto il loro (inesistente) carisma!

Quello che stupisce è come sia stato possibile dare il via ad una produzione imbarazzante come Killjoys. Il primo deficit è il cast, che vede nei ruoli principali il maggior problema: Hannha John- Kamen sembra non aver mai recitato. Specialmente nei primi episodi è legnosa, poco credibile e con espressioni che sanno di costruito e finto al punto da non creare una minima empatia con gli spettatori. Non si può certo dire che Aaron Ashmore (Smalville, e gemello di Shawn) e Luke MacFarlane siano stati meglio, con un disperato tentativo di risultare simpatici e nel ruolo, cercando di trasmettere una sensazione di fraterna sfida che non emerge mai, risulta forzata.

La colpa non è tutta dei tre attori, ma anche di chi ha scritto la sceneggiatura, che sembra abbia deciso di attingere a man bassi da altre serie sia per elementi principali che per aspetti secondari, mescolandoli in modo disordinato e con un pessimo tempismo, che ha sempre un tono di prevedibilitĂ , di giĂ  visto, scontato. Nelle scene di azione il tutto sembra voler prendere un tono da ‘bad boys‘, con pose da combattenti professionisti stile action movie e battute che dovrebbero risultare da machi, ma che fanno ridere per la loro banalitĂ , prima di far sospirare in attesa della fine della puntata.

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L’eccezionale espressivitĂ  del cast di Killjoys non delude mai….forse…

Come se non bastasse, è convinzione della regia che per fare un serial spaziale basti mettere una missione su un pianeta con una villa stile provenzale e far credere sia una piantagione con schiavi, astronavi e sparatorie o usare delle tonalità cromatiche talmente estremizzate che si arriva al livello di produzione quasi amatoriale (anzi, ne ho viste alcune decisamente migliori, tipo Axanar).

Si potrebbe tuttavia attribuire a Killjoys la volontĂ  di provare a realizzare una buona serie con un budget ridotto, ma l’ambizione non è sufficiente a coprire le notevoli mancanze della serie, soprattutto pensando che arriva da un marchio che ha fatto della buona fantascienza la propria firma. Nonostante questa serie di difetti, Killjoys è riuscito ad arrivare alla terza stagione, ma considerando che a breve su Netflix assisteremo all’arrivo della seconda stagione di The Expanse, possiamo almeno consolarci col fatto che la fantascienza di ottimo livello sia ancora in ottima salute!