Airboy: l’eroe che salva lo scrittore – Recensione

Airboy

A San Francisco, tra bagordi e notti piene di eccessi, uno scrittore rinasce grazie ad Airboy, un eroe della Golden Age

La sindrome da foglio bianco, prima o poi, colpisce tutti gli scrittori e lo fa con un tempismo subdolo e cinico, tanto che a volte è complicato capire se sono i momenti più difficili e bui della vita di uno sceneggiatore a favorire il blocco o se è quest’ultimo a generare una reazione a catena che porta ad imboccare un tunnel di fallimenti e passi falsi.

James Robinson è uno scrittore di fumetti con un bagaglio di successi ed esperienze maturate con le “tre sorelle” del fumetto a stelle strisce: DC, Marvel e Image Comics. Starman è il suo fiore all’occhiello, il successo per cui viene osannato che però non sminuisce quanto scritto anche per Batman, Legends of the Dark Knight, Wildcats, Cable.

Dopo qualche passo falso, James attraversa un periodo problematico della sua vita creativa a personale: la sua parabola, da tempo in fase discendente, ha raggiunto il punto più basso, con il demone dell’alcolismo e della droga oramai impossessatosi di lui e un matrimonio in profonda crisi che gli sbatte in faccia il suo ruolo di pessimo marito, accentuato da una moglie oramai delusa e distante ma che cerca ugualmente di aiutarlo, nonostante James sembri oramai sopraffatto e rassegnato ad annegare nel mare della depressione più cupa.

La storia di Airboy, un volume scritto da James Robinson e disegnato Greg Hinkle, edito in Italia da saldaPress, inizia con lo stesso Robinson (autore e protagonista), sciatto e scazzato, seduto sul cesso di casa, che riceve una telefonata del direttore editoriale di Image Comics che gli propone di occuparsi del rilancio di Airboy, eroe dei fumetti anni ’40 oramai dimenticato dal mondo dell’editoria ma le cui gesta vivono ancora nel ricordo del pubblico che non lo ha mai dimenticato del tutto.

Giovane ed impavido aviatore che combatteva gli assi del Terzo Reich nei cieli d’Europa, il personaggio dell’omonimo fumetto, edito da Hillman e molto popolare negli USA durante la Golden Age, ha avuto il suo momento di fama proprio durante la guerra, per poi essere avvolto dall’oblio al termine del conflitto.

L’incipit sembra far presagire una storia come tante: uno scrittore in crisi profonda e totale a cui viene affidato un progetto che non lo entusiasma più di tanto e che non riesce a stimolarlo, una sorta di ultima spiaggia che però non vede mai il sole dell’ispirazione, nel più classico scenario del blocco dello scrittore. Nemmeno l’incontro con il disegnatore (Greg Hinkle) scelto per illustrare il nuovo Airboy sembra cambiare le sorti di questa infruttuosa ricerca di ispirazioni e motivazioni, con lo spettro di un annunciato fallimento già pronto a scrivere la parola time out prima del tempo.

Se siete bloccati non restate a fissare il foglio bianco ma prendetevi una pausa; fate una passeggiata e poi ritornate a scrivere.

Anche James e Greg avranno pensato la stessa cosa e, con la speranza che qualcosa possa smuoversi, ricorrono all’unico espediente che secondo loro potrebbe riaccendere la fiamma della creatività perduta: alcol e droga.

San Francisco, la più anticonformista e hippie delle città americane, fagocita i due artisti accogliendoli nel suo ventre molle, corruttore e pieno di perversioni, per poi sputarli fuori all’indomani di una notte di bagordi ed eccessi, caratterizzata da bicchieri sempre vuoti, strisciate di coca e sesso occasionale a volontà.

Ancora semi-devastati dalla notte brava appena trascorsa, i due vengono svegliati da Airboy, il personaggio di cui dovrebbero scrivere, e che invece si è materializzato nella sua splendida uniforme.

Tra il disprezzo per il mondo moderno che non riconosce, tanto diverso e lontano dal suo e dai quei valori per cui lui stesso ha combattuto durante la guerra, e la compassione (al limite del ribrezzo) che nutre nei confronti dei due artisti che a stento considera uomini, Airboy si tuffa insieme ai due artisti in un’avventura che mescola mondo reale e mondo immaginario, in una specie di universo parallelo che combina le due realtà. Correndo il rischio di farsi corrompere e for contagiare il suo mondo colorato con le venefiche atmosfere della realtà moderna, Airboy (al secolo David Nelson) cercherà di espletare il compito salvifico di ogni eroe che si rispetti e riportare i due artisti sulla retta via. Il compito più arduo sarà quello di trarre in salvo proprio Robinson dal pantano di autocommiserazione e fallimento in cui sembra sguazzare senza voglia di reagire.

Airboy: salva gli altri per salvare sé stessi

Airboy è una storia autobiografica di uno scrittore (James) che cerca di risalire la china dopo aver toccato il punto più basso, dopo aver preso anche in considerazione l’idea di scavare per abbattersi ancora di più, in una sorta di ricerca nichilistica di annullamento. La sua spalla (Greg) viene trascinato con facilità anche lui sul fondo, senza ribellione alcuna, quasi assecondando i comportamenti del collega depresso.

Cruda, oltraggiosa, offensiva e disarmante, la storia arriva diretta al lettore senza mezze misure colpendolo non con forza eccessiva ma in maniera decisa, destandolo da quel torpore mistico che avvolge chiunque all’inizio della lettura di un fumetto. Questa volta la storia si ribalta sul suo autore, piegandosi su sé stessa e sputando fuori le provocazioni che stanno dietro alla genesi di una sceneggiatura, provocazioni che tutti vorremmo far finta di non vedere ma che ci vengono sbattute in faccia senza filtri.

Il personaggio di Airboy si trova ad interpretare l’eroe a difesa degli altri ma soprattutto di sé stesso: salva il tuo prossimo per salvarti.

Il suo provvidenziale intervento e quasi “autoconservativo” e serve a ridestare James e Greg dalla loro indegna condizione, così tanto penosa che allo stesso Airboy sembra quasi un’offesa che siano proprio loro due gli incaricati del rilancio del suo personaggio: in certi frangenti forse avrebbe preferito la dimenticanza a cui è stato condannato dopo la guerra, piuttosto che mettere il suo mito nelle mani dei due derelitti.

La storia segue percorsi instabili tra voglia continua di prendere quota e picchiate da paura verso il baratro, quasi a ricalcare un duello aereo o la morfologia delle strade scoscese e ripide di quella San Francisco che fa da sfondo all’intero narrato, rompendo spudoratamente i confini tra realtà e immaginazione.

James Robinson sforna una storia avvincente e soprattutto spietata ed adulta, ovviamente non adatta al ragazzino ma che saprà fare presa su un pubblico più maturo suscitando una vasta gamma di emozioni.

La sua scrittura mostra piena potenza senza mai essere arrogante ed esplosiva, ma sorvola con ironia, autocritica e provocazione i lati peggiori e più oscuri (a volte vergognosi) della vita dello stesso autore, mettendolo volutamente a nudo, vulnerabile ma allo stesso tempo ricco di quella consapevolezza di chi non ha più nulla da perdere.

I disegni di Greg Hinkle trasportano sulla carta, con maestria e dettagli mai eccessivi, adottando un fresco stile cartoonesco, tutto il senso di “sporco” e di cruda realtà della sceneggiatura, rendendo nette ed inconfondibili le due realtà che convivono in questa assurda storia: da una parte il mondo odierno dei due artisti debosciati  piatto e con colori tono su tono, un’ipocromia che sottolinea questa realtà peccaminosa e depressa, quasi cianotica; dall’altra il mondo colorato ed eroico di Airboy, con colori accesi e brillanti che descrivono al meglio l’epoca d’oro del fumetto, quella Golden Age da cui proviene l’eroe che non tradisce, che mai si fa abbattere e che salva tutto e tutti nel più canonico dei finali.

Con Airboy saldaPress ci regala l’opportunità di godere di un fumetto maturo, sfacciato ed imperdibile che entra diritto in testa senza filtri. È una richiesta d’aiuto che viene ascoltata senza essere pronunciata; è un manifesto alla rinascita dopo aver toccato il fondo; è la rivincita di chi aveva smesso di crederci; è il sogno che salva chi aveva smesso di sognare.

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